Muzak - anno III - n.10 - febbraio 1976

tinua la marcia della restaurazione. Curiosità: un sondaggio lampo sulla possibile spartizione della torta in vista di ipotetiche elezioni anticipate. L'accento è vigorosamente brambilla, le papere parecchie e le virgole ogni tanto cadono fra articolo e sostantivo, ma il notiziario che Canale 96, libera emittente gestita dalla sinistra extraparlamentare milanese (in testa Avanguardia operaia), mette in onda alle 12,30 è completo, ragionato, utilissimo per chi non ha voglia o non ha tempo di comprarsi il giornale. Alcune notizie vengono fornite insieme ad una chiave di lettura che può irritare, perché sembra la solita «moralina rossa» sul fatto, per altro inslndacabile che la colpa è dei padroni, ma per chi non ha il culto dell'jnformazione asettica è vera- ' • 1 mente un peccato venia e. Canale 96 non dipende direttamente dal monopolio Rai e la cosa, finalmente, non traspare solo dai difetti di pronuncia. A farla sono in tanti, quasi, 50, con entusiasmo e partecipazione. Qualcuno segue con il registratore i cortei opèrai e manda in onda servizi speciali vivaci e immediati: si sentono scandire slogan e battere lattine ritmicamente. E' il sottofondo di un'informazione diversa, un'informazione per cui, saputo dai giornali del pomeriggio della caduta della lira, uno studente di· economia politica dell'università di Modena, riceve una telefonata: « Pronto, qui è Canale 96. Fra cinque minuti ti richiamiamo in diretta differita: preparati qualcosa da dire sul casino monetario. Qualcosa che si capisca più dei giornali ». Il risultato non è tecnicamente ineccepibile, ma utile e chiaro. Purtroppo anche Canale 96 crolla sulla parte musicale. 58 Professione: diskjokey. Il fantasma di Renzo Arbore si aggira per le radio: « Purtroppo dette da lui certe cazzate fanno ridere, dette da noi fanno piangere », ammette modesto un giovanissimo di Canale 96. Si cerca di ridurre il massacro con le sanzioni disciplinari: il compagno Cristiano, per esempio, è stato interdetto ai microfoni per aver intrattenuto il pubblico sul fatto che un amico suo si era chiuso nel cesso. « E' una questione di professionalità », dichiara Gra-. zia Ceggia, animatrice insieme a Mario Luzzato Fegiz di Milano Centrale. Per loro c'è Charly, un cabarettista radiofonico che tiene una fascia notturna, dalle 4 alle 5, e una rubrica a mezzogiorno: « E' il tipico surreale radiofonico, quello sperimentato da Alto Gradimento: ma bisogna saperlo fare », commenta Grazia. Ma la professionalità non è l'unica caratteristica di Milano Centrale. Tutti i giorni mandano in onda il giornale della donna che si apre e si chiude con Bread and Roses, la canzone delle operaie americane degli anni venti diventata la sigla di quell'area di comunisti che vogliono « pane, ma anche rose», l'area della cultura rivoluzionaria. Quando le femministe sono entrate di forza nel Duomo di Milano, per protestare contro la legge truffa sull'aborto, un'inviata del Giornale della donna, era con loro: ha registrato e trasmesso il panico, la forza, gli slogan delle compagne, Io sbalordimento dell'Italia cattolica e perfino un'intervista « diretta » con il vice questore che ha ordinato la carica. A Milano centrale, fissi, sono soltanto in sette, tutti giornalisti, la scelta musicale la cura Giacomo Pellicciotti con Mario Pagani, collaborano nomi come Finardi e Massimo Villa: l'ala sinistra dei mass media. Ma l'abilità non basta: solo per la manutenzione degli impianti, l'affitto, i telefoni, le bollette della luce e le spese di servizio Milano centrale costa 2 milioni al mese. « Gli stipendi per ora siamo costretti a rimediarli altrove, ma chissà quanto dureranno?», si chiedono preoccupati i radiofonici alternativi. Talvolta è proprio la Rai a stipendiare i suoi affossatori. Non toccare la Rai che dorme Ormai le radio libere non si contano più: per alcuni, soprattutto in provincia, sono un modo di esistere, di farsi sentire, di socializzare, fra i meno costosi, e anche fra i più affascinanti. Per altri, come Canale 96, sono uno strumento brillante di propaganda politica, di informazione e contrinformazione. Per Milano centrale rappresentano addirittura un possibile utilizzo alternativo del mezzo radiofonico, una radio che sia una radio, con tutte le caratteristiche positive e negative dei mass media, ma che tenda alla formazione e non alla malformazione del pubblico. E la Rai? Per ora non dà segni di vita. In compenso i centri di potere dell'informazione si stanno muovendo: a Roma L'Espresso aspetta che si liberi una fascia per aprire una stazione « libera », la dirigerà, probabilmente, Raffaele Cascane, animatore di Per voi giovani. Se è vero che la competitività aguzza l'ingegno, prima o poi assisteremo a veri e propri capolavori per antenna. Se invece è vero che, nella competitività, i pesci piccoli vengono inghiottiti e quelli grandi ingrassano, prepariamo le orecchie a Radio Ce/ is, forse sta solo aspettando che, come tutti bambini, la radio-mania libertaria si sfoghi. Lidia Ravera

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