la barricata? Comunque de- Voce ,e lotte vo sorridere (che incubo le ~iun_ioni che incominciano Controcanale m ntardo. Se almeno sapessi giocare a flipper, o fare un'altra cosa sbarazzina, una soltanto. Andrei al bar e giocherei a flipper e non avrei bisogno di niente da nessuno). Tanto anche se incomincia, non parlerò. Muta. Almeno alle feste facevi tappezzeria perché eri brutta, e nessuno ti chiedeva di parlare. Essere scema è sempre stato un sacro santo diritto della donna. Naturalmente sto diventando pazza: se Patrizia non la smette di ridere in quel modo intimocameratesco mi alzo e'le faccio un occhio nero. Mi sentirei come dopo una partita a flipper, ma non so giocare a flipper. E siccome la riunione è incominciata io continuo a tenere d'occhio Patrizia anche se G. si è seduto vicino a me (lei è in ginocchio sulla cattedra. Esibizionista), vuol dire che sono reazionaria, piccolo borghese, • menifreghista. Una serva. So già che all'uscita parleremo e io gli dirò cose come « scopatela, ma non davanti ai miei occhi » e lui mi dirà « ma sei matta» e domani la guarderà con più interesse, arrapato dalla mia gelosia. Invece mi ha detto: « ma dai, non mi ero nemmeno accorto che fosse una donna ». I suoi occhi si addolciscono; mentre pensa « tu si che sei peggio di me, amore mio». Lo lascerò fare. Gli spiegherò che non soné gelosa di lui, perché lui non mi appartiene, ma sono gelosa del nostro rapporto. Chiaro? Voglio essere io te, sono gelosa del nostro « noi ». Sorride tanto che la faccia gli diventa completamente scema e mi dice: « Tesoro, con Patrizia ci discuto volentieri ma resti tu la mia bambina ». Non era questo il « noi » che volevo. Ma forse è troppo difficile spiegarglielo. Lidia Ravera In passato, su Giovanna Marini ne abbiamo detto di cotte e di crude. Lo confessiamo. Oggi, impudentemente, non rinneghiamo nulla di quanto abbiamo detto e scritto. Ma, magari, è necessario chiarire e precisare. E allora: a) riteniamo Giovanna Marina autrice, musicista e cantante di straordinaria intelligenza e bravura (se hanno interesse le graduatorie, possiamo dire che Giovanna Marini è la più grande interprete colta di musica popolare italiana; ma chi lo ha mai messo in dubbio?); b) riteniamo che Giovanna Marini porti avanti, oggi, un lavoro di lettura e rilettura del canto popolare fondato scientificamente su una interpretazione materialistica dello sviluppo dell'espressività popolare in relazione ai mutamenti delle condizioni economiche e sociali e alle trasformazioni nelle classi subalterne; c) riteniamo che Giovanna Marini con 'Chiesa, Chiesa', con ' Vi parlo dell'America ' e, più recentemente, con 'Reggio Calabria' abbia scritto quelli che sono, unitamente alle ballate di ' Io so che un giorno' di Ivan Della Mea, gli unici testi colti di storia di classe per la comunicazione orale. Detto questo, perché dovremmo per Giovanna Marini, e solo per lei, limitarci a un giudizio parziale? perché dovremmo ripetere per lei l'operazione (rifiutando la quale abbiamo meglio individuato il nostro modo di fare la critica dei fatti musicali e, ancor più, della « musica politica » come qualcuno la definisce) di scindere radicalmente il giudizio cosiddetto ' estetico ' e quello cosiddetto ' politico ' o - scusate la formula aberrante -, di separare la ' forma ' dal ' contenuto'. E allora, qual è il ' contenuto ' del lavoro di Giovanna Marini? (Un errore forse fatto in ·passato, è stato quello di esaminare separatamente solo questo ultimo: ne facciamo ammenda). Riteniamo che nell'opera della Marini ci sia innanzitutto quel rapporto con l'espressività popolare, con la cultura della classe, di cui prima si è detto, e che questo rapporto, seppure largamente corrotto, non sia esente da limiti. Il principale riguarda le relazioni tra cultura rurale e cultura urbana, in presenza di un repertorio (quello della Marini, appunto) che privilegia largamente la prima. La Marini pare porsi questo problema, ma la risposta che dà (una povertà sostanziale della cultura urbana) non ci convince. La nostra interpretazione è diversa: non è, forse, necessario riconoscere che la ricerca dell'espressività popolare, e di quella canora e musicale innanzitutto, all'interno delle città non si può giovare della medesima metodologia adottata per la ricerca nella campagna? che quest'ultima metodologia (quella, in sostanza, abitualmente utilizzata dal Nuovo Canzoniere Italiano) è inadeguata a una cultura espressa da rapporti di produzione e da rapporti sociali e comunitari profondamente diversi da quelli rurali? e che, quindi, deve essere elaborata una metodologia nuova, più agile, più attenta al carattere « impuro » e <! contaminato » della espressività urbana? una espressività, probabilmente, meno autonoma come fonti, modu- ➔
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