Fumetti Dallestorie allaStoria A tre anni dalla morte di Roberto Zamarin, Gasparazzo resta un personaggio fondamentale della nostra cultura Accennavamo, nel numero precedente, a Roberto Zamarin e al suo Gasparazzo. Ne vogliamo riparlare, ora, con più ampiezza, per molte ragioni: per commemorare, a tre anni dalla sua morte, Roberto Zamarin; per portare, in qualche modo, a conclusione il discorso ormai da tempo intrapreso sul_ fumetto politico in questa rubrica (che, avendo esaurito il suo limitato compito, non ha più ragione di esistere); e, infine, per affrontare criticamente altre esperienze di fumetto politico che non consideriamo affatto positive. Roberto Zamarin, morì tre anni fa, in un incidente stradale, mentre, nella sua qualità di militante di Lotta Continua, trasportava i pacchi del quotidiano dell'organizzazione da Roma verso un'altra città. La sua vita e la sua morte ci sembrano esemplari di una concezione comunista della natura e del ruolo dell'intellettuale. Zamarin, certo,· non avrebbe voluto essere definito un intellettuale; e la cosa lo avrebbe magari un po' sorpreso. Noi che riteniamo definire intellettuali Umberto Eco e il presidente Mao, riteniamo altrettanto giusto usare questa definizione per Roberto Zamarin e per gli operai d'avanguardia che dirigono le lotte per l'occupazione. Riteniamo, in sostanza, che alla logora ·« querelle » sul suicidio dell'intellettuale si possono oggi offrire due soluzioni: o quella di attribuire ad esso tutte le infamie (in parte ampiamente meritate) e le colpe, distruggendone la figura a partire dalla sua definizione (intellettuale = colui che si guadagna il pane usando l'intelletto) oppure, quella di ricostruire, pazientemente, una figura interamente nuova di intellettuale che è collettivo in quanto parte di un movimento che sa riconoscere quanto c'è di intellettuale (di teoria, di analisi, di filosofia) e di incredibile in un progetto di trasformazione degli uomini e dei rapporti sociali, nell'opera di Umberto Eco e nel comizio di Piero Scognamillo, disoccupato; quanto c'è dell'intellettuale rivoluzionario nell'indagine semiologica della musica leggera e nel programma di lotta dei disoccupati organizzati. L'unico intellettuale organico, in ~, éLIC/{A' e~ Vl>'A COPER.T..A KoB~TA... ~ • . ... .., \~ . ;;,,;,,-:, ' rt?'·',,_. ~,j;i, ;..,: :" ... , .... Gasparazzo di Roberto Zamarln breve, oggi è il movimento di massa; tutte le altre figure sociali di produttori di analisi e di teoria sono parziali e scarsamente organiche: sono portatrici di una porzione di verità che è positiva in quanto con quella altrui si confronta e in quanto viene messa ad altrui dispos1z10ne. Sotto questo punto di vista anche Umberto Eco è parte del movimento di massa anti capitalistico (un esempio solo: la sua interpretazione del rifiuto cinese del film di Antonioni è quanto di più maoista e rivoluzionario sia stato detto in Italia in proposito; era, poi, compito dei rivoluzionari - e non di Umberto Eco - utilizzarlo). Partendo da questa premessa - qui sommariamente espressa - diciamo che Zamarin era un intellettuale e diciamo anche che il pezzo di verità che personalmente portava alla elaborazione .di un progetto intellettuale organico era enorme; ma ci preme aggiungere che in lui non c'era scissione alcuna tra questa sua attività intellettuale e la sua milizia comunista (scissione che è, evidentemente, acuta in Umberto Eco o in Franco Fortini). In sostanza, ci sembra che quanto di sovversivo è contenuto nell'indagine scientifica di Umberto Eco, lo sia nonostante Umberto Eco, il suo ruolo sociale, le sue scelte quotidiane; lo sia grazie a un'intelligenza che - dentro lo ottuso squallore della società capitalistica - non può essere che (suo malgrado, anche) sovversiva: e con questo non opponiamo semplicisticamente all'insegnamento universitario l'umile mansione di trasportare da una città all'altra i pacchi dei giornali (non è per questo che apprezziamo Zama- • rin: qoesto, semplicemente, ce lo rende più caro e vicino); opponiamo, invece, a una ricerca che esamina i fenomeni sociali prescindendo, troppo spesso, dai soggetti sociali, un lavoro di analisi . (come queHo che può fare, ad esempio, un disegnatore di fumetti politici) che i soggetti sociali renda protagonisti e autori delle storie e della storia; e con essi si formi, cresca, maturi. Ecco, questo ci sembra straordinario in Zamarin: la sua capacità di far parlare gli oppressi come soggetti sociali consapevoli e la sua capacità, (impressionante) di percorrere un proprio itinerario personale e artistiço che si identificava con quello individuale e collettivo, politico e culturale che percorrevano le masse popolari in quegli anni. Quando Zamarin disegnava le tavole su Pinelli e Calabresi (alcune di esse rappresentano, indubbiamente, la più alta forma di arte civile e politica prodotta in questi anni in Europa) la sua autonomia politica e intellettuale era ridotta; disegnava su ispirazione e suggerimento di altri, su una battuta da altri proposta. Negli ultimi mesi della sua vita, invece, la fonte della sua ispirazione era diventata la partecipazione paziente e attenta alle assemblee e alle riunioni operaie, la lettura metodica e minuziosa della pubblicistica sindacale e di quella proletaria di base; e, insieme a questo, c'era lo sforzo costante al miglioramento dello stile e della tecnica, del tratto e del disegno. Sempre, in lui c'era stato, peraltro, un altissimo senso della « professionalità »: una vignetta sul caso Pinelli era il risultato di una settimana di lavoro e di decine e decine di prove e brutte copie. Non inutilmente. E' da questo intenso e faticoso lavorio, da questa travagliata esperienza umana e artistica che è venuto fuori Gasparazzo: la pulizia del suo segno, ad esempio; la sua nitidezza, addirittura. Ed era questa una delle ragioni della sua forza espressiva: una immediatezza che mai era semplifi-
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