Libri & Riviste Ernesto di Umberto Saba Einaudi pg. 166, Lire 2.500 Ernesto è un adolescente nella Trieste del 1898 che attraverso alcune esperienze (con un omosessuale, con una prostituta f! poi un amicizia adolescenziale) percorre rapidamente il cammi• no della crescita e della for• mazione. Umberto Saba è forse uno dei massimi poeti del '900 e questo romanzo non.finito· (non direi incompiuto), scritto pochi anni prima di morire, è l'unico che egli abbia mai scritto. Pubblicato postumo ( « non potrà mai essere pubblicato ... per una ragione non di fatti... ma di linguaggio » scriveva Saba stesso nel '53). Ernesto si compone di soli cinque episodi in un contesto che, dalle lettere di Saba stesso, sembra essere molto più vasto, fino cioè al completamento della « crescita » di Ernesto: ma in realtà è un non finito e non un incompiuto perché questi cinque episodi riescono a comporre un quadro perfetto e poeticissimo e a concludersi felicemente in questa sorta di cesura, di « apertura », in linea con tut:a la narrativa novecentesca. Cosl il contrasto fra la crudezza del linguaggio (nulla è emesso o sottaciuto) e il musicalismo (è ben reso graficamente) del dialetto triestino, casi come quello fra la definizione precisa del personaggio ( « un personaggio a tutto tondo » sempre secondo Saba) e la non-finezza, costitui• scono l'essenza stessa, poetica e narrativa, del romanzetto. Lo stupore continuo di Ernesto, la sua ingenuità, il suo scoprire progressivo della difficoltà di crescere, il tutto nell'ambiente assieme provinciale e cosmopolita della Trieste della fine del secolo scorso, il rapporto contraddittorio ma solare con l'uomo, lo stupore dolcissimo con la donna, il particolare delizioso del trauma della prima rasatura vissuta come violenza, i rapporti con il lavoro e con la madre: in realtà questo libro oltre a essere opera di grande poesia è romanzo compiutissimo e, a modo suo, geniale. G.P. La miafamiglia e altri animàli di Gerald Durrel ed. A. Delphl, Lire 4.500, pg. 352 In compagnia di una mamma svampita, di una sorella impegnata in una lotta senza quartiere contro l'acne, di un fratello pali to del tirassegno e di un altro (Lawrence) fissato per la poesia, George Durre!, bambino naturalista, affascinato dalle abitudini quotidiane delle formiche fin dall'età di due anni, parte per un soggiorno di cinque anni nell'isola greca di Corfù. Qui tra mare azzurrissimo, indi11:endiolcissimi (e pressocché EINAUDI Ll.TrF.RATURA 48 1111111111111111111111111111111111111111111111111111 UMBERTO SABA ERNESTO 46 deficienti), boschetti di mirti, crepuscoli profumati, villette color fragola, prozii sicuri di saper uccidere una balena con un temperino e tartarughe pallide battezzate Quasimodo, si svolgono le avventure del piccolo naturalista, dei suoi cagnolini Roger Vomito e Pipl, della sua allegra famigliola. Il bambino scopre la vita attraverso l'osservazione dei locali coleotteri e il mondo organizzando felici merendine nel paradiso terrestre (tale doveva essere, non ne dubitiamo, la Corfù d'anteguerra): non c'è da stupire se si fa di entrambi un'idea un po' vaga e falsificata. Il tutto ci viene poi narrato con quel tipo particolare di umorismo alla Brunella Gasperini, fatto di innocenti schermaglie e particolari buffi usati come metodo di identificazione del personaggio: si tratta di una tecnica sicura e gradevole, che consente al signor Durre! di rifilarci come romanzo un sussidiario di vita animale edulcorato da alcuni ricordi imbalsamati tipo album di famiglia. Da grande il protagonista, che è meglio non scambiare con il più celebre fratello Lawrence Durre! per nori restare delusi, è diventato un famoso zoologo, ma il tentativo di orchestrare uomini e animali in un solo affresco descrittivo, complice la natura serena di un'isola, avrebbe richiesto meno barzellette e più .intelligenza. Peccato. L. R. Momenti eimmagini dellacultura marginalienItalia a cura di Pinnl Galante ed. Arcana, Lire 3.000, pg. 117 Leggere un intervento di Angelo Quattrocchi vicino a uno di Paul Nizan, una citazione di La mia famiglia eallrianimali Adorno accoppiata all'ennesimo volantino renudista sulle gioie della marihuana, fra Nietsche, Artaud, e Francesco Schianchi, tra Puzz, l'Erba voglio e George Bataille è un bello shock culturale per chiunque. L'idea, di per sé giusta e bella, di fermare in un'antologia i fogli migliori dei giornali spontanei, i temi centrali, i sogni di cinque anni di cultura rivoluzionaria e dal basso in Italia, è diventata, per aver alzato troppo il tiro e con rimandi (non spiegati) a quelle che do- • vrebbero essere le radici ufliciali di questa cultura nostra di franchi tiratori, è diventata un pasticciaccio. Di nuovo il principio è giusto, ma la resa disastrosa: da Marx a Orkeimehr al Pane e le rose esiste un p~obabile percorso (lungo e reso tortuoso da mistificazioni e aberrazioni, feticismi e sviamenti), ma o si conduce un serio sforzo per seguirlo tenendo conto del rapporto fra teoria propaganda, cultura e comunicazione di massa, oppure si lascia perdere. Se no, come nel libro del!'Arcana, le citazioni rimangono ninnoli di salotto, messi Il ad arredare le pagine, la presunzione degli autodidatti. Occasione sprecata quindi questa antologia, anche se, fra i pezzi, alcuni sono di piacevole rilettura e dispiace quasi vederli accompagnati a sparate tipo « in Cina si è passati dal feudalesimo al capitalismo, passando per una rivoluzione borghese contadina» (Fuori! 1972, M. Mieli), o alle farneticazione commontiste sugli « estra11iati dalla produzione " come classe destinata alla rivoluzione « nella qualicà », attraverso « il crimine e la distruzione "· Anzi, l'insistenza dell'autrice sui temi astratti della super libera• zione, unita al titolo del libro e al « desiderio che dipana sulle piazze i nodi delle illusioni tradite » stampato in quarto di copertina, ci fa venire il sospetto che, dalle Alpi alle Piramidi,
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