dal vivo a Stoccolma, e dimostra come Trower possa magnetizzare l'attenzione del pubblico con un suono ricco di feeling che mai abbandona le forme del rock e del blues. Gli episodi migliori, Alethea, Too Rolling Stoned, Daydream, colgono Trower al massimo della sua potenzialità ELVIN BISHOP: Struttin' Stuff (Caprlcorn) A.R. Da lui, bravissimo chitarrista californiano dedito alla musica del sud, ci aspettavamo senz'altro di meglio. Il suo precedente Juke Joint Jump è un buon esempio di rock degli Stati Uniti del sud, e Struttin' Stuff è un brutto esempio di musica da discoteca, con rare impennate di classe cavate a forza dalla mediocrità generale, dal rhytm'àn' blues al raggae spogliati dai loro significati sociali e ridotti a pura musica da ballo. Bishop suona anche il rock blues a lui più congeniale con i medesimi presupposti, almeno in questa diocrità generale, dal rhytm'n' Stuff e Slick Titty Boom evadono dalla mediocrità generale, ma è poco per chi voglia ascoltare la musica senza far finta di ballare e battere il tempo, sempre lo stesso. M.R. STEVE ASHLEY: Speedy Return (Gull) Alla sua seconda prova da so• lista, Ashley dà prova del suo eccezionale talento di folk singer, compositore e arrangiatore delle proprie canzoni o di arie tradizionali. Per un anno era stata l'anima della Albion Country Band, il gruppo che meglio ha svolto il connubio fra le forme del folk inglese e del rock. Ashley è maturato, e in terra inglese ha ora pochi confronti nell'immediatezza con 111 quale propone i pezzi, con l'assoluta facilità di comprensione e disponibilità verso il pubblico. E' Ashley, con pochi altri, che dovrebbe uscire dai circuiti folk per far conoscere una musica che può risollevare ancora una volta le sorti del pop britannico. M.R. BACHMAN TURNER OVERDRIVE: Head on (Mercury) Derivati dai Guess Who, gruppo canadese di largo successo negli anni '60, Bachman Turner Overdrivt: è il nome più conosciuto dell'heavy metal statunitense. Ogni loro raccolta guadagna puntualmente il disco d'oro senza mostrare ombra di rivolgimenti rispetto alle precedenti, e quest'ultima non è da meno. Anch'essa giungerà prima nelle classifiche, anch'essa contiene tracce con i soliti presupposti di canto robusto / chitarre sguaiate / sezione ritmica in apparenza compatta e impenetrabile. Una musica senza possibilità di evoluzione realizzata unicamente con ben noti propositi. STEELEYE SPAN: Hark! The Vlllage Watt Please to see the King Ten Man Mop or Mr. Reservoir Butler Rides Again (Mooncrest) M.R. I primi tre album degli Steeleye Span, ristampati a prezzo ridotto d11!laMooncrest, segnano il loro 111omentopiù creativo. Nel primo dei tre, la formazione è quasi del tutto differente dalla attuale. La guidavano il fondatore del gruppo Ashley Hutchins e i due polistrumentisti Gay e Terry Wood Le tracce di Hark- The Village wait indicano quale sarà la loro realizzazione futura, fra la folk song tradizionale e arrangiamenti elettrici basati sul ponte basso / chitarra. L'album più riuscito in questo senso è di certo il secondo Please to see the King, suonato con l'interprete di songs tradizionali Martin Carthy. Il terzo Ten Man Mop è un punto di stasi. Martin Carthy e Hutchins lasceranno il gruppo, che si avvierà a un folk rock di poca fantasia e di poche pretese. LEO KOTTKE, PETERLANG, JOHN FAHEY: Kottke, Lang & Fahey (Takoma) M.R. Ci sono prove dei migliori chitarristi tradizionali della Tako43 ma, colti nel loro periodo migliore. Di Kottke sono raccolte incisioni inedite del '68, prima che egli volesse usar la propria voce con risultati sconfortanti (Circle 'round the sun) e si allontanasse dalle origini. Di Peter Lang sono contenute tracce posteriori al suo « solo ,. del '73, The Thing al the Nursery Room Window, eccellenti. Egli è un chitarrista meno virtuoso di Kottke e meno essenziale di Fahey, ma è assolutamente da considerare fra i maestri. Fahey, d'altra parte, vuol cancellare con i brani presenti in questo album parte della sua passata immagine. Un disco assolutamente meraviglioso, consigliabile a chiunque sia in ricerca di una forma d'espressione musicale non ancora contaminata. EVERLY BROTHERS: Walk Righi Back With The Everlys (Wamer Bros) M.R. Un'idea concentrata di quello che hanno rappresentato gli Everly Brothers nella storia del rock è suggerita nella scheda a loro dedicata in questo numero, qui presentiamo invece una compilazione indispensabile per chi, incuriosito da quanto raccontiamo su di loro, voglia farne una pronta e comprensiva conoscenza. La compilazione ha il grosso pregio di includere ben venti titoli tra i successi più clamorosi, riportati dal leggendario duo dal '57 al '62 anno in cui furono costretti a cedere il passo alle nuove tendenze. Walk Righi Back, Cathy'sllown, Cryin' In The Rain ... tante canzoncine d'amore che sembreranno ridicole a chi tenterà di separare la musica dal testo ma che rappresentano altrettanti capolavori del rock'n'roll. DM FOUR SEASONS: Who Loves You (Wamer Bros) Four Seasons non è, come potrebbe sembrare a qualcuno, un nome nuovo. In realtà questo gruppo col suo leader riconosciuto, il vocalista Frankie Valli, ha già conosciuto un buon successo durante gli anni sesJOHN CAll HElENOf TRO'f santa e il gruppo ha inciso sotto lo pseudonimo di Wonder Who nientemeno che Don't Think Twice lt' Ali Right di Dylan piazzandosi all'epoca nei primi posti delle classifiche. Oggi Four Seasons si ripresentario con un organico nuovo che gravità però sempre intorno all'unicità dello stile vocale di Valli caratterizzato da un tipico falsetto. Questo Who Loves You è un album che non si ripropone di cambiare nulla e anzi, specie negli ammiccamenti al soul, sembra più orientato a un consumo di massa che ad un ascolto più ricercato. Eppure brani come Mistic Mr. Sam o Harmony Perfect Harmony catturano la nostra attenzione con la chiarezza dell'interpretazione di Valli e la pulizia degli arrangiamenti, semplici ma in qualche modo tridimensionali. JOHN CALE: Helen of Troy (Island) DM I Velvet-Underground, nel 1966, erano l'insieme di tre personalità, da cui prendeva origine un rock ripetitivo con testi che erano il chiaro specchio di malattia mentale, simulata o non: Lou Reed, Nico e, appunto, John Cale. In seguito Cale ha prodotto alcuni gruppi, composto buoni e dignitosi album da solista (Academy in Perii, Paris 1919) per passare a un rock sperimentale del tutto monotono, la sua rovina. Nei recenti concerti con Chris Spedding e il suo nuovo gruppo, si è dimostrato un uomo di avanspettacolo e poco più. Il suo ultimo Helen of Troy, rimandato più volte, è decisamente il suo peggiore, con imitazioni di Lou Reed e di Velvet Underground. A nulla è servito l'aiuto della sua casa discografica, che si è rifiutata di pubblicare alcune tracce per l'assoluta piattezza dello svolgimento. M.R. NORMAN BLAKE: The Fields of November (Flying Fish) Blake è un folk singer americano immerso nella tradizione fino a non riconoscere i nuovi tempi
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