Dischi BOB DYLAN: Deslre (Cbs) Dopo diversi album introspettivi, strettamente rivolti al proprio cosmo personale, Bob Dylan esce ancora una volta allo scoperto nel campo dei diritti civili e comunque impartisce lezioni di « arte folk " sia che parli di un fatto di cronaca sia che la sua fantasia spazi in un tempo, un luogo e persone immaginari. Blood On ·The Tracks fu un buon album ma qui ci troviamo di fronte ad un'energia rinnovata che francamente eravamo piutto~to scettici di trovare. Il surrealismo tipico della poesia dylaniana è qui mitigato e in qualche modo superato nella collaborazione con Jacques Levy, uomo di teatro, che ha aiutato l'autore a stendere tutti i testi meno due, Sara e One More Cup Of Coffee. Il disco parte e dopo tre strofe il ritmo delle parole e degli strumenti in Hurricane ha già carpito la nostra attenzione come se ascoltassimo qualcosa di molto conosciuto e il motivo di ciò è in parte il fatto che si tratta di un brano lungo e con parti che si ripetono, in parte la spontaneità con cui testo e musica fanno scaturire questo canto di protesta. Hurricane è la storia di Rubin Cartér, un pugile di colore imprigionato per un delitto che non ha mai commesso, e Dylan ancora una volta fa volare il suo canto contro l'ingiustizia. La storia delle disavventure di Uragano è raccontata attentamente in undici strofe in cui il poeta ha modo di esprimere il suo disprezzo per una società ancora capace di odio razziale (...) e vederlo chiaramente « incorniciato / non potè fare a meno di farmi vergognare di vivere • una terra / dove la § ustizi è un gioco (...) ». Se lo stile escrittivo rende la storia di Rubin "Hurricane" Carter chiara e toccante esso si concretizza in immagini veramente cinematografiche in Joey, la storia di un "oppresso" a Brooklin i cui«( ...) amici più stretti erano i neri / perché sembravano capire / che significa stare in una società / con le manette ai polsi ", e in Romance in Durango (Romanzo a Durango) dove il protagonista che ha ucciso l'odiato Ramon in una cantina prende su « la sua Magdalena e, venduta la chitarra per pochi dollari, scappa per le montagne. Le immagini riecheggiano di colori a la Pat Garret « ( ... ) la notte sogno le campane nel campanile del paese / e vedo la faccia maledetta di Ramon / ,(. .) sono stato io ad ammazzarlo nella cantina? / E' stata la mia mano a stringere la pistola?». Un ritornello- misto di messicano e inglese attraversa il brano ed è un'invenzione ritmica per la melodia e un'idea poetica per il colore della narrazione • No illores, mi querida (niente lacrime amore mio) / Dios nos vigila (Dio vigila su di noi) / Presto il cavallo ci porterà a Durango ». Naturalmente non bisogna di: menticare in queste poche note l'apporto dei musicisti, il gruppo Kokomo, che conferiscono un drive nuovo allo stile del poeta menesrello, e la voce di 42 EmmyLou Harris, la vocalista che aggiunge le proprie armonie, a volte, come in « Black Diamond Bay », monocordi e studiate ancora più sul ritmo delle liriche che sulle note della melodia. In questo disco Dylan vuole rivelare probabilmente qualcosa in più di sé stesso e per la prima volta svela l'ispirazione di uno dei suoi motivi più belli, Sad Eyed Lady Of The Lowlands, allorché nel corso di Sara, dedicato a una moglie ormai perduta, afferma • Sento ancora i suoni / di quelle campane Metodiste / Mi ero curato / E ce l'avevo fatta / Stando in piedi per giorni interi / Al Chelsea Hotel / A scrivere Sad Eyed Lady / Of The Lowlands' per te / (...) Sara, oh Sara / Sfinge Scorpione vestita di tela colorata / Sara, Sara / Devi perdonare la mia indegnità. Ognuna di queste canzoni meriterebbe una descrizione particoleraggiata ma quello che di grande c'è in questo album è ancora una volta il potere di coinvolgimento, quint'essenza dell'arte folk, per cui siamo commossi dall'effetto di musica e parole ancora prima di afferrare il significato di queste ultime. GLI SCOTT-HERON e BRIAN JACKSON From South Africa to South Carolina Arista records DM Gil Scott-Heron è uno dei piu importanti poeti afro-americani della nuova generazione. Già nella prima fase della sua attività, preferiva incidere su disco le sue poesie, accompagnate da percussioni e pianoforte, e alcune le cantava: così nel primo disco, « The revolution will not be televised ». In questo nuovo disco, la cui canzone di apertura (« Johannesburg ») è già molto diffusa nella sinistra americana, Scott-Heron canta tutti i suoi testi su musiche di Brian Jackson, o sue. La musica è un rhythm and blues modernizzato, col moog e con un uso abbondante di percussioni africaneggianti, che riflettono l'ideologia nazionalista nera di Scott-Heron. Tra le più belle, la canzone sull'impianto di riciclaggio delle scone nucleari costruito a Barnwell, in South Carolina, senza nessuna opposizione di massa. Dice ScottHeron: « Che ne è- stato della protesta e della rabbia? Che ne è stato delle voci di chi non voleva impazzire? Che ne è stato della gente che non se ne fregava? Possibile che fosse solo per non morire nelle giungle del Vietnam?» Queste domande mostrano come il disco di Gil Scott-Heron sia un documento importante per capire il clima dell'America post-nuova sinistra. ROBBIE BASHO: Zarthus (Vanguard) Compositore della Takoma, ricerca una forma musicale a mezzo fra l'armonia diatonica occidentale e le espressioni di medio ed esjremo oriente, suona la chitarra non da virtuoso come i colleghi John Fahey e Peter Lang, e sembra anche meno poliedrico e soprattutto incerto nei mezzi tecnici. Ha inciso quattro album importanti, fra cui i migliori restano ancora i due volumi della Falconer's Arm, ha imparato a usare una voce tenorile che mal si adatta alla sua chitarra e quasi la copre, e in questo ultimo Zarthus suona il pianoforte per un'intera facciata, in un'unica composizione chiamata Rhapsody in Druz. Le sue liriche risentono fortemente del mondo orientale, in specie Arabia e Persia. Ci potrebbe essere una evoluzione interessantissima, se solo l'autore si concentrasse come cinque anni fa su ùn solo strumento, e lasciasse da parte il manierismo un po' irritante di certe sue frasi. ROBIN TROWER: Llve (Chrlsalls) Robin Trower è un chitarrista che ha preso il linguaggio bluesistico elaborato da Jimi Hendrix a base del proprio modo di comunicare. Ha composto tre album: Robin Trower, Bridge of Sighs e For Earth Below dopo una breve esperienza con i Procol Harum. Quest'ultimo è stato registrato
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