Muzak - anno III - n.10 - febbraio 1976

ritroviamo al nostro f~anco in tutte le scadenze della lotta studente$Ca; non era un « astratto rifiuto della politica » che essi esprimevano, ma il rifiuto di una gestione opportunista e apolitica ». Cosi il giorno dopo il quotidiano di Lotta Continua, ha commentato l'andamento della manifestazione, aprendo la polemica e l'auto critica sulla discutibile iniziativa. Una occasione sprecata di mobilitazione internazionalista? Un abbinamento concerto-manifestazione progettato in maniera strumentale per « portare tanta gente » a solidarizzare con i Palestinesi? O addirittura il rifiuto da parte di vasti settori giovanili, di un modo autoritario e scorretto di impostare il rapporto tra cultura musicale e•lotta politica? L'elemento più signi· ficativo emerso in questa occasione è la gravissima frattura che si è determinata all'interno dei compagni che sono venuti al Palasport. Settori minoritari ma consistenti, di alcune migliaia di persone, hanno espresso il proprio dissenso in forma rumorosa, fischiarido gli interventi politici. La massa stessa dei « militanti politici », che pure ha tentato di contrastare l'ira dei « musicofili », si è trovata nell'impossibilità sostanziale di difendere la situazione dimostrando sbandamento, perplessità e noia. « Sui manifesti c'era scritto « Concerto per la Palestina », la logica dello specchietto per le allodole si pagà sempre ». Cosi risponde un compagno del servizio d'ordine impegnato con la sua squadra nella vigilanza interna. « A Licola tutto era· più libero, diverso » ha aggiunto mentre la progressiva perdita d'attra;zione del pubblico sfociava nell'intemperanza dei fischi, nel crescendo delle grida che sarebbero continuate persino dopo la parte politica della manifestazione, investendo Eugenio Finardi, cantautore non apprezzato, colpevole .sostanzialmente di aver portato la propria adesione musicale con canzoni dal testo riflessivo ed esplicitamente politico. Avanguardia Operaia non è d'accordo con queste critiche diffuse tra moltissimi compagni di Roma i< Non si può accostare meccanicamente musica e politica, un concerto deve essere un concerto, il suo contenuto politico deve emergere dalla qualità della musica, non dai discorsi ». Così risponde a parziale autocritica, Vincenzo Vita, responsabile culturale di Ao. L'opinione prevalente tra i compagni che lavorano alla redazione romana del Quotidiano dei lavoratori è che comunque anche l'esperienza del concerto con la Pfm è stata in qualche modo positiva. « Dimostra che siamo in grado di gestire direttamente iniziative musicali, senza passare attraverso gli sciacalli della musica, o costringendoli a venire a patti ». Ma la questione è controversa. A dicembre il collettivo « Era ora » aveva attaccato Ao in occasione del concerto romano dei Van der Graaf, svoltosi per finanziare il Quotidiano dei lavoratori: l'iniziativa si era avvalsa della collaborazione di Zard, il signorotto nero della mu- . sica pop. « Il giornale ave· va bisogno di soldi, non me la sono sentita di dire di no ai nostri amministratori. Il mio giudizio sulla musica dei Van der Graaf è negativo ma abbiamo preferito non entrare nel merito della loro proposta musicale » replica Vincenzo Vita « veniamo in Italia per Zard, abbiamo preferito assumerci la gestione totale del concerto e passare attraverso di lui, anche se è una cosa pericolosa... ». La lotta contro i concerti organizzati dagli speculatori della musica, contro i biglietti troppo costosi, è stata uno dei terreni di crescita politica del proletariato giovanile. La lotta esplose clamorosamente, dopo 5 anni di « scavalcamenti .collettivi », nella primavera del 1974 con il concerto dei Traffic. Un gruppo di forte richiamo portato in Ita· lia da Franco Mamone. Il pubblico entrò sfondando i cancelli senza pagare il biglietto. Un mese dopo al concerto di Cat Stevens scoppiò la polemica sul prezzo del biglietto; fissato in 3.500 lire per i posti migliori, e in 2.500 per gli altri. Tra Stampa Alternativa e l'organizzatore David Zard ci furono reciproche denunce e il concerto fu un mezzo fallimento circondato da scontri e dal fumo dei lacrimogeni della polizia. Zard ci riprovò nel gennaio 75 con Lou Reed. Dentro il Palasport scoppiarono scontri durissimi tra pubblico, polizia e provocatori fascisti infiltrati. A Roma non ci sono più stati concerti pop fino a quando i « gruppi » della sinistra non ,i', Il concerto della Pfm al palasPOrt hanno deciso di farsene carico in prima persona. Dopo il concerto con la Pfm, altre due iniziative musicali sono partite dalla sinistra rivoluzionaria. II Manifesto ha organizzato un concertosottoscrizione con Fabrizio De Andrè. Un concerto totalmente autogestito, a differenza dei precedenti, permeato dalla volontà di « giocare sul sicuro » finanziariamente, una iniziativa dunque che è stata definita molto tradizionale da molti compagni che vi hanno partecipato. Don Cherry, ed altri gruppi jazz, hanno portato la loro adesione a un concerto di Lotta continua animato dalla volontà di cambiare gli « schemi fissi » di questo genere di spettacoli: luci accese, libera circolazione dei compagni, ridimensionamento del ruolo della musica, iniziative tra il pubblico. Il tutto organizzato malissimo e coronato da un clamoroso insuccesso, e da un consistente passivo finanziario. Marcello Sarno

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