Se fossimo dei critici ultracinquantenni, magari anche avvocati, diremmo che si, la musica è pure un aspetto della situazione socioculturale bla bla bla ... ma che l'arte è sempre l'arte e la sua natura è quella estetica; quindi carissimi negri, lottate, organizzate i vostri black panther parties (avete tutta la nostra solidale neutralità) ma in nome della purezza, quando suonate il vostro jazz non elettrificate i· sassofoni, è allora che il nostro cuore soffre. In verità non abbiamo dubbi che il linguaggio musicale sia uno specifico campo artistico con metri e valori particolari, l'argomento non è nemmeno discutibile, solo che noi fortunatamente abbiamo più fiducia nell'efficienza del nostro sistema cardiocircolatorio e possiamo affermare di non aver bisogno di categorie tanto universali e neutrali, perché la realtà in cui ci muoviamo è così presente e per molti aspetti arrogante ed esplicita, da poter trasformare ogni sax in una spranga. La violenza la tocchiamo ogni ora, fisica psichica è molto di più di uno spiacevole lato della nostra esistenza, ne è la condizione; le città con i loro ritmi di lavoro, con gli interessi che difendono sono il risultato pietrificato di questa logica violenta della vita intesa come sfruttamento e subordinazione; violenti sono i processi che portano a prese di coscienza, alla sintesi delle scelte e del comportamento. Sono cose dette e ridette, ma la musica se ne è accorta? La giovane generazione in questa logica del dissenso e dello scontro c'è dentro fi. no al collo; la nostra cosiddetta musica pop ne ha tratto ispirazione? Ha fatto di questo stato mentale un mezzo per aprire gli occhi e organizzarsi in forme adatte a esprimere la realtà? A questo punto dobbiamo ricordare che il pop italiano Musicanalisi Il poterenonnasce dallecannedell'organo La realtà/violenza è cosi presente, esplicita ed arrogante, da poter trasformare ogni sax in una spranga, ma il pop nostrano fa finta di non capire. non ha avuto la sua stagione rock-blues, è partito più tardi, delle esperienze _del La Premiata Fornerla Marconi cosiddetto rock sinfonico, quello delle orchestrazioni più complesse ed « europeizzanti » che per inten- - <lerci ha trovato nei King Crimson i creatori più seri e negli ultimi Genesis e Gentle Giant la degenerazione decadente e gastronomica. Anche se non contemplativo di tutta la più importante produzione italiana (pensiamo agli Area o al Perigeo), questo stile ha rappresentato e rappresenta ancora in Italia una maniera generalizzata di intendere o fare musica e il nostro riferimento particolare va alla Premiata Forneria Marconi che ne è la . interprete più accreditato e significativo: riferimento più che altro di comodo e 32 che serve a condurre l'osservazione di certi aspetti musicali a qualche esempio pratico. Dunque, la cosa che subito colpisce ascoltando un disco dèlla P.f.m. è la tipica concezione del brano a collage, cioè non come organismo che si sviluppa diciamo naturalmente secondo le possibilità interne alla idea-composizione ma come il risultato di più momenti completamente diversi che si succedono progressivamente attaccati di forza l'uno all'altro. Ora anche se così descritta può -sembrarlo, questa conduzione « non tranquilla » del pezzo non somiglia assolutamente a quella per esempio dell'Art Ensemble of Chicago, che contrappone blocchi e situazioni libere od organizzate, abolisce la dittatura della mu&ica-brano sostituendola con l'interpretazione sonora e gestuale di una cultura complessiva. Nella P.f.m. questa dimensione è impossibile e neanche immaginabile perché ogni parte è canonizzata, irrigidita nella maniera tradizionale di interpretare e fa. re musica. Faccio un esempio: Harlequin (da Chocolate Kings) è una canzoncina quasi acustica, alla Genesis; una impennata armonica e vocale dà il pretesto ad un accelerando collettivo che fa da ppnte ad una parte centrale estremamente dura e ritmica, prima solo giuoco strumentale su tonalità fissa ma che poi con l'ingresso di una parte vocale acquista la funzione di un nuovo brano; segnata più volte dalla citazione di un motivo che fa da richiamo conduttore, questa parte conclude con uno stop che lascia solo lo sfumando di un accordo d'organo; a questo punto rientra dal nulJa la canzoncina iniziale questa volta elaborata al flauto. Ora, ognuna delle situazioni citate esige la stessa credibilità che le spetta a prescindere dal suo rapporto con le altre, esaurisce cioè il suo valore creativo in se stessa così che tutto l'insieme non appare come un organismo alla ricerca di una identità originale, che esplode distruggendo le solite simmetrie, ma come l'immagine di un.:i (llusica piuttosto incosciente, contenta di se stessa e del fatto che tutto sia possibile. Mancando un vero rapporto dialettico interno, l'intera costruzione ha la profondità psicologica di un filmone di Hollywood e lo stesso potenziale mistificante data l'eccezionale perfezione tecnica con cui è proposta: trepide attese, impennate spavalde, corse improvvise col cuore
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