Muzak - anno III - n.10 - febbraio 1976

do era un fenomeno di « rottura » e oggi ne continuano a parlare, e soprattutto di quelle cose che oggi non significano più niente... Fino a poco tempo fa la musica è stata un momento di aggregazione solo quantitativa, basata su niente. Ora bisogna puntare ad una musica di contenuti, ma c'è poca gente che porta avanti un discorso concreto, e quei pochi non riescono ad avere Io spazio che meri(erebbero. E' colpa anche delle sinistre che portano avanti personaggi che non dicono niente a nessuno. Sbaglja anche il Pci. Non capisce il movimento giovanile... Bisognerebbe far capire le mistificazioni, fare un discorso chiarificatore, alla portata di tutti... Non devono esistere cose facili e cose difficili. Fare musica signjfica comunicare e quindi bisogna far capire quello che si vuole dire ... Bisogna essere molto esigenti con i musicisti, denunciarne le mistificazioni... Ci vuole un dibattito perché la nostra generazione è cresciuta, ma molti rimangono ancorati a modelli che oggi sono svuotati di ogni significato. La responsabilità delle organizzazioni politiche della sinistra è molto grande. La strumentalizzazione propagandistica pura e semplice lascia un grande vuoto. I bisogni dei giovani sono diversi». interviste raccolte da G.C. Studenti alla festa della Fgc romana Seundisco é bello, è bello Pop: popular music, che non vuol dire musica popolare, nel senso di musica fatta dal popolo o da interpreti legati alla tradizione folkloristica, ma musica della massa, Pink Floyd, Frank Zappa, Jimmy Hendrix, Santana, Jethro Tull, i nomi di questa « epopea » che ha coinvolto la generazione degli anni 60-70 e alla quale è stata subito appiccicata addosso l'etichetta di « cose per i giovani, dei giovani », dei teen-agers, di quelli sotto i venti, stanchi della solita musica e interessati a strumenti nuovi, a suoni diversi. Si sbiadisce intanto il ricordo dei Beatles e si afferma la moda del Revival, degli Anni con la maiuscola, Anni Venti, Trenta, Cinquanta, gettati in uno stesso e confuso calderone Fred Astaire e Elvis Presley, Scott Joplin e Rita Hayworth. Il folk, il country, la canzone dei cantautori incalzano da vicino il pop: una fetta del suo pubblico, anzi, « slitta » verso il jazz. Perché «Vogliamo una mu28 sica che dia di più, che sia più politicizzata » ci hanno risposto alcuni studenti, suscitando le proteste della maggioranza, per la quale il pop « continua a regnare sovrano, è la musica nostra e dei nostri amici ». Cristina e Claudio, 17 anni, del Liceo Virgilio di via Giulia, ne sono i portavoce. Muzak: Si dice che c'è una diminuzione di interesse per il pop, che il pop non è più quello di una volta: siente d'accordo? Certo è diverso dai primi anni in cui era stato lanciato come novità, ma è una musica tuttora valida e che è stata rivalutata. Senz'altro rimane il punto centrale della musica dei giovani, sebbene ci sia questa avanzata del folk e del jazz. E' anche cambiato, naturalmente; si è raffinato, è diventato più difficile, a volte virtuosistico con la ricerca di sempre nuovi effetti, di strumenti strani, che l'hanno un po' falsato... ma va sempre forte! Muzak: I vostri amici si interessano al pop? Quasi tutti, come credo in genere, tutti i giovani. Muzak: Come vi siete avvicinati al pop? In genere per merito dei fratelli o degli amici più grandi, che portavano a casa i dischi dei Pink Floyd o Santana. Poi ti prestano qualche disco, cominci a conoscere un autore, lo approfondisci, ne cerchi altri. Una cosa tira l'altra. Muzak: Perché secondo voi c'è questa preferenza dei giovani per il pop? Non lo sappiamo bene perché. E' una musica non impegnata, che piace ascoltare anche solo per divertimento, per evasione, che esprime la personalità del gruppo che si conosce, anche se non è una musica commerciale. Fa parte della realtà dei giovani, insomma. Muzak: Che cosa ne pensano i vostri genitori dei vostri dischi? Non li prendono molto bene, anche perché vanno ascoltati a volume alto. Non li capiscono proprio, non li accettano. Sono felici quando il giradischi si rompe. Muzak: Molti ragazzi ap- • passionati di pop sono passati al jazz, sostenendo che il pop è una musica senza sbocco, senza significato politico ... Il pop è molto esteso anche perché non ha una precisa matrice politica: secondo me, è più un fatto sociale che politico, è una musica d'avanguardia per i giovani. Il jazz non lo sento molto: le sue origini nero-americane lo rendono l'espressione della massa nero-americana e per questo rimane piuttosto difficile, lontano. E poi non si deve trovare ad ogni costo un messaggio o un fine politico alla musica. Muzak: Il pop norr-èmusica politica, dunque, e neppure musica commerciale. Cosa intendi per commerciale? Una cosa che attacca tutti, consumistica, il motivetto che la massa ripete continuamente: il pop, invece, non ha invaso la massa e rimane, specie nelle ultime cose, piuttosto intellettuale. Gli ultimi Pink Floyd a molti, per esempio, fanno l'impressione di essere rumoristi. Muzak: Vi interessa anche la musica italiana? Certo. Non ho mai fatto distinzioni: se un disco è bello, è bello e basta, non guardi se è italiano o inglese. La Premiata Forneria Marconi o la Società del Mutuo Soccorso sono complessi pop a livello di quelli stranieri. Muzak: Che genere preferite, oltre il pop? Il country, James Taylor, Neyl Young, il folk, quello della Nuova Compagnia di Canto popolare o il folk cileno, e i cantautori italiani, Guccini, De Gregari, Venditti. Muzak: Perché li preferite?

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