Muzak - anno III - n.10 - febbraio 1976

nili. Si possono anche utilizzare i grossi nomi ma con una continua verifica, non in modo indiscriminato. Bisogna verificare i musicisti sul terreno politico, sulla loro disponibilità al confronto con le masse ». Sergio Goletta - 18 anni « La musica popolare non muore, esiste tutt'ora. Ma RolI overBeethoven Quanti sono, oggi, quelli che ancora indicherebbero nel pop il fenomeno portante della (pseudo) cultura giovanile? I segni di cedimento sono tanti e più volte sottolineati dalla stampa e (ancora più decisamente) dal pubblico stesso. Quello che manca è la possibilità di identificarsi in una musica che, esaurita la sua ' vena ' storica, ha rivelato contradizioni e ambiguità irrisolvibili. In conseguenza, come in tutti i periodi di transizione, la risposta è la frammentarietà, la dispersione degli interessi. Non ci sono più, tanto per intenderci, Beatles, Rolling Stones e Dylan; miti, tanto potenti quanto ambigui, di fronte ai quali nessuno riusciva a trovare le giuste argomentazioni per motivare un convinto e dignitoso distacco. Non sussistono più, insomma, le fa. scinazioni imperscrutabili cli quegli apostoli del nuovo vangelo generazionale. Cresce vertiginosamente, invece, l'interesse per altri generi musicali. L'entusiasmo di massa suscitato da un Archie Shepp o da una Nuova Compagnia di Canto Popolare, al di là di ogni polemica sullo specifico, resta un fatto assolutamente nuovo in Italia, testimoniando il definitivo (speriamo) abbattimento delle mitologie edulcorate e false del pop. Il problema, casomai, è quello di impedire che se ne formino di nuove. Stesso discorso vale per la musica dotta. Dopo decenni di indifferenza e di distacco, molti giovani cominciano, in qualche modo, a sentire l'esigenza di 'riprendersi ' anche questo tipo di musica. Estremamente significativo è lo sfondamento che si è verificato al concerto, diretto da Karl Bohm, della IX sinfonia di Beethoven, oppure anche la straripante affluenza al concerto gratuito organizzato dalla Accademia di Santa Cecilia. Fatti che eravamo abituati a verificare in tutt'altre sedi. In termini di analisi il problema, come al solito, è di rispecchiamento. Jazz, folk e classica sono dei reali momenti di incontro, o vengono esaltati, al di là delle loro stesse potenzialità culturali, per riempire il vuoto che si è venuto a creare nel rapporto tra masse giovanili e musica? La risposta è da verificare in prospettiva, negli sviluppi futuri. Dipende dalla capacità che avrà il ' movimento' di assorbire e gestire queste nuove indicazioni al di là di un rapporto esclusivamente quantitativo. Per ora, ci basta lo stupore, anzi Io sgomento, degli anziani appassionati e cultori che mai avrebbero immaginato di vedere le loro astratte idealità artistiche al centro del dibattito politico. G. C. bisogna darle un valore politico, degli obiettivi precisi, per evitare le mistificazioni e farne un prodotto borghese... Io stesso vorrei lavorare in quest'ottica. In un primo momento seguivo la scia.del pop, ma. il confronto con la realtà e con i problemi politici mi ha fatto maturare. Ho capito che ci volevano fatti, concretezza. E allora ho cercato di fare musica in cui ci fossero le lotte nelle scuole, le..lotte proletarie ... Se dovessi organizzare çlei concerti politici eviterei i grossi nomi che generalmente fanno musica alienante, lontana dalle masse. Sceglierei quei compagni che lavorano sulla musica come gli operai in fabbrica, senza atteggiamenti di superiorità, e che quindi abbiano un discorso da fare alle masse, facendo un lavoro di collegamento tra realtà e problemi diversi ». Pacifico Mazze/la - 20 anni « Dicono che in Italia ci sia una crisi, ma in realtà non c'è, se ci raffrontiamo con la nuova situazione politica dei giovani. Ci può essere crisi per i prodotti ufficiali, per le case discografiche. Le masse giovanili, al contrario, stanno crescendo e i veri momenti di aggregazione sono quelli in cui c'è sotto una realtà politica. C'è chi usa questa aggregazione solo come strumentalizzazione. Ma deve essere invece un vero momento di forza politica. In Italia, anzi stiamo finalmente vivendo un Il gruppo folk di Pomlgllano d'Arco. 27 La banda per le vie di Napoli momento di autonomia e di forza ... Se facessi musica mi collegherei a esperienze popolari di tipo collettivo, escludendo i ruoli individuali... Cercherei di evitare il circuito commerciale per non perdere la funzione po- . polare e politica che deve avere la •musica, anche se questo limita molto lo spazio che si può riuscire ad avere. Il ruolo di Napoli è molto rilevante, ma poteva essere maggiore. Quando ci {Ù il rifiorire di gruppi e cantanti di ogni tipo mancava una coerenza politica, una chiarezza di intendimenti. E molte di quelle esperienze hanno perso la vitalità e i significati da cui erano partite. Napoli resta comunque un caso particolare e potenzialmente molto ricco. Il fatto è che a Napoli, tradizionalmente, la lotta non finisce in fabbrica E' presente momento per momento, in tutti gli aspetti della vita, per l'abitudine stotica .alla lotta per la sopravvivenza, e con molta naturalezza può essere presente nei fatti musicali. Ma non bisogna mai perdere di vista questo contatto, facendo musica ». Giovanni De Prosperis - 22 anni « La radio e alcuni giornali musicali hanno molta responsabilità nell'aver disorientato il pubblico giovanile. Parlavano di rock quan- +

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