affrontare con gli altri i suoi problemi personali di comunicazione, di comprensione e di divertimento che Claudio ha trovato nei grandi raduni pop. Forse ancora più-importante è: « il bisogno della massa, dello stare insieme di tantissima gente ». Come nelle manifestazioni dove « tanta gente unita si muove per delle cose precise pur con tante contraddizioni, modi diversi di vivere e di vedere le oose », Claudio come tutti gli altri come lui, cerca l'occasione di sentire la forza della massa di uscire dall'isolamento della sua condizione umana di giovane e di operaio di piccola azienda « di contare, di sentirsi, forti non solo individualmente ». « Se io fossi all'Alfa Romeo», mi ha detto infatti « mi sentirei di una massa che conta perché per me l'Alfa Romeo vuol dire casino ». E' per questo che trova importante essere e sentirsi in tanti per questo che continua ad andare a vedere le partite, una occasione « più dubbia » come mi ha detto, ma analoga: « anche lì ci si sente massa, si fa musica, casino ». Ma i concerti restano l'occasione migliore, quella con più possibilità di sviluppi, soprattutto da quando si è tornati a ballàre: « se è una cosa positiva non può che svilupparsi, non deve diventare un altro ghetto. Forse un giorno usciremo dal concerto del Palalido a ballare per la città ». Festival di Llcola. Lamusicaé unmomento diaggregazione basatosuniente Abbiamo raccolto le dichiarazioni di alcuni giovani proletari e sottoproletari napoletani. Dario Armenio - 18 anni « I musicisti devono Yivere nelle lotte e poi elaborare e trasformare queste realtà in musica. Allora, anche parlando di casi particolari, l'ottica sarà quella giusta. Il pop ha perso completamente la sua funzione. Era nato come rottura di rapporti con la borghesia. Ma la borghesia ha saputo recuperare questi elementi e farne degli strumenti commerciali e repressivi. Il pop è diventato una musica commerciale che serve a tenere i giovani in una gabbia. Un limite che c'era dall'inizio. I musicisti non verificavano i problemi. Portavano avanti una ricerca personale che restava chiusa tra le pareti degli studi di registrazione ... Il jazz, essendo una musica nata dalla lotta delle classi popolari è più difficilmente assimilabile dalla borghesia che comunque cerca di recuperarla e strumentalizzarla... Nei confronti del pop il jazz ha un maggiore potenziale di lotta. Gestire la musica in modo indiscriminato significa fa. re la stessa operazione condotta dalla borghesia, anchè se con una diversa finalità. E' sbagliato cercare di recuperare i giovani a sinistra sulla base di valori non verificati politicamente... La musica progressiva è quella che si riallaccia realmente ai bisogni delle masse giovaHannocompromessoiljazz Che la musica sia un ottimo strumento propagandistico oggi lo sanno anche i bambini. Tutti pensano ad organizzare un concerto con i pretesti più svariati: reperimento fondi, diffusione, qualificazione culturale, intrattenimento delle masse ecc... Un'ondata di nuovi tecnici del management, di organizzatori improvvisati, di politicanti di colpo sensibili al dialogo con le masse, si sta cimentando in feste, concerti, incontri ecc... Tutto questo perché alcuni grandi incontri politici di massa hanno avuto come protagonista la musica. Ma qualcuno ha voluto equivocare e si illude di emulare questi successi evocando forze che sarebbe meglio lasciar gestire alle forze politiche più qualificate per farlo. Sembra che oggi, chiunque voglia farsi conoscere a qualche metro più in là del suo orticello ricorra ad un concerto. Ma è solo la sublimazione culturale di quella che una volta ci si limitava a chiamare pesca di beneficienza. La cosa, dopo un'articolata serie di successivi passaggi è arrivata anche alla Dc. Una degenerazione, chiaramente, e pe,r lo più bassamente demagogica, ma che rimane priva 'di ogni drammaticità politica. Tutt'al più provoca situazioni assai gustose e divertenti. A Bolzano, per fare un esempio, il locale circolo Arei, dopo anni di diserto culturale, ha finalmente pensato di organizzare un concerto jazz, con Archie Shepp, per l'esattezza. Fin qui tutto regolare, anzi encomiabile. Ma il diavolo (o santo se preferite) non ha tardato a metterci lo zampino. Un assessore democristiano del luogo, infatti, capisce molto saggiamente che questi treni non bisogna perderli e pensa bene di organizzare anche lui un concerto jazz, con Chet Baker, per l'esattezza, e per la medesima data già programmata per l'altro dell'Arei. Commenti non ne servono, salvo a sottolineare come almeno per una volta ci giunga una indicazione di chiaro e limpido rispecchiamento culturale. Riusciamo perfettamente, infatti, e senza offesa per nessuno, ad immaginarci Shepp tra i compagni e Chet Baker tra i nostalgici pretonzoli bolzanesi. Viceversa ci sembrerebbe un fatto assai stonato. Questione di punti di vista. Ci è doveroso informare, comunque, che purtroppo, per banalissimi dettagli tecnici, di questa stupenda faida culturale strapaesana non se n'è poi fattG niente. A voi, immaginare chi avrebbe vinto. G. C. Dopo anni di deserto culturale, l'Arei ha organizzato un concerto Jazz con Archle Shepp
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