Muzak - anno III - n.10 - febbraio 1976

i banditi, gli toglie le budella, li mette giù, carponi, a pecorella, gli cava gli occhi con una trivella, il loro sangue beve a garganella, e poi la vita gli ritorna bella. Ecco, hai capito? Devi lasciarli senza fiato, gli spettatori. Muoviti così, lascia stare le vecchie storie, l'intreccio, i problemi... In confidenza ...» Parvenza fa un segno con la testa e la signorina Graziella lascia l'ufficio in punta di piedi « .. .in confidenza stiamo sperimentando una cosa nuova ». Il produttore si avvicina a Sessantotti che è sprofondato, con un'aria delle meno felici tra i braccioli di una poltrona. « Gli omicidi, le torture, le violenze, adesso le giriamo dal vero. Sto per lanciare sul mercato una serie di film, con lo slogan: « Tutto ciò che vedrete è vero, è vita, niente è più violento della vita ». Che ne dici »? « Bello lo slogan, ma ... non ho capito ». Chiede Sessantotti un po' imbarazzato. Parvenza nella foga della confidenza gli è quasi sopra e gli continua ad alitare nell'orecchio. Sessantotti continua « ... Come fai a trovare le persone? Si. Gli attor; che si prestinq a girare? ». « Questa è l'idea! » Parvenza salta su di scatto. « Prendiamo solo emarginati, disperati, mignotte, marchettari senza famiglia, senza speranza, zingari, vecchi scappati dagli ospizi, neonati abbandonati davanti alle chiese, alcplizzati. .. gli facciamo dei contratti vantaggiosi e poi... e poi, come dire ... ci lavoriamo sopra; li ammazziamo, li squartiamo secondo le esigenze del copione. Tanto sono persi per qualunque causa, non servono per la rivoluzione, né per altro, e poi è un bel risparmio, vuoi mettere? » « Eh, già... già... ». Sessantotti sembra rinsecchito nella giacca a due petti, si congeda finalmente dal suo amico, riprende il suo soggetto sotto il braccio, esce. Sulla porta Parvenza gli grida di farsi ancora vivo con idee nuove, sarà sempre ben accolto. Sono passati dei giorni, dei mesi. Sessantotti e Parvenza stanno parlandosi al telefono. « Parvenza, scusa se ti disturbo ma avrei per le mani un soggetto... ». « Ma che disturbo, figurati, mandamelo, lo leggo volentieri... ». « Ma no Parvenza, che hai capito? Non un soggetto... non un copione... ma un ... insomma una persona ... sai per quei tuoi esperimenti di « Cinema verità». « Ah non me ne parlare ... ». Parvenza fa il solito cenno e la signorina Graziella esce come al solito in punta di piedi. La conversazione può riprendere: « ... Non me ne parlare, Sessantotti, questi emarginati sono un problema, tutti brutti. O malati. Vecchi. La violenza senza erotismo ... ». « Appunto ti ho chiamato; ho un soggetto interessante da questo punto di vista, dovresti venire a casa mia, per vederlo, vale la pena ... » « Ma con tutto il lavoro che ho... ». « Parvenza ... » Sussura complice Sessantotti con una strana voce un po' arrochita. « E' una fica bestiale ..., sola senza parenti, senza amici, senza nessuno e poi ... » « E poi, e poi?? » Chiede il produttore int~ressato. « E' negra!!! » Urla S\:SSantotti. « E' negra!!! » Urla Parvenza dall'altro ricevitore « Vengo subito! ». Parvenza è in casa di Sessantotti. Sessantotti è uscito, lo ha lasciato solo con il soggetto, in camera da letto. Il soggetto, una negra, è senza reggipetto, parla un dialetto stretto, il suo corpo è senz'ombra di difetto ». « Però che culetto », fa Parvenza interdetto. Anche lui è in mutande e calzetto. C'è un buchetto nel calzetto. Tutto eccitato, poveretto (Parvenza, non il calzetto) urla te lo metto! Te lo metto! E si butta a valanga sul letto. I due corpi sono avvinghiati sul letto; le membra agili, guizzanti della donna di colore esprimono una « vis amandi » primitiva, inconsueta. La raffinata sessualità europea si sublima in giuochi erotici sempre più complessi ed eccitanti. Il buco nel calzino di Parvenza si allarga sempre più, ritmicamente, seguendo le sempre più frequenti contrazioni dei corpi che si stanno avvicinando all'orgasmo. (Que·ste ultime righe vanno lette con un forzato accento napoletano). Ecco. Siamo al momento 19 cruciale. Ancora un po' ... ancora un po' .... Dal soffitto cade sui due corpi aV'7inghiati una pesantissima, affilatissima lama di acciaio che taglia di netto le gambe a Parvenza e alla sua disgraziata partner. In quel mentre si apre una porta di schianto e Sandokan entra furibondo, gli occhi neri come carboni ardenti, brandendo un affilato Tarwar (pugnale del Borneo meridionale). La gamba di Parvenza con il piede e il calzino, il tutto staccato dal resto del corpo, si agita in un estremo sussulto. L'urlo della tigre della Malesia è più forte dei lamenti strazianti dei due mutilati, non più avvinghiati, disperati, un po' arrabbiati, non più eccitati, sempre sdraiati, attempati? Altolocati? Ma no, sgambati. E il Tarwar di Sandokan comincia a lavorare minuziosamente sui due corpi:· a scuoiare, a incidere, a tagliare, a cesellare, a scalzare, a punzecchiare, a sfregiare, a tagliuzzare, a strippare, a sventrare, e il pirata della Malesia comincia a mangiare. Davanti al cinema Metropolitan lunghe file di spettator-i si accapigliano per entrare. Nell'interno tutta la sala è protesa verso lo schermo, sul quale è proiettata la scena appena descritta. In primissimo piano la faccia di Sandokan si solleva dal fiero pasto, la barba insanguinata è aggrovigliata attorno a piccoli pezzi di carne umana. La parola « fine » si staglia su questa ultima immagine. Cominciano i titoli di coda, dove si legge : « Morte di un produttore ». « Soggetto, sceneggiatura, regia di: Ennio Sessantotti ». Un ringraziamento particolare al compianto produttore dottor Parvenza per la insostituibile collaborazione'. Una vita per il cinema. Paolo Pietrangeli

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