Muzak - anno III - n.10 - febbraio 1976

di comportamenti, nei cervelli e nei cuori delle sue vittime. E' il sistema dominante, quindi, che costringe gli uomini e le donne ad usare altra violenza - reciproca, quotidiana, domestica, intima - per sopravvivere alla catena di sopraffazione e di crudeltà con cui anche i rapporti apparentemente più « volontari » e « liberi » sono strettamente legati; 1;>er salvaguardare il proprio posto di lavoro e il proprio posto a sedere, l'onore della propria dor.na 'e della propria squadra di calcio, il proprio spazio di verde e il proprio spazio di affetto, la propria bottega e la propria tenerezza. Questa aggressività, spesso (sempre più spesso) siamo in grado di rivolgerla contro la classe di coloro che ne sono i primi responsabili, contro gli esponenti di uno stato di cose profondamente ingiusto e disumano. Ma non sempre; e non stabilmente. Tale· aggressività rimane, molte volte, all'interno delle nostre relazioni e delle nostre case, circolandovi e alimentandosi delle proprie vittime, riproducendosi nei gesti quotidiani e nei rapporti interni agli strati oppressi, senza trovare uno sbocco da cui venir fuori come forza materiale e politica, cosciente e collettiva che distrugge il vecchio mondo e costruisce il nuovo. L'occupazione di una fabbrica e di una scuola; un corteo di massa; una festa popolare: non sono il comunismo. E nemmeno pezzi di comunismo. Eppure, al loro interno, si realizzano, talvolta, relazioni tra gli uomini e le donne non fondate sul1'aggressività ma governate dall'altruismo. Ci ricordiamo di Licola; quattro giorni di festa, molte decine di migliaia di giovani, condizioni di vita pesanti: non una rissa, non un atto di violenza. E, soprattutto, possiamo guardare alle decine di occupazioni di piccole fabbriche e alle relazioni comunitarie che vi si formano, •dentro e intorno. Questo non comporta, naturalmente, che siano eliminate al loro interno possibili forme di intolleranza reciproca. . Innanzitutto, perché Licola e la fabbrica occupata fanno parte (eccome!) del 'regno della necessità e la soddisfazione dei bisogni (che è quanto elimina la competitività e la sopraffazione) è lontana dall'essere realizzata o, addirittura - nel secondo caso -, quelle relazioni comunitarie sono ' imposte ' proprio dalla necessità di soddisfare il bisogno primario, quello del posto di lavoro. Da qui, ad esempio, le contraddizioni e gli antagonismi interni alle organizzazioni di lotta degli sfruttati e fenomeni come quello dei furti a Licola (un' aggressività indiretta, quest'ultima). 16 In secondo luogo, perché il nemico riesce anche a penetrare tra di noi e. a impadronirsi çli alcuni di noi, compromettendo così la nostra unità e la nostra compattezza. Un esempio: il trafficante di eroina fa parte della schiera di coloro che ci opprimono e di conseguenza (coi mezzi conseguenti) va trattato; ma, talvolta, il piccolo spacciatore di eroina - oltre a poter essere esso stesso un eroinomane, una vittima cioè - è, insieme, parte del popolo e nemico del popolo. L'esercizio della forza nei suoi confronti è indubbiamente strumento insufficiente ma non - programmaticamente e completamente - eliminabile dal novero di quelli a disposizione (di natura culturale, morale, politica) perché la malattia sia « sconfitta » e il « malato » sia recuperato. E' necessario affrontare il problema del rapporto tra quella che possiamo chiama-

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