Il mito della violenza e della furbizia, i film di pùgni, l'ignoranza di non aver voglia di capire e il perbenismo, il culto del denaro. Il disprezzo per la propria classe unito a condizioni materiali che impediscono di identificarsi con 1'altra classe, la borghesia. Dalle risposte che Fausto e Franco hanno dato a Muzak si delinea un'immagine triste di impotenza e solitudine, vuoto di valori malamente coperto dall'adesione formale a quelli ormai poco convincenti della buona piccola borghesia: «perché io il mio lavoro lo faccio e non chiedo niente a nessuno », « sono apolitico », « perché io di idee non ne ho » e « lasciatemi divertire ». Negli spazi di noia del bar, a vent'anni, senza niente per cui vivere e senza potere, i ragazzi del falso sequestro, proletari. senza classe, sono le vittime di tutte le false soluzioni. Dalla droga ai film, modelli di impossibile felicità, brevi distrazioni: l'hanno capito i fascisti a Milano, e hanno trasformato tanti quartieri popolari, tanti bar intasati di noia in altrettante riserve di sicari per i loro attentati, di voti per il loro partito, di idioti per la loro ideologia. L'ha capito anche la polizia che ricatta la loro debolezza e li trasforma in informatori. Lo strumento principale è la droga, l'eroina: !a distrazione più facile, una distrazione da cui non si torna indietro. La penetrazione non è difficile: il centro è San Ba: bila, poi ci sono il Fitzgerald e il Biberon (« Due locali dove girano più siringhe che bicchieri »). I nomi di chi regge le fila del traffico sono noti come quello di Riccardo Manfredi (o meno noti come quelli di Bega e Croce (amici di Braggion, l'assassino dello studente Claudio Varalli), che fanno parte di un giro frequentato anche da due dei cinque del Baby bar, Paolo Campagnoli e Carlo Musmano: l'ha scoperto la squadra speciale antiterrorismo indagando sul caso Brasili, (il giovane assassinato l'anno scorso a Mi- !ano per errore). « Se siano fascisti anche loro è difficile dimostrarlo », dichiara chi ha seguito le indagini, « uri fatto è certo: di queste bande miste in cui sottoproletari e giovani operai drogati si mescolano èon la peggior teppa fascista, ce ne sono parecchie ». E' il caso della banda Guadalupe, recentemente protagonista di una serie di rapine: il capo è Roberto Bian cini, di Avanguardia nazionale, il secondo è Mauro Persia, coinvolto nell'assassinio dell'agente Marino, ma fra i gregari c'erano giovanissimi qualunquisti e perfino un paio di elementi poi diventati di sinistra. Li univa la droga, la noia e il culto della forza e del denaro: coi soldi delle rapine tutti si sono comprati moto costosissime, e hanno giocato a vivere per un po' da nababbi. E' durato poco: ma il capo, Biancini, è già di nuovo in libertà anche se ha tentato di uccidere un poliziotto. Non gli hanno riconosciuto il tentato omicidio perché la stessa vittima ha affermato di averlo visto inciampare. Evidentemente era più utile fuori che dentro. Tutti gli spacciatori di medio calibro vengono da Avanguardia nazionale: le bande che mettono insieme (cementate con l'eroina) organizzano furti negli appartamenti, rapine e sequestri: una parte del bottino, talvolta serve come finanziamento dei gruppi d'azione fascisti. L.R.
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