LA MUSICA SIAMO NOI ! A ARISTA VARIOUS ARTISTS CHICAGO originai cast PETER NERO DISCO DANCE AND LOVE THE HEAD HUNTERS SURVIVAL OF THE FITTEST VARIOUS ARTIST GODSPELL originai cast THE 8RECKER BROTHERS MELISSA MANCHESTER Some skunk funk • Sponge -MELISSA Midnight blue .... -- 8ATDORF & RODNEY LIFE IS YOU DAVID CASSIDY GREATEST HITS A LINDA LEWIS BARBRA STREISAND LARRY YOUNG NOT A LITTLE GIRL ANYMORE How lucky can you get LARRY YOUNG'S FUEL ANTHONY BRAXTON FIVE PIECES • 1975 GIL SCOTT •HERDN, BRIAN JACKSON THE FIRST MINUTE OF A NEW DAY - Wì1§W~ : ~- ourLAws Song lor you / • , ~u.,.tztsut _lt 1 •. :~ f'i •• 1 . , -~ . ,. . • ' • . • ,., ' URSZULA DUDZIAK URSZULA SHOWADDYWADDY GARY GLITTER Three steps to heaven GREATEST HITS BAY CITY ROLLERS ONCE UPON A STAR BARRY MANILOW Mandy • Avenue C MICHEL LEGRAND TWENTY SONGS OF THE CENTURY BELL & ARISTA due diversi modi per dire musica DISTRIBUZIONE 11 4 tj Il ITALIANA S.p.A.
dal7° al 30° nrod. 930 una cuffia della Superex 3}0 un disco dal130oa 33 çiiri della Emi al 1 • Joe Walt,h - I• Jlnvny luffttt Liwlno lnd dylrtg In 3/4 time, , - St•v• Ha,ley and UMI Coclmey Rebel, 4•l.amont Doile, 11.ckladi. I· Pllot F,om tM album of the nme-name I , [dQM lt-OUQkton8end MHlers of rock 7 • btt of Eden. From the album of the ..,.,..nan,e I· Ctlonile From tM alb,,i.w,,of the NtTM·_... t • TOfty A1hton and Jon Lord flrat of IM blg bandi. 10 • T. Ru Gre-1 HIII al to -■tto un tavol- Impianto hl-fl, glredlechl I.eneo L 15, ampllfl• catorw Revac Hrle c,.. ,c 70. - ecuatlche ESB 70 L. • , I' el .. une pleatra di l'llletrazl- lteNo • UIMlta ., .. ,..,, mod. C. 30 d. al .. un glredlechl dalla ,..,, - Nilo Ap/001. al .. une dleoografta ..... te .. Plnll l'lovd. da1}J} 0 a12OO° al cromo di 60 minuti una cassetta della TDk Nome .................................... _ Cognome .............................. . Via C.A.P. ................................... _ Città .................................... . • Età: meno di 16 anni O dal t6 anni al 20 anni O più di 20 anni O • Professione: studente O studente lavoratore O lavoratore O altro specificare ............... .. • Professione del padre e della madre: (Sbarrare con M. e P.) operaio o Impiegato o dirigente o lmpren• ditore commerclan• te o insegnante o libero professionista o disoccupato o Come si vince o o o o o E' un concorso: vince chi ha più fortuna, è controllato dal mlniste• ro delle finanze per cui non pos• slamo fare vincere chi cl pare. Come si partecipa Rispondete come volete ma since• ramente. Le schede debbono per· venirci entro e non oltre Il 10·3•76. Tagliate questa pagina, compila· tela in ogni parte e inviatela a: REFERENDUMUZAK Via Valenzia· ni 5 • 00198 Roma. La pagina deve essere quella del giornale, non seno ammesse fotocopie o copie.
2°ReferenduMuzak Quali sono stati 1 fatti, le persone, gli avvenimenti culturali o migliori del 1975? Facciamo un referendum totale: dovete Indicare per ogni categoria l'esemplare migliore e quello peggiore. Scrivere che Il miglior critico pop 6 Glalme Plntor fa piacere ma non fa vincere. Seri• vere che Il miglior partito 6 Il Msl non fa piacere e non fa vincere ... tra noi della redazione stiamo facendo un toto rèferendum: chi vince non vince niente, chi perde nrl costretto a contarsi tutte le risposte al referendum che sono già (5 febbraio) quasi dleclmlla. Migliore Peggiore □·Il libro o 11film O Il disco O Complesso italiano o • • straniero o Birra o Partito o gruppo o Personaggio politico italiano o Personaggio politico si,aniero O Frlmetto O Numero di Muzak O Critico pop . O Trasmissione TV O Giorno del 1975 o Rubrica di Muzak o Legge O Squadra di calcio O Attrice '(attore) O Festa o Rivista (muzak a parte) o Quotidiano Qui sotto pubblichiamo due tagliandi da riempire, se volete, se vi Interessano, se no pazienza. Uno serve all'ufficio diffusione che sta saltando per le proteste del lettori che non trovano Muzak nella foro edicola, o addirittura nel loro paese o quartiere. Se tutti quelli che hanno difficoltà a trovare Il giornale segnalano la loro- situazione, la distribuzione può diventare più razionale e efficiente. Il secondo serve Invece all'ufficio pubblicità, sempre alla ricerca di qualche Inserzionista che cl salvi dalla banca rotta, la crisi, l'Inflazione, Il crollo della lira eccetera. Ufficio _pubblicità • Nella tua casa c'è un Se si, quale? . . . giradischi? • Nella tua casa c'è un complesso Hlfl? O un compatto Hlfl? Se si, quali? . . . .· • Hai In programma di acquistare un giradischi? Se si di quale tipo o prezzo? . • Hai In programma di acquistare un complesso Hlfl? O un compatto Hlfl? Se si di quale tipo o prezzo? . • Quanti dischi al mese compri? .Quante cassette al mese compri? ~ SI NO o o o o o o o o o o o o o o o o Ufficio diffusione Nella mia edicola non trovo Muzak perché non arriva o perché va esaurito subito. Vorrei che ogni mese appoggiaste (senza alcun Impegno da parte mia) 1 copia di Muzak presso la seguente edicola: Nome edicolante Indirizzo edicola Città . . . . . . . Provincia
Redazione Via Valenzlanl. 5 • 5 • 00198 Roma • Telefono: 49563433648. Glalmo Plntor (direttore), Lidia Ravera (vico direttore), Carlo Rocco (capo redattore). Danilo Moronl (capo servizi musica), Diana Santosuosso. Maurizio Salata, Marcello Sarno, Collettivo di via Anfossl di MIiano. Fernanda Plvano, Roberto SIivestri, Renzo Ceschl, Antonio Belmonte, Gino CasteIdo, Sandro Portelli. Mauro Radice, Danlel Calmi, Gianfranco Binari, Agnese De Donato. Coordinazione editoriale: lydla Tarantini. Copertina di Ettore Vitale Posta Contrappunti al fatti ... ~.,,,,ft m•1,,~ Hanno collaborato: Corrado Sannuccl, Gottredo Fofl. Mario Schifano. Simone Dessl, Roberto Ronzi, Marco Danl, Nlr,o Vento, Bruno Mariani, Jacques Borrt!III. Muza~ no" accetta pubblicità redazionale. (.'i artlcoll. le recensioni, le Immagini ~ le foto di copertina sono pubblicate • unico e Indipendente giudizio del ,o!lettlvo redazionale. Registrazione Tribu'tale di Roma numero 15158 del 25.7.1q73_ Violenza: Intervista con gli autori del falso sequestro Eroina & fascisti Abbecedario Mass media e violenza Un cretino è salito in cattedra Spazio aperto Inchiesta: la crisi del pop Eno Sprlngsteen Musicanalisi Storia del Jazz Folk I • gruppi • e I concerti pop Schede Recensioni Libri Cinema Inserto Linus Fumetti • R. Zamarin Garzoncello scherzoso Autocoscienza Voce 'e lotte Le radio libere Planet waves Hlfl Compra vendi & informa 5 Edizioni: Publlsuono • Via A. Valenzlanl, 5 00184 Roma • lei. 49563433648 - Amministrazione: Patrizia Ottavlanl - Pubblicità lydla Tarantini - Segreteria editoriale: Elvira Sallola - Direttore responsablle: Luciana Pensutl - Abbonamenti (12 numeri) lire 5.500 ccp n. 11155012Intestato a: Publlsuono • Via Valenzlanl, 5 - Roma. Un numero Lire 500, arretrato lire 800. Dlttuslone: Parrlnl & C. - Piazza Indipendenza. 11/b • Roma • lei. 4992. linotipia: Velox • Via Tiburtina, 196 • Roma - Fotolito o montaggi: Cfc • Via degli Ausoni, 7 • Roma - Stampa: Sat - Roma. 6 Giaime Pintor 7 Lidia Ravera 9 11 Fosco Diotallevi 15 Paolo Pietrangeli 18 20 22 24 Mauro Radice 30 Danilo Moroni 31 Bruno Mariani 32 Gino Castaldo 34 Sandro Portelli 36 Marcello Sarno 38 40 42 46 48 Pericoli & Pirella 50 Simone Dessi 52 53' Lidia Ravera 54 Simone Dessi 55 56 60 63 65 Foto di: Sandro Becchetti p. 7-15-16-23-28-3637. Aldo Bonasla p. 9-11-14. Giancarlo De Bellls p. 9-10-14. Darlo Bellini p. 25-54. Tano D'Amico p. 27. Francesco Pogllanl p. 29. Pietro Tognl p. 41. Agnese De Donato p. 53. lslo Saba p. 56. Luciano Marlnelll p. 3. Carlo Rocco p. 60-35. Per me si va ... la copertina di questo mese Indica da dove viene l'eroina:: sono I fascisti a controllarne Il trattlco, a farla entrare nel gheitl urbani, a Intossicare e magari assoldare come spacciatori o squadristi I sotto-proletari che cadono In questa tragica trappola. Quegli stessi ghetti In cui è maturata, per noia o por disperazione, la betta dell'autosequestro che è costata una condanna a un anno e mezzo di galera al cinque giovani che l'hanno attuata: Intervistandoli (come noi abbiamo fatto, In esclusiva) si scopre Il vero volto della totale espropriazione morale e culturale del giovani nelle grandi realtà urbano. Espropriazione, Isolamento, miseria culturale che, per qualche tempo agli Inizi degli anni '70, trovo una risposta di massa nella musica pop e nel concerti. Ma anche questo sembra ormai passato e 11 pop aver perso molta della sua carica • nuova •: parllamo della crisi con alcuni giovani di Roma, MIiano o Napoli. Cosi come Il bisogno di ritrovare Identità culturale ha fatto da Innesco alla nascita di centinala di piccole radio libere: ma fra pressapochismo, scarsi mezzi, a volte pura Idiozia glovanlllsta, anche questo boom sembra essersi ridimensionamento. Noi, che più modestamente facciamo un glornale, abbiamo deciso di faro l'opposto: non prol lferazlone ma anzi grande collaborazlone con altre testate, plccole ma • cattive •. E slamo andati a un embrassons-noua con Llnus, la rivista di fumetti, che In cambio di duo pagine da noi curate per Llnus, ne cura due per Muzak: prima puntata Pericoli o Plrella ... d'ora In poi Il direttore si firmerà • O G.P. • (dove I'• o • 6 vocativo). Ammanettati per Il reato di • corruzione di minorenni • (In seguito all'Inchiesta sul sesso del n. 7). direttore, vicedirettore, redattori, tecnici o telefonisti sono costretti • smettere di scrivere e macchine... mandateci qualche arancia • dello aloerotto.
Posta Direttore, ho peccato Scusa sai, Pintor, ma hai scritto delle belle stronzate, nell'articolo « Dottore, ho peccato » su Muzak 8 forse perché non sei molto informato, (o fai finta di non esserlo) ma devi sapere che il tuo tanto decantato referendu1_11, tuo, dei radicali, e del socia/radicale On. Fortuna, porterebbe ad una abrogazione delle leggi fasciste (ed è giustissimo) del medesimo e -basta, ed avremo una liberalizzazione completa dell'aborto, senza nessuna legge che lo difenda (...). Poi perché non fai sapere ai lettori che è impossibile, per le conseguenze che seguirebbero, una liberalizzazione dell'aborto? E spiego perché. C'è una sentenza della Corte Costituzionale e precisamente la N. 27 del 18-2-75 con cui si è abrogata la normativa fascista sullo aborto ma che dice testualmente che l'interesse della costitu~ zione per il nascituro è pari ed in conflitto con l'interesse costituzionale della gestante, per cui la legge non può dare al primo una prevalenza totale assoluta, e in più che la tutela della vita della madre già persona, è più prevalentemente importante della tutela sull'embrione che persona ancora non è, quindi dovresti capire che si è arrivati alla legge sull'aborto anche in base a ciò che dice la costituzione, e che di fronte ad una liberalizzazione incondizionata dell'aborto ci sarebbe la pericolosità di una censura costituzionale che farebbe decadere la legge e darebbe adito a controffensive repressive e reazionarie e ciò portrebbe addirittura ad un affossamento della questione. Poi tu hai una veduta dei dottori di almeno 100 anni fa (guarda che di dottori rivoluzionari marxisti femministi ce ne sono molti, tanti, tantissimi, informati). «Alla tua amica dei 600 figli, 212 anni etc. etc. » sono sparate che non aiutano per niente una veduta giusta della legge da parte del proletariato perché sai benissimo che non è cosl. Sono d'accordo che tu sei contro la legge, ma tra quello che dice e le cazzate che scrivi c'è un abisso. La legge non toglie alle donne di decidere da sole, sottoponendole al giudizio di un medico, semmai le donne saranno più consapevoli dei rischi, (se ce ne saranno) a cui vanno incontro in quanto visitate e incontro in quanto visitate e curate gratuitamente, senza nessun veto da parte del medico che potrà soltanto certificare lo stato sociale, finanziario e di salute della donna. Ma alla fine è soltanto la donna che decide. Dopo tutto ciò dimmi se è possibile in un paese come il nostro, fare una legge meglio di questa che non sia anti-costituzionale. Compagno PCI femminista convinto Marcello Zazza . Roma Caro compagno del Pci femminista convinto, concordo con Pintor nel ritenere la categoria dei maschi femministi probabile più o meno come quella dei marchesi barricadeieri, dei metalmeccanici in Rollsroice, e dei feld marescialli di razza ariana in lotta per la liberazione della Polinesia. Non basta aver capito che le donne in questo momento sono la punta di diamante di una trasformazione che investe tutta quanta la società, per diventare femministi: cosl come io, pur convinta che la classe operaia deve dirigere tutto come sono, non per questo mi firmo « metalmeccanica convinta». Ahimé non è una questione puramente nominale e la tua lettera ne è l'esempio più lampante. Una donna non scriverebbe mai: « le donne saranno più consapevoli dei rischi » commentando l'assurdo etico del controllo medico sulla liceità d'aboi'to. Perché qualsiasi donna sa bene che cosa vuol dire dover dimostrare la propria innocenza, dover giustificare il proprio diritto a non procreare come se fosse una colpa, dover sopportare la faccia strafottente e un po' schifata di un coglione che ti considera malata e anche vagamente immonda solo perché sei femmina. Quanto poi ai «dottori rivoluzionari marxisti », non dubito che ce ne siano un paio, ma non bastano a riscattare la corporazione, ed è una corporazione che ai proletari ha riservato sempre soltanto aspirine e manicomi. . Se sia possibile o no fare « una legge migliore di questa che non sia anticostituzionale » francamente non lo so. Su una cosa, come donna, non ho dubbi: buttare a mare dove è necessario anche la costituzione. E temo che sia necessario abbastanza spesso. L.R. Giornalisti e popolo Non voglio dire che il vostro giornale è immondezza se cosl fosse non sarei un vostro appassionato (si fa per dire) lettore. Ma quando trovo termini (ne 6 cito alcuni trovati nelle prime 3 pagine del n. 7) tipo: excusatio non petita (che non so se l'avete messo apposta per restringere il dialogo tra voi e i più fortunati che capiscono il latino, e quel « come si dice » che segue me lo fa pensare o se scrivendo in un giornale vi montiate la testa fino al punto da dimenticare l'italiano), prefiche (ma che vuol dire!?) eclatante (che penso sia un errore di stampa di cui, a proposito il vostro giornale è pieno), mutuano (so cos'è la « mutua " ma non credo che sia la stessa cosa), ignominia (di cui riesco a capire vagamente· il senso, ma mi capita di non riuscire, con i vagamente, ad afferrare i concetti). Ora voi disprezzate, non solo il populismo di Piero Nissim, il suo modo semplicione di far politica, la sottocultura (secondo voi) che offre alle persone, ma anche tutto il suo lavoro, il discorso che lui ha inziato con la gente. Che semplifichi troppo i temi che offre sono d'accordo, che dovrebbe dare spunti tali da sviluppare di più le capacità critiche, va bene. Ma P.N. una cosa, secondo me essenziale, ha ben chiara, che quelli cui offre le sue canzoni, sono prima di 111110 degli individui, non popolo o masse. Sono contadini, operai con un grado di istruzione molto basso; persone che non riescono a capire i vostri paroloni (vedi quelli elencati all'inizio), cui nessuno offre niente, e quando sono citati in causa lo sono sempre come popolo o masse (in cui loro non si identificano) e con un certo distacco, da gente che non parla come loro, che s'incazza persino diversamente. Piero Nissim nonostante tutto è dei loro, riesce a comunicare, non mette soggezione ma attira simpatie. Non parla di •« masse » ma di « proletari giovani e anziani »; e voi dal pulpito in cui vi siete messi enunciate « fra populismo e disprezzo delle masse il passo è breve ». Ma chi è che disprezza veramente. Voi usate parlare di masse; e questa parola non racchiude, forse: distacco, manipolazione, e soprattutto disprezzo. Sl disprezzo, per· delle persone che non hanno il vostro grado di cultura, che non sono al vostro livello; e perciò (secondo voi) senza personalità, senza cervello che non possono far altro che seguire la corrente. Che qualcuno stia tentando di cancellare l'individuo, per farlo diventare « massa» è un fatto; che le vittime più vulnerabili siano quelle, culturalmente, di livello più basso, è anche questo un fatto. E voi dicendo che ciò è un fatto irreversibile (e usan'èlo questo sputtanato termine « mas~a », l'avete fatto) affermate implicitamente che vi va bene. Il perché, vi vada bene, non lo capis·co e vi pregherei di illuminarmi. Forse solo perché li disprezzate. Perché sono quelli che ince di esservene grati, non apprezzano il vostro lavoro, e come potrebbero? Perché fanno della violenza una questione di prestigio, di emulazione per poter uscire dall'anonimato, per poter avere, anche loro, un volto, anche se questo è quello della violenza. E sono i più sfruttati, i più oppressi, persone costrette ad esprimersi coi cazzotti da qualcuno che detiene il monopolio culturale e se ne guarda bene dal cederlo. Quello che voi tentate di fare non è altro che un trapasso di poteri, ~!agli intellettuali borghesi ad intellettuali illuminati più o meno compagni, che hanno la punta di diamante negli studenti. E se volete uno spunto andate a sentire le canzoni degli emigrati in Svizzera, in Germania; andate nelel loro baracche vi troverete le radici delle loro canzoni. Venite a vedere le persone tornate pazze dall'estero e ricoverate in cliniche psichiatriche ghetto, sono decine solo a Cagliari; sono vittime del sistema quanto i Valpreda, ma molto meno conosciuti, parlateci, e se vi va inchiestateli. Venite nei paesi spopolati dall'emigrazione e spiegate che il pick up deve avere un certo peso per una migliore audizione e quanto sono belle e interessanti le canzoni di Don Cherry, forse vi risponderanno « guardi cherry non ne abbiamo; se gradisce un po' di malvasia?». Antonio Piras - Cagliari Sinceramente (e possibilmente con meno asprezza): in fondo fra noi e te non c'è, poi, questa abissale differenza. La tua lettera-corsivo è di quelle tanto ben costruite da mettere in imbarazzo alla prima lettura. Ma non regge: e cade proprio sul populismo. Certo, a volte siamo "elittari", a volte ci lasciamo prendere la mano da un'idea di lettore medio, più che non dal lettore medio in quanta tale, ma facciamo un lavoro (originale e creativo, fra l'altro, e politico) e possiamo sbagliare, alzare il tiro, come si dice. Quanto al disprezzo, beh, proprio non ci siamo. L'uso della parola "masse" può essere interpretato male solo da chi sente con prepotenza i miti individualistici, come se la situazione (generale e dunque anche particolare) fosse risolvibile con interventi individuali anziché con grandi lotte di massa. Nè, credo, Mao-Tse-Tung nell'usare la parola "masse" nutriva profondo disprezzo per gli uomini, Segue • pag. 8
Contrappunatiifatti Vostro' nore, hoscopato E finalmente! Noi, lo sapete, non abbiamo mai apprezzato tutta questa confusione, non tanto morale ma di ruoli « storici ». E temevamo, sinceramente, che dopo otto anni di studi il Sant'Offizio se ne uscisse con un documento dal titolo « Sodomizzate pargulos et masturbate vos ». Per fortuna, invece, le cose sono andate a posto e possiamo sinceramente tornare a fare gli anticlericali senza essere, per questo, considerati estremisti avventuristi. Cosa ha detto la « Congregazione per la dottrina della fede » ( che è un po' il nome d'arte del Sant'Offizio)? Ha detto che si può fare l'amore solo con una persona di sesso diverso e dopo aver stipulato il sacro contratto matrimoniale. Che ci sia di strano, nel fatto che i vescovi facciano i vescovi, dio solo lo sa. Anzi: nel medioevo gli omose~suali erano mandati al rogo, adesso i vescovi si limitano a mandarli all'inferno, che sempre fuoco è, però, come si dice, metafisico. Così, se un procuratore della Repubblica, su denuncia di alcuni genitori, ci indizia per « corruzione di minorenni » per un questionario sul sesso, fa il suo mestiere, quello di repressore, e i genitori fanno il loro· mestiere di repressori. La dialettica della storia (se ci permettete di citarla in una sede non acconcia a una cosa così grossa) è fatta anche di repressi e repressori: e ognuno sceglie il ruolo che più gli aggrada e che più gli serve. A Milano, dopo solo due giorni di programmazione, viene sequestrato e processato per « oscenÌtà » l'ultimo film di Pasolini. E' un terzo episodio qualitativamente affine agli altri due: è lo scatenarsi cieco dell'armata Brancaleone che puntella questo regime che sfacela. Dall'una all'altra parte del Paese si seguono sequestri e denunce. Due episodi ancora: a Palermo è sequestrato un questionario simile al nostro, a Rovereto, dopo una minaccia analoga del preside, viene addirittura occupata la scuola. Che vuol dire tutto questo? Una recrudescenza di scrupoli morali? O invece solo la semplice continuazione di una falsa morale e della sua difesa con i sistemi repressivi sempre più raffinati che questo Stato si dà. Una continuazione che oggi, proprio perché le lotte su tutti i campi stanno assumendo una globalità e una visione totale raramente vista, non riesce più a dividere operai, disoccupati, soldati e studenti. Non è solo sul terreno della morale che si combatte: ma tanta foga repressiva da parte di un fronte così ampio (genitori reazionari, preti, giudici, presidi) significa che anche sulla morale si può assestare un colpo. Un colpo a tutti coloro che credono di difendere là morale e il pudore dando una rara prova di mentalità malata e di psicologia affetta da gravi disturbi e turbe. Il tutto per coprire, con la scusa del comun senso del pudore la •continuata e mostruosa offesa al rispetto del prossimo: lo sfruttamento inumano, la repressione continuata, la sessuofobia che una volta di più maschera la continuità della subordinazione della donna all'uomo, del diverso al « sano », dell'amore alla famiglia intesa come cellula prima dello sfruttamento. Sfruttamento su cui i sani, i confessori, i ricchi,';i maschi, campano ... con buona pace della morale. Giaime Pintor
segue da pag. 6 né, infine, si può dimenticare così totalmente che la coscienza non è un processo individuale ma un processo di acquisizione di grandi masse, della classe segnatamente. Ribadiamo un punto per noi irrinunciabile. li disprezzo (per le masse e per gli individui) ce l'ha chi afferma che bisogna francescanamente negare la propria cultura in nome di una comunicazione apparente, monca e dunque falsa. Come sempre il problema non è "deculturare " gli intellettuali, ma dare agli oppressi le capacità e gli strumenti per creare (essi in prima persona, certo, non noi) una nuova cultura. G.P. Dare etichette è sempre da coglione .. Caro Muzak se mi son deciso a scrivere è perché, con quello che si legge su questa rubrica, è impossibile non sentirsi coinvolti o, se più vi piace, provocati. La polemica nata a seguito della lettera dell'« anticomunista convinto » è la riprova, per chi ancora non se ne fosse reso conto, del clima da « notte dei lunghi coltelli » che caratterizza le discussioni in questo campo della nobile razza italiana. Queste anime (quelli che scrivono) trovano poco « alternativo » o troppo « sovversivo » (a seconda del colore della camicia) lo sforzarsi di capire le motivazioni delle altrui idee e convinzioni. Io credo che se l'incontro, invece che sulle colonne di un giornale, si svolgesse su una piazza, la disputa « orale » lascierebbe ben presto posto ad argomenti più consistenti e anche più contundenti. Che l'! talia sia in una fase di recessione è dimostrato, inequivocabilmente, dal fatto che concetti come « rispetto reciproco » sono ormai receduti nel limbo delle utopie. Comunque, è consolante rilevare come ormai si stia affermando il concetto secondo cui tutti gli antifascisti sono comunisti mentre tutti gli anticomunisti sono fascisti; le conseguenze di tale principio sono naturalmente molto positiv.:: innanzitutto finirà la confusione di tutti quei partiti che non sono « né carne né pesce », tutta quella marmaglia che non si vuol decidere ad adottare il pugno chiuso o il saluto romano, finalmente sparirà; potremo picchiarci senza l'angosciante qubbio che l'avversario possa hon essere, a seconda dei casi, un vero fascista o un vero comunista. E dire che si potrebbe, una volta ogni tanto, fermarsi a pensare che sarebbe più costruttivo pensare agli altri come ad esseri umani prima d'appiccicare loro addosso un'etichetta. Etichetta che dimostra come noi si sia poco disposti ad usare la materia grigia nel catalogare il prossimo, preferendo affidarci a questo semplicismo che, in fondo, ci dispensa da eccessivi problemi di coscienza. Vorrei, se possibile, prevenire l'accusa di umanismo qualunquista che, credo molti m'avranno già lanciato; io non sono sostenitore degli opposti estremismi (almeno non nei termini usuali), neppure sono per la pace sociale, l'amore universale o altri astrattismi di questo genere (dato che l'umanità sembra nata per sbranarsi), semplicemente, visto che i biologi si ostinano a definire l'uomo il gradino più alto della scala evolutiva, penso che si potrebbe cercare di mettere a confronto le nostre idee, per quanto opposte esse possano essere in maniera un po' meno animalesca (senza offesa per le bestie che, almeno, ammazzano per necessità). In questo triste panorama lettere come quella di Lidio Mortale (sul numero 8) dovrebbero far pensare agli irriducibili avversari che forse persone serie e responsabili disposte a bàttl!rsi solo su un piano dialettico, co!'lvinti, in buona fede. della superiorità delle proprie idee (d'altra parte è indiscutibile che chi ricorre alla violenza lo fa perché non ha argomenti per sostenere in altro modo le proprie idee e il fascismo è sempre stato un esempio lampante a questo proposito) potrebbero trovarsi da entrambe le parti della barricata. Un ultimo appunto (col che alle etichette che già mi saranno state affibiate si potrà aggiungere anche quella del bigotto): vorrei dire a Fabio (lettera sul numero 8) che anche se io non sono comunista (nonostante sia antifascista n.d.a.) non per questo quando scrivo i nomi di Marx o di Lenin li faccio precedere da complimenti tipo «porco » come tu invece fai per Dio; e questo sempre per quella sciocchezzuola di cui accennavo prima e cioè il rispet'to. Grazie per la pazienza e ciao a tutti. Enrico Frattini - Piazza XI Febbraio, 7 - Faenza. D'inviti al dialogo, come si dice, sono lastricate le strade dell'inferno. li principio di per sé non è sbagliato, per chi, come noi, crede più nei valori dell'intelligenza che in quelli della forza. E gli argomenti « contundenti » sono, sicuramente, meno progressivi di un bel dibattito. Resta un dubbio: perché partigiani della chiacchierata non violenta si trovano sempre ad essere umanisti a oltranza, 8 sostenitori della divisione del mondo in « pugni chiusi e saluti romani,. con tutta l'irritante equivalenza di gesti che formula sottintende, socialdemocratici affossatori della bestemmia inutile (« se io non dico porco Marx, perché tu dici sempre porco dio? » Oh bella: perché Marx non è sussumibile alla categoria dei suini, neanche per bestemmiare ... »), fautori del rispetto reciproco? Etichetta è una brutta parola: la usano sempre quelli che non riconoscono all'ideologia nessun valore discriminante, quelli che dicono « per me destra o sinistra sono tutti figli del signore», quelli che, in definitiva, usano la dialettica come se fosse il metodo del giusto mezzo e il dialogo come categoria morale, funzionale al mantenimento dello stato di cose presente. L.R. Per la critica Caro Muzak, vorrei dire qualcosa sulla musica e la politica. La musica è secondo la definizione classica: « un'arte che, per mezzo dei suoni, può tradurre sentimenti e impressioni sia coi propri mezzi, sia con l'ausilio di altre arti ». Penso che questa sia la migliore definizione di musica: allargando il concetto di "suono", si può reinterpretare come « Un flusso di vibrazioni acustiche che possono far provare determinate sensazioni ». Quindi, tralasciando subito l'inevitabile discorso della soggettività della musica che non entra direttamente in merito al discorso, si può affermare che la musica è un'arte compiuta in sè stessa. Però già dall'antichità si è notato che la musica si poteva ottimamente fondere con ·un'altra arte, la letteratura: la naturale sintesi di ciò è il canto. Il canto riflette subito la difficoltà di tale connubio. Difatti si possono cantare bene delle cose stupide o senza senso, e in questo modo viene offesa la letteratura ma non la musica o viceversa si può cantare male delle cose intelligenti. Quando poi oltre al canto coesistono altre fonti di suono, cioè di musica, l'equilibrio è ancora più difficile. A questo punto vorrei fare una altra distinzione fra musica e letteratura: la prima è un'arte di impressione, cioè essa evoca sensazioni e impressioni non codificate e quindi strettamente soggettiva, la seconda è un'arte di espressione cioè un modo stabilito di comunicazione e quindi legato alla volontà di dir qualcosa. Si ricorda forse nella storia sia musicale che letteraria un perfetto connubio? No, i capolavori di questa o di quella arte sono o solo musica o solo parole gli unici esempi non sono certo eccezionali: le opere liriche in cui solitamente la storia è estremamente fragile o le varie sfumature di ballate, canzoni, ecc. dove a far le spese è la musica. Anche ai giorni nostri la situazione non è molto rosea: da una parte capolavori di suono regalatici oltre che dalla classica contemporanea, da Oldfield, da Riley, da Bo Hannusonn, dai Tangerine Dream, dai Popol Vuh e dall'altra parte canzoni impegnate o di lotta come la West Coast o tantissimi conosciuti o sconosciuti cantautori nostrani. Certo la situazione è migliore vi sono molti complessi che cercano di trovare un certo equilibrio e in parte vi riescono: basti ricordare i Pink Floyd, i Soft Machine, i V.D.G.G. i Gong per non parlare dei nostrani BMS e Osanna e cosl via. Ma a mio parere la perfezione quasi assoluta è raggiunta da due soli complessi: i Genesis e i King Crimson. . I primi sono riusciti ad ottenerla attraverso una preparazione tecnica a livello eccezionale, una fervida fantasia e al tanto criticato Gabriel. Costui, accusato di istrionismo, gigioneria, mistificazione e qualunquismo politico è invece riuscito a entrare perfettamente con la sua voce nella musica dei Genesis e a cantarvi testi di notevole impegno sociale, anche se nascosti dalle metafore e dai giochi di parole a lui tanto cari. Chi non lo crede può leggersi i testi di Harold the Barre!, di The Knife, di Get'am out by Friday, di The Battle of Epping Forest, di Dancing with The Moonlit Knight, di Counting out Time e cosl via per citare solo quelli di più facile comprensione. Per i King Crimson il discorso è diverso. Se nei Genesis l'inserimento dei testi nel tessuto musicale è avvenuto per merito della voce di Gabriel, qui il merito non è del cantante o perlomeno solo in piccola parte. Il merito va a Pete Simfield che è riuscito a creare dei versi che invece, diciamo, di parlare di un fatto si esprimono per immagini e ciò li rende particolarmente adatti alla musica. Tralascio di parlare dei musicisti e in particolare di Fripp che comunque mi sentirei di poter difendere da tutte le accuse mossegli. Penso di essere andato un po' fuori tema ma penso abbiate capito che il mio giudizio sulla musica politica è piuttosto negativo (dal punto . di vista musicale!) (e anche poetico). Carlo Donzella - Genova
« Bancarà Fausto di anni venti, prossimo alla leva militare ». Così si presenta, fra l'imbarazzato e il militaresco, uno degli autori dei finti sequestri che sabato tre gennaio hanno terrorizzato Milano, e, indicando l'amico Violenza Ola farsao lavita « Non si può fare tutti i giorni le stesse cose». « I sequestri? L'unica forma rimasta di criminalità organizzata». « E poi: se tutti ti guardano ti senti qualcuno». Un misto di ingenuità quasi indecente, logica del profitto, e furbizia. Valori vecchi e indifendibili: il coraggio-coraggio, l'individualismo, il rischio. Cosl sono i cinque ventenni che a Milano, in Gennaio, hanno organizzato due falsi sequestri di persona. Li hanno condannati a 1 anno e 4 mesi, con l'aggravante della futilità. A Muzak hanno raccontato la loro esperienza straordinaria e la loro vita quotidiana. (più mite, pallido, segnato da occhiaie profonde) aggiunge « Lui è Cannatà Francesco, di anni venti, meccanico: guida come un drago ». Nello scherzo che è costato ad entrambi una condanna a un anno e quattro mesi erano in cinque. Francesco recitava la parte dell'autista. Doveva fermarsi con stridore di freni, partire sgommando e percorrere la città a 130 chilometri all'ora, driblando semafori e seminando i vigili con il passamontagna calato sugli occhi. « E' stato bravissimo », commenta Fausto. E bravi, in realtà sono stati tutti e cinque: « Per fare la vittima abbiamo scelto il Musmano Carlo, perché porta rai-ban, ha le lentiggini e .. I fascisti mllltantl organlzutl di San Babila e I cinque autori del falso sequestro (nella foto In basso). vittime della vio lenza e del miti di destra.
le scarpe a punta. Sembra proprio un figlio di papà. L'abbiamo fatto scendere due isolati prima della fermata dell'autobus. Quando è arrivato, abbiamo aspettato che fosse in mezzo alla gente, poi: frenata, scendiamo io, pistola lanciarazzi in pugno, il Bellini Giuseppe e il Campagnoli Paolo. Velocissimi. Fantastico. Anche la polizia si è congratulata». , L'effetto è stato raggiunto: un cittadino su una 128 rossa li ha inseguiti. Tutti gli agenti consegnati in caserma. Stato d'allarme. Telefonate anonime. « Cià, ué, non c'è l'uno senza il due », hanno detto i cinque·amici, tornando, eccitatissimi, al Baby bar, loro ritrovo abituale. E sono ripartiti per il secondo sequestro. Per aumentare il divertimento hanno scelto « la fermata dei paesani », in corso Lodi, come chiamano la partenza degli autobus che riportano i pendolari fuori Milano. « Più sono zucconi, più si spaventano ». Previsione azzeccata: un uomo ha tentato di arrampicarsi su una finestra, una bambina si è trovata di fronte· al rudimentale manganeJlo di Fausto, si è messa a piangere. La madre, terrorizzata, l'ha buttata in terra. Fausto ha colpito la falsa vittima con un fendente reale. Un'intera collezione di nastri è caduta dalla macchina, il sequestrato (proprietario sia della macchina che del mangianastri) si è fermato a raccoglierli. Ma questa strana attenzione per le proprietà degli aggressori, non è stata notata. Tutto si è svolto in pochi secondi. « Un panico della madonna, la gente urlava, c'era uno che si sarebbe nascosto nel selciato, tanta paura ci aveva addosso», commenta Fausto soddisfatto. Franco, l'autista, tace. Gli altri tre (tutti operai: uno all'azienda tranviaria, l'altro alla Montedison, il terzo lattoniere) dopo il rilascio sono scomparsi. Campagnoli non si fa pm vedere neppure dagli amici, ma .pare che faccia così per abitudine. (« Tutte le volte che tira aria cattiva », dice Fausto, « sparisce per un anno »). Bellini è stato sequestrato dalla famiglia: quando va al cinema deve mostrare alla madre il biglietto, non esce quasi mai, gli controllano gli orari di lavoro ( « Ma quello è un tipo alla buona»). Musmano ha messo su un bel po' di arie: va al bar nelle ore di massimo affollamento e chiama ad alta voce i suoi compagni d'avventura, col cognome per farsi riconoscere. Ha firmato parecchi' autografi. Porta sempre i raiban, « fa il divo del cinema ». Tutti e tre si sono rifiutati di parlare con Muzak. Motivazioni? « E' che in fondo non han coraggio», sostiene Fausto, « si sono presi paura ». Il rischio che hanno corso è stato grosso: con le nuove leggi sull'ordine pubblico qualsiasi Giulia della polizia che li avesse intercettati dopo una delle telefonate, mentre scorazzavano per la città giocando al sequestro, poteva aprire il fuoco e ammazzarli. Hanno rischiato anche di non essere creduti: li hanno accusati di far parte dei Nuclei armati proletari, poi di essere dei terroristi immaginari da perizia psichiatrica. In galera se la sono cavata con dieci giorni perché incensurati, ma poteva andare peggio (come è successo ad altri incensurati, magari meno scherzosi). Ciononostante si dichiarano soddisfatti: « era ut'I pezzo che non ci si divertiva così ». La vita è spettacolo « Tutto ci ha divertito », spiega Fausto, « vedere tut- • Per fare la vittima abbiamo scelto Carlo Musmanno (nella foto) perché porta I ray,ban e sembra proprio un figlio di papà •. ta sta gente in ballo per noi: prima la polizia, poi addirittura la televisione. In piedi: entra la corte. L'imputato eccetera eccetera: era come stare al cinema: scene di malavita. Solo che gli attori eravamo noi. Noi gli eroi. Noi quelli che rischiavano». Muzak: « Non avete avuto mai paura?» Franco: « Sì: hanno cominciato a leggere la condanna dicendo che eravamo colpevoli, solo alla fine hanno detto che ci facevano uscire subito. Se restavamo dentro un anno e quattro mesi, saremmo stati dei carcerati, dei pirla qualsiasi, non degli attori, perché gli attori in galera ci vanno solo per finta ». Fausto: « Dovevate vedere che scena: mentre stavo a via Moscova (N.d.A.: dove ha sede la questura) hanno telefonato due volte al Quirinale. Una telefonata anonima ha detto che eravamo dei Nap e allora hanno scambiato per una bomba i sali da bagno che la ragazza del Musmano aveva dimenticato in macchina. Hanno chiamato gli artificieri. Prima di trasportarci a San Vittore ci hanno riuniti in una stanza e un signore gentilissimo ci ha detto « ragazzi, non fatemi fare brutte figure, perché c'è fuori la televisione ». Ai carabinieri che ci scortavano li ha raccomandati di stare quattro metri uno dall'altro, faccia marziale, e a noi: « Su con la testa ». Ero· accecato dai flash: fuori ci aspettavano quattro alfette, siamo partiti a sirene spiegate». Tutto come nei film, è lo slogan che ripetono soddisfatti, però la testa alta non l'hanno tenuta. Vergogna? « No, ma non siamo delinquenti, noi siamo gente che il suo lavoro l'ha sempre fatto ». Il tono risentito comunque dura poco: nel rac~ contare come i giornalisti ·dei quotidiani più famosi, imploravano per una foto- +
Il mito della violenza e della furbizia, i film di pùgni, l'ignoranza di non aver voglia di capire e il perbenismo, il culto del denaro. Il disprezzo per la propria classe unito a condizioni materiali che impediscono di identificarsi con 1'altra classe, la borghesia. Dalle risposte che Fausto e Franco hanno dato a Muzak si delinea un'immagine triste di impotenza e solitudine, vuoto di valori malamente coperto dall'adesione formale a quelli ormai poco convincenti della buona piccola borghesia: «perché io il mio lavoro lo faccio e non chiedo niente a nessuno », « sono apolitico », « perché io di idee non ne ho » e « lasciatemi divertire ». Negli spazi di noia del bar, a vent'anni, senza niente per cui vivere e senza potere, i ragazzi del falso sequestro, proletari. senza classe, sono le vittime di tutte le false soluzioni. Dalla droga ai film, modelli di impossibile felicità, brevi distrazioni: l'hanno capito i fascisti a Milano, e hanno trasformato tanti quartieri popolari, tanti bar intasati di noia in altrettante riserve di sicari per i loro attentati, di voti per il loro partito, di idioti per la loro ideologia. L'ha capito anche la polizia che ricatta la loro debolezza e li trasforma in informatori. Lo strumento principale è la droga, l'eroina: !a distrazione più facile, una distrazione da cui non si torna indietro. La penetrazione non è difficile: il centro è San Ba: bila, poi ci sono il Fitzgerald e il Biberon (« Due locali dove girano più siringhe che bicchieri »). I nomi di chi regge le fila del traffico sono noti come quello di Riccardo Manfredi (o meno noti come quelli di Bega e Croce (amici di Braggion, l'assassino dello studente Claudio Varalli), che fanno parte di un giro frequentato anche da due dei cinque del Baby bar, Paolo Campagnoli e Carlo Musmano: l'ha scoperto la squadra speciale antiterrorismo indagando sul caso Brasili, (il giovane assassinato l'anno scorso a Mi- !ano per errore). « Se siano fascisti anche loro è difficile dimostrarlo », dichiara chi ha seguito le indagini, « uri fatto è certo: di queste bande miste in cui sottoproletari e giovani operai drogati si mescolano èon la peggior teppa fascista, ce ne sono parecchie ». E' il caso della banda Guadalupe, recentemente protagonista di una serie di rapine: il capo è Roberto Bian cini, di Avanguardia nazionale, il secondo è Mauro Persia, coinvolto nell'assassinio dell'agente Marino, ma fra i gregari c'erano giovanissimi qualunquisti e perfino un paio di elementi poi diventati di sinistra. Li univa la droga, la noia e il culto della forza e del denaro: coi soldi delle rapine tutti si sono comprati moto costosissime, e hanno giocato a vivere per un po' da nababbi. E' durato poco: ma il capo, Biancini, è già di nuovo in libertà anche se ha tentato di uccidere un poliziotto. Non gli hanno riconosciuto il tentato omicidio perché la stessa vittima ha affermato di averlo visto inciampare. Evidentemente era più utile fuori che dentro. Tutti gli spacciatori di medio calibro vengono da Avanguardia nazionale: le bande che mettono insieme (cementate con l'eroina) organizzano furti negli appartamenti, rapine e sequestri: una parte del bottino, talvolta serve come finanziamento dei gruppi d'azione fascisti. L.R.
grafia, di nuovo gli occhi di Fausto brillano. Anche Franco è felice: è diventato così famoso che la ragazza a cui faceva la corte senza successo da mesi, ha accettato finalmente di mettersi con lui; « Invece la mia mi ha piantato perché non sono maturo come credeva lei », commenta Fausto, poi alza le spalle: « ma ormai ne trovo quante ne voglio. Del resto le donne non mi sono mai mancate: e poi quel sabato. è stato più divertente di venti scopate ». In galera la musica è cambiata: niente fotografi, mangiare cattivo, paura e solitudine: « Gli altri detenuti ci pigliavano in giro: era tutta gente che aveva fatto sul serio, che era lì per una rapina, per soldi, ci hanno subito dato dei cretini e dei figli di papà ». Cominciano anche i primi dissapori: in fondo se eravamo tutti dentro lo dovevamo tutti al Musmano ». Era uno scherzo, ma tu hai cantato Arrestare Carlo Musmano non è stata una brillante operazione di polizia: i due sequestri erano stati fatti a bordo della sua A111, un passante si è segnato il numero di targa. Per rendere il gioco più eccitante e soprattutto meno pericoloso, avrebbero potuto rubare una macchina, ma hanno preferito usare quella della vittima « Eravamo brilli », dice Franco, « avevamo festeggiato il compleanno del Campagnoli con una bottiglia di spumante ». Nessuno, secondo loro, si era reso conto di rischiare la galera: « Abbiamo perfino t'!lefonato al 113 da una cabina telefonica a sequestro avvenuto ». E' stato Fausto, con una formula impeccabile: « Abbiamo rapito un raga;,;- zo: domani nome e modalità del rilascio » e poi giù la cornetta. Verso sera, smaltita la sbronza (una bottiglis in cinque?), qualche dubbio è cominciato ad affiorare: Fausto ha preso la sua macchina è andato fuori città e ha buttato via pistola, passamontagna e bastoni, poi è tornato al bar e ha consigliato al Musmano di parcheggiare la sua A111 e non usarla per un po' « Non mi ha ascoltato, sto scemo. E' andato a casa e l'hanno beccato ». Per non fare brutta figura coi vicini, si è tirato dietro i poliziotti fino alla prima parallela con la freddezza di Humphrey Bogart e le preoccupazioni di un democristiano osservante. Poi ha vuotato il sacco: ha fatto subito nome e cognome di tutti, ha fornito gli indirizzi per sveltire le operazioni d'arresto: « Il mio indirizzo non se lo ricordava », dice Franco risentito, « ma piuttosto di lasciarmi fuori si è fatto portare una guida del telefono e l'ha ricostruito». Figli di noia Muzak: Perché l'avete fatto? Franco: Per divertirci, per fare qualcosa di diverso. Il cinema, ballare e qualche ragazza sono cose che facciamo tutti i giorni. Non si può fare tutti i giorni le stesse cose." Fausto: Una volta abbiamo fatto una finta sparatoria con le scacciacani, inseguendoci da due Opel Kadett. Era il pomeriggio di Natale, salivamo sui marciapiedi, facevamo finta di puntarci addosso. Un'altra volta avevamo il davanti della macchina ghiacciato siamo scesi e abbiamo, uno per uno, slacciato i pantaloni, poi tutti insieme abbiamo pisciato contro il vetro. Abbiamo riso come matti perché avevamo fatto una cosa che gli altri non avrebbero fatto. che gli altri non fanno. Muzak: Ma perché proprio un sequestro? Fausto: Vuoi mica -=indarea •·chetzare in banca, che ti sparano subito addosso. . ., Muzak: Ma tu che ne pensi dei sequestri? Fausto: E' l'unka forma di criminalità che è rimasta, l'ultima forma vincente della malavita. Il sistema più semplice per fare quattrini. E' facile, ma bisogna essere gente coi coglioni. I soldi prima o poi si beccano sempre. Muzak: Lo faresti un sequestro vero? Fausto: per dieci milioni, può darsi clie accetterei, magari prendo il grano e poi ti sputo in faccia ... Franco: Comunque non è solo per i soldi: è per fare qualcosa. Muzak: Lo rifareste lo scherzo che avete fatto sabato? Lo rifareste di nuovo? Rispondono di sì in coro, ridendo. Da quindici giorni vivono esclusivamente dei racconti ripetuti della grande avventura. Ma Fausto non ammette nessun tipo di aggressività, niente di cui pentirsi: « E' stato un divertimento, non uno scherzo », Franco è d'accordo: « Una cosa fra noi, inventata da noi, fatta da noi, e anche pagata da noi. Gli scherzi sono cose che si fanno contro qualcuno ». Muzak: Ma voi non vi siete mica messi a mimare il sequestro in una stanza chiusa? Avete coinvolto la gente della strada. Fausto: Se eravamo soli mica ci si divertiva, come quattro pirla in una stanza. « Esibizionismo? » Tutti ti guardano, ti senti qualcuno. La domenica soprattutto è una pena « Io mi sveglio sempre alle undici, il pomeriggio lo passo al bar, gioco a carte, sento il jukebox, si bacia qualche ragazza », racconta Fau- ~to: dice che non è una bella vita, ma per fare un'altra vita ci vogliono i soldi. I giornali non li legge mai. Solo fumetti, anzi, solo Diabolik. Per Franco non è molto diverso: finito il lavoro in officina, va a casa, si cambia e va al bar a raggiungere gli amici: « E' quando non lavoro che darei le testate nei muri. La domenica soprattutto è una pena: gli altri giorni al bar c'è più gente, la domenica invece se ne vanno fuori con la macchina e ti ritrovi che non sai con chi stare ». La domenica si vede la ragazza: « Tutte sbarbate, tutte mezze sceme. Dopo che le hai portate a letto; al pomeriggio, a casa degli amici, non sai più che fare ». Una domenica che il bar alle nove ha chiuso, Franco, Fausto e gli altri tre hanno passato due ore a camminare attorno al palazzo: non potevano andare in un altro locale: « Se avessimo avuto voglia di bere, sì, avremmo potuto andare da un'altra parte, ma noi . avevamo bisogno dell'ambiente, noi è lì che siamo ambientati. E' per non stare soli che stiamo al bar». Fuori dal bar c'è solo il cinema, ma soltanto film violenti. I più belli, quelli da vedere anche due volte, sono Roma violenta, Banditi a Milano, La mala ordina, L'arancia meccanica e tutti quelli del cittadino che si fa giustizia da sé: « Mi piacciono perché mi identifico con l'eroe, mi concentro sulle sue avventure, mi dimentico di tutto», spiega Fausto, « è bello quando tirano giù gli sbirri, mi piaccionc da matti le armi ». Solo l'emozione e il rischio salvano dalla noia. Fausto conta i giorni che lo separano dal servizio militare: « Almeno cambio vita, vado nei parà ». Perché proprio nei parà? « C'é più rischio, più divertimento e poi si impara qualcosa. A cadere e a picchiare. Se mi avessero accettato sarei andato nei lagunari, nel battaglione S. Marco, ma sono di Milano e non mi hanno
voluto. Ormai il soldato si può fare solo nei corpi speciali.. Nell'esercito sono tutti dei rammolliti ». Rimpiange la legione straniera: « si viaggia e poi si ammazza sul serio». Nella polizia non ci entrerebbe; perché sono dei poveracci che pigliano 140 mila lire al mese e « prima di sparare devono sparare in aria se g,;;;,--·; . no sono assassini». Fausto invece ci vorrebbe entrare nella polizia, a fare l'autista e gli brillano gli occhi all'idea di pilotare una Giulia con la sirena, le luci e il diritto di correre. Muzak: Ma sè è così grande il vostro amore per le avventure, perché non partite per un lungo viaggio? Franco: « Un'avventura sen- --~. ~) ....... . ;:· . ~ 13 za rischio non è un avventura. Spostarti per andare in un'altra città è noioso. A me piacerebbe andare in posti come quelli di Sandokan, senza palazzi, con la natura • e gli animali feroci. Allora sì. Per questo però ci vogliono i soldi. L'autostop? Mai». Che cosa sia il rischio non riescono a spiegarlo: non hanno paura, ma non si sognerebbero mai di « andare a sfottere un tizi.ogrosso come un armadio », rischiare è bello perché dopo lo raccon_ti,perché sei diverso dagli altri. La sensazione di non avere da perdere nient'altro che la propria pelle, è presente. E la droga? Anche la droga è un modo di rischiare e una . , ~o tffl ~ a litn~□ AV/r;J1O1tS!RAHE/ITE IJt,IO CXiFò i'III.TRO I ~~o \ . Htiitfl/Atl. FAsc,sr,,ci110CR1S7i,4 I ER&AtfOW~DII o:i/Jt RISMA (jt;I\/A\/o . ' ; 1/elb/lle : ~ ASTtCA
Fausto Bancarà (nella foto In basso): • Rimpiango la legione straniera 14 perché li si viaggiava e si ammezzava sul serio ... avventura: « Io piuttosto di fumare uno spinello, mi scoperei una vecchia di ottant'anni », dichiara subito Fausto. « Ci hanno chiesto se eravamo drogati, ci hanno chiesto anche se eravamo. fascisti: nel nostro bar ce fl'è, e anche ragazzi che si bucano. Ma noi quando stiamo con uno mica andiamo a chiedergli se è di destra o di sinistra ». Si dichiarano « anapolitici » e indifferenti alla droga, anche se dopo un po' ammettono che « qualche cosa » l'hanno presa ogni tanto. « Anzi... » Fausto afferma che quelli « più inscimmiati di eroina >}, sono quelli di sinistra, perché « quelli di destra, i sanbabilini, hanno già i soldi » e chi ha i milioni non ha bisogno dei paradisi artificiali, perché i paradisi se li compra. Franco non è d'accordo: « E Carlo Bresciani e Maioli? Quelli sono di destra ». Verso chi muore di eroina, comunque, non c'è nessun giudizio negativo (in realtà si rifiutano di esprimere giudizi come giusto o sbagliato, di prendere partito, su tutto): « Si fanno tre o quattro punture, per noia, poi non possono più smettere» Chi? Tutti, tutti meno i ricchi « perché i ricchi non hanno niente da dimenticare ». Simulazione di avventura Li hanno condannati per simulazione di reato (e disturbo della quiete pubblica, procurato allarme, e porto d'armi abusivo sono caduti, perché la pistola era un giocattolo e il primo allarme alla polizia non sono stati loro a darlo, ma un cittadino spaventato). Aggravante: il futile motivo. « Siamo colpevoli di aver scherzato, ma lo scherzo non è reato», dichiara Fausto, in un ultimo supremo sforzo di recuperare il suo ruolo di persona per bene. Dopo il sequestro tutto è diventato più difficile: li hanno accusati di aver « sputtanato il bar » e adesso non li accolgono più come prima. Il gruppo si è sfasciato: « Il Musmano si è messo a parlare di fino, è uno stronzo: se sei dei nostri devi parlare come noi » A Franco, in officina, non lo lasciano più uscire a provare le macchine dei clienti, non si fidano, anche i rapporti con i compagni di lavoro si sono inquinati: « Si vede che gli è rimasto il dubbio che sono un delinquente ». La gen·te si volta per strada, e questo è bello, ma i vicini non ti salutano più e schivano tua madre (« Non che me ne freghi niente del loro saluto, però ... ») E poi se qualcuno ti da del pirla « non puoi neanche reagire e spaccargli la faccia, perché sei in libertà provvisoria ». Avevano inventato questo bello scherzo per avere qualcosa da raccontarsi, qualcosa che li unisse di più fra di loro, per potersi riconoscere nel gruppo, volevano addirittura fare un filmato delle loro gesta per riproiettarselo alla sera, al bar, si sono ritrovati più soli e disgregati di prima. Li hanno anche accusati di essere di destra: « Non se ne può più: i rossi ti atcusano di essere fascista, i neri di essere rosso. Noi non siamo di destra, tanto meno di sinistra. E poi è anche pericoloso: se un giornale scrive che sei sanbabilino, ti picchiano quelli del movimento studentesco, se un giornale dice che sei nappista te le prendi dai fasci ». « Ma non vi piaceva il rischio?»« Non per delle scemenze. Noi non parliamo mai di politica, è vero che frequentiamo gente di destra, ma per andare al cinema con uno mica gli chiedi cosa pensa ». Sembra che l'importante sia non passare per scemi, come le Brigate rosse « che fanno tanto casino e non gliene viene in tasca niente ». Lidia Ravera
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==