Muzak - anno III - n.09 - gennaio 1976

Segue da pag. 6 viste che ho menzionato prima, e in secondo luogo, che il di• scorso musicale sia scollegato da quello sui problemi sociali. Infatti personalmente credo in un giornale come Muzak per• ché non è aperto solo alla musica in modo alternativo, ma principalmente a tutti i problemi dei giovani, ponendoli in modo nuovo ed estremamente reale. Con questo intendo riferirmi in particolare alla recente rubrica sulla scuola: « Per chi suona la campanella », posta in modo nuovo e veramente interessan• te nei confronti dei giovani. Ma su certi problemi, come quelli del femminismo, dell' aborto, della droga ecc... mi è parso che l'informazione fos• se appunto rivolta a quei com• pagni già coscienti e ben infor• mati sui problemi. Cioè certi articoli presentano come scontato che a tutti i com• pagni siano chiari certi discor• si, e che leggano gil articoli di Muzak come un complemento. Infatti gli articoli, se pur pia• cevoli, facenti capo alla rubri• ca « Contrappunti ai fatti », sono appunto esclusivamente dei contrappunti, rivolti a chi ha già chiaro gli appunti ed è aper• to alla discussione, dato che co• nosce la materia. Per questo, a mio avviso, certi articoli sono riferiti ad un pubblico da avanguardia, già co• sciente di un discorso politico di base, che a volte manca alla massa giovanile, se pur informata. Questi giovani non sono legati ad organizzazioni politi• che e nonostante si trovino d'ac• cordo con l'aborto, l'emancipa• zione della donna, la liberazione sessuale, hanno ancora molte contraddizioni che non possono risolvere perché scollegati da una organizzazione politica, e che perciò devono essere dis• sipate dai mezzi di controinformazione ed alternativi da noi gestiti, che devono accogliere dibattiti e discussioni, concorrenti alla formazione politica di ognuno. Tutto questo discorso sta per essere risolto nella rubrica sulla scuola, che sta affrontando in modo positivo i problemi dei giovani e può suggerire come sviluppare il discorso all'interno delle scuole. Ad esemipo il ses• so, di cui è molto difficile par· lare nelle scuole della mia città, in termini politici. E cosl per molti altri problemi che avreb· bero una capacità dirompente nei confronti della struttura scolastica, ma che sono ancora ta• bù, per l'incapacità di tramu• tarli in un discorso politico giu• stamente gestito. Rivelava la difficoltà nel parlarne, già in una copia, un compagno di Palermo nel n. 8, immaginiamoci questo a livello di massa; e per giovani proletari senza ancora un ap• poggio politico ed organizzativo. Per questo buona parte del gior• nale deve prendere questa « pie• ga » di massa non solo nel contenuto, ma anche nella diffu• sione. Saluti rossi: Monica - Mantova Per la critica Questa « lettera » è a carattere esclusivamente (ma lo sarà?) musicale. Vorrei insomma porvi un quesito che mi assilla da pa• recchio tempo, ma al quale an• cora, pur leggendo e ascoltando musica e gente, non ho trovato risposta. Perché è in atto un vasto movimento di boicottaggio nei confronti di Genesis, Gentle Giant, King Crimson, (Jethro Tull), e anche Banco & Alan Sorrenti, e altri gruppi inglesi? A cominciare da Popoff fino a Muzak (Ciao 2001 e Nuovo Sound esclusi). lo sono un loro ammiratore (non svi• scerato né ammaliato) e non mi pare di cogliere nel loro di• scorso musicale incrinature: anzi, specie i K.C. di In The Court ... e Starless ... e Red mi paiono veramente grandi, veramente « trasportori ». E i Gene• sis di Selling ...? Va beh, forse era commerciale (perché ha venduto), ma non era bello quanto Nursey ..., già « opera summa »? E il Banco (a parte l'ultimo LP)? E i Gentle Giant? Boh, vabbé, forse saran• no « i mezzi del sistema » (ma perché?) (sono ingenuo?!): ma il loro discorso musicale, la trac• eia da cui muovono, gli intenti che dichiarano voler seguire, la popolarità della loro musica (e la universalità, mi sembra) non sono cose vere, tangibili, valide? lo sono per l'impegno politico (e credo di essere impe· gnato più di tanti altri), ma non c'è solo la politica, no?! O sì? Ditemelo. Maurizio - Cattolica Il problema è scollante. Stiamo conducendo un diballito pro• 8 prio su questo. Per ora - pur• troppo - molto interno, ma speriamo si allarghi. Non parlerei di boicottaggio, comunque, ma di stanchezza. O, se prefe· risci, di indecisione su quali SO· no gli strumenti con i quali in• tervenire. E' un problema tutt' altro che marginale: per questo abbiamo deciso di dedicare uno dei prossimi numeri alla crisi del pop. La discussione è aper· tissima. Mezzogiorno poco a fuoco Sono molto contento della im• postazione complessiva di Mu• zak. Riesce spesso ad essere uno strumento reale di conoscenza e di trasformazione di quella serie di fenomeni che caratte• rizzano il movimento e la cultura giovanile in Italia. Sotto questo punto di vista può essere definito un giornale « am• bizioso ». Infatti l'intervento giornalistico risulta multicentrico. E questo è un elemento di grossa soddisfazione. L' indagine condotta sul sociale è vitale per la riu• scita della rivista. Spesso par• lando con i compagni il « pensiero di Muzak » viene analiz. zato sempre, spesso criticato (ed è un indice di buona salute) anche condiviso (bravi!). Tutto ciò, a parte la ovvia gra• tificazione, investe il collettivo redazionale di più grosse re• sponsabilità (l'avete voluto voi infine!) che vanno necessariamente assolte (e di questo sono sicuro). Però, compagni, il Mezzogiorno? Mi sembra esista una grossa sproporzione tra gli articoli che hanno riferimento territoriale « piemontese» e quelli che guardano alle « due Sicilie ». A parte gli scherzi il problema esiste ed è grave. Muzak arriva anche al Meridione e lì forse sono un po' stanchi di leggere di situazioni che stanno a Milano, a Roma e qualche volta a Na• poli. Lo sappiamo tutti e sarebbe anche inutile scriverlo: il Mezzogiorno presenta dinamiche sociali complesse, tra loro dis• simili, con situazioni che rasen• tano il limite dell'atipia. I giovani sono inquieti, pongono domande culturali e politiche in modo pressante. C'è il bisogno della vita, dell'emancipazione, del lavoro. li Sud non è solo Napoli che pure è un buon indicatore. Ma sono i mille e mille paesi che ai giovani non offrono niente. E che potrebbero offrire, un lavoro? La crisi non l'abbiamo mica inventata noi. La lotta con• tro la noia diventa nei fatti lotta politica. L'essere un « non allineato» nel fare politica, nei costumi, nello stile di vita com• porta rischi, determina preclusioni non facilmente immaginabili. Contro queste cose si batte un sacco di bella gente che merita di essere presa in conside• razione. E diamogliela una buona mano finalmente! Penso perciò che Muzak debba stabilire rapporti con questo ti• po di realtà. Fate dei giri al Sud, pubblicate inviti per quei collettivi, per quei compagni che agiscono al Sud, che collaborino con voi. E le belle cose salteranno fuori. Ah! Fate che gli articoli, i contributi vari li diano gente del Sud. E' estremamente importante. Per evitare distorsioni, svi• sature e per battere la logica « piemontese» presente in tanti giornali che porta a esaltare fa. cilmente (troppa grazia ...) le varie situazioni e altrettanto fa. cilmente porta confusione e pes· simismo quando la realtà diventa non corrispondente al mondo delle idee che alberga in qual• che piccola scatola cranica. E adesso al lavoro! Salvo Inglese • Bologna P.S. lo sono calabrese. Critica meritata (anche se qual• cosa da Palermo, per esempio, c'era sul numero 8). Comunque giriamo l'invito ai collettivi, ai compagni, a chi crede di aver qualcosa da fare per collabo• rare con noi. Roma è al centro, in fondo, ma purtroppo non sia• mo onnipresenti. Una marcia per banda armata Nell'articolo « Una marcia per banda armala» (Muzak 8, pa· gina 15) ad un certo punto si legge: « la fabbrica illuminata» di Nono ha solo il titolo « illuminato» non la musica. Si trai· la di un refuso tipografico la frase andava /ella « ha solo il titolo illuminante». Ci scusiamo con i lettori, con Giovanna Marini e Luigi Nono.

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