Muzak - anno III - n.09 - gennaio 1976

Fumetti Fumata rossa oM AHCIIEc;oLPt ABORT1SC0OO / Vlnclno Gallo Fuori dall'aristocrazia (intelligente) di Linus, i forzati della striscia quotidiana. Il più bravo è Vincino Gallo: poeta giorno per giorno della lotta fra le classi. Sulle pagine di Linus, nostro primo e ultimo amore (naturalmente), si è aperta una polemica sulla natura, i fini e i destini del fumetto politico; l'essenziale (e forse contingente) motivo di disputa riguarda il riflesso su questo settore di quello che è un nodo decisivo della storia e della strategia del movimento operaio: qual è la contraddizione principale, qual è il nemico (o l'avversario) sul quale concentrare il maggior volume di fuoco. Per dirla con Emanuele Pirella il succo della questione e le posizioni in campo sarebbero le seguenti: « ... dobbiamo colpire solo Montanelli e Il Borghese o anche Scalfari e Panorama? O anche Maurizio Ferrara? Chiappori è nei secoli contro Montanelli. Calligaro è, da sinistra, contro Ferrara. Del Buono consiglia di guardare anche a Scalfari ». Noi ci siamo già espressi su queste colonne contro Chiappori, non perché ritenevamo sbagliato « avercela nei secoli contro Montanelli» ma perché il suo modo di avercela non fa assolutamente ridere; non è satira politica, ma elementare didascalismo politico che riteniamo necessario e apprezzabile ma, decisamente, altra cosa da quello che intende essere (per intenderci, nemmeno un'opera grandiosa come i « fumetti » di Majakovskij erano satira politica; erano grandiosi ma volevano essere ed erano altra cosa); abbiamo, poi, criticato Renato Calligaro (a costo di rompere - chissà poi perché - consolidate e care amicizie) non perché Calligaro è contro Ferrara (figuriamoci!) ma perché riteniamo che la critica (e la battaglia politica), all'interno della sinistra, se fatta utilizzando il delicato mezzo della grafica, deve fare uno sforzo grande per rinnovare il mezzo espressivo e reinventare forme e soluzioni; in caso contrario - per la velocità e l'essenzialità della comunicazione grafica - 56 il fumetto denuncia inevitabilmente la sua inadeguatezza ad esprimere la « raffinatezza » e la complessità della dialettica interna al movimento antifascista. Non credo, insomma, che le soluzioni formali e la trama espressiva con cui attaccare Montanelli possa essere la stessa utilizzabile per attaccare il « revisionismo » del Partito Comunista italiano e l'« estremismo» della sinistra rivoluzionaria. Tutto qui, insomma. Ma sul dibattito in corso sulle pagine di Linus, c'è altro da dire. La prima sensazione spiacevole che se ne ricava è quella di una dimensione casereccia e familistica; sono loro che parlano; Emanuele, Tullio, Enzo, Alfredo, Renato e odibì (Oreste Del Buono). L'intimità del dialogo tra buoni amici rischia di escludere dal discorso molti altri che la satira politica, umilmente, la fanno da tempo, discriminando, da una parte, i « satirici di massa » (Forattini, ad esempio, che - fino a qualche tempo fa - raggiungeva attraverso Paese Sera, decine di migliaia di lettori) e, dall'altra, i« satirici militanti » che, strettamente legati come milizia e attività artistica alla sinistra, fanno dell'efficacia politica l'essenziale (e unico?) criterio della bontà del loro lavoro. Pensiamo, ad esempio, al lavoro di Vannini per Rinascita e, nel campo della sinistra rivoluzionaria, all 'opcra oscura (e quasi sconosciuta anche al movimento) del gruppo di Ca Balà, e a quella di Vincino Gallo sul quotidiano Lotta Continua! Quest'ultimo è, attualmente, un caso pressoché unico nella satira politica. Nessun altro disegnatore italiano crediamo, fa una striscia quotidiana che ha per oggetto la lotta tra le classi nel nostro paese; e questo semplice fatto rimanda a un discorso ben più complesso che non può non investire l'eterna questione - logora ma non risolta - del rapporto tra arte e politica e tra intellettuale e partito. Proviamo per un attimo, infatti, a sostituire la disciplina artistica in questione (il fumetto) con un'altra: la poesia, ad esempio, e a pensare al travaglio di un poeta che, quotidianamente, deve comporre una poesia per un giornale e, in secondo luogo, al travaglio di un poeta che, quotidianamente, deve comporre una poesia utile alla lotta di classe. Partiamo naturalmente dal presupposto che sia idiota ogni discorso che voglia discriminare tra arte e arte e compilare una gerarchia tra di esse sulla base di una scala di « nobiltà » o « difficoltà ». La fatica di un disegnatore politico quotidiano; con, nella stessa misura, l'urgenza di sottrarsi al rischio grave della semplice propaganda e dell'invettiva, del semplice populismo e del didascalismo, della semplice unilateralità partitica e del trionfalismo. Ecco, questi ci sembrano (nientemeno) i problemi con cui si deve misurare il lavoro di Vincino Gallo e di quelli come lui; sono problemi pressoché giganteschi, se si tiene conto soprattutto che a monte ci sta la questione ardua della definizione (non statistica ma politica) della fisionomia del lettore medio del giornale, della sua cultura, del suo bagaglio intellettuale e, quindi, del linguaggio da usare, dei suoi segni, dei suoi codici. li modo in cui \lincino Gallo questi problemi li affronta ci sembra - pure tra molte contraddizioni - positivo e già ricco di risultati. E' utile (e lo faremo presto) analizzare più precisamente il suo lavoro avendo come riferimento quello del maggiore disegnatore di satira politica di questi anni: Roberto Zamarin e la sua straordinaria creatura, Gasparazzo. Simone Dessì

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