Cinema Gang Regia di R. Altman Fra i revival cinematografici, quello dell'America degli anni '30 è sicuramente uno dei più collaudali. Ma in genere prevale sempre l'in1erven10 « avventuroso» su quello più strettamente sociologico e, al fondo, politico. Con questo film, che narra la storia di tre evasi che si ingegnano a vivere di rapine negli Usa del '36, Altman tenta con ambizione di fornire, invece, una chiave di interpretazione del fenomeno del gangsterismo. E questo fa diminuire fino all'insignificanza ogni «eroismo» e ogni drammaticità dalle forti tin1e, riportando le gesta dei Ire in una dimenI tre giorni del condor sione dimessa sos1anzialmentc reale, in1erpun1ando la narrazione sobria e non soffermala delle rapine, con quadri di quotidianità. con la coscienza netta e comunicata che non tanlo di devianti si parla, ma di prodotti perfettamente logici di una società costruita sulla mostruosità della logica capitalistica a pochi anni dalla grande avventura imperialistica della seconda guerra mondiale. Finito il proibizionismo e entrata ormai nella • pubblica » dialettica politica la grande mafia gangsteristica, i tre che Altman ci mostra altri non sono che disperati, emarginali, poveretti. In una cornice filmica degnissima, una regia di grande stile (basti pensare alla funzione della radio che fa quasi da narratore e connettivo storico), con una recitazione non enfatica, e alcune notazioni di grande gusto (i piccoli miti e riti della classe media), il film offre uno spaccalo tu11'altro che marginale della società americana e un'inlerpretazione del fenomeno dei gangster da approfondire. Anche la scelta di attori anti-divi (baslcrcbbe la protagonista, bruttina e goffa) è funzionale alla smitizzazione del genere. Non mancano, è chiaro, cadute, come il finale in cui tulio è affre11a10 in un bisogno di catarsi e definizione non sociologica ma puramente drammatica che stride un po' con la compa11ezza generale del film e con la sua 1esi di fondo ... e la figura della donna compie un salto che. sinceramente, non è giustificatO se non da esigenze commerciali. Film indubbiamente da vedere, ma forse p1u mcisivo negli Usa, dove il suo stile a riflessioni piu11os10 che a emozioni sconvolge un pubblico medio male educato. che non da noi dove, tutto sommato, la !ematica della violenza individuale è già più gius1amen1e inquadrata. G. P. Losqualo Regia di S. Spìelberg Spiclberg è il regista che ha firmato Due/ e Sugarla11d Express: tutt'altro che improvvisatore, dunque, e tutt'altro che incapace. Tant'è che da un libro mediocre ha saputo costruire un film inutile ma con ogni cosa al posto giuslo. La trama è presto detta: in un'affolla1issima spiaggia di una noia località balneare degli Stai i Unili arriva uno squalo che si mangia due-Ire persone. Panico, intrighi, lite fra il sindaco (che ha paura che la notizia rovini la stagione turistica) e il poliziotto buono che ha a cuore la popolazione estiva (e che fra l'altro rischia che lo squalo gli mangi il figlio). Storica decisione e partenza per la caccia del poliziotto buono, assieme a uno scienziato tipicamente americano e un marinaio che la sa lunga sulla caccia agli squali. Risultalo dopo varie peripezie: la forza brula (il marinaio) soccombe, la scienza (lo scienziato) è impotente nonostante i potenti mezzi messigli a disposizione, e vince invece contro l'irrazionale (lo squalo) il cittadino medio amame dell'ordine (il poliziotto buono). Grande suspence e massima tensione, qualche amoreggiamen10 con l'Hemingway del Vecchio Il padrone e l'operaio e il mare (anche se solo apparente perché nella lotta fra lo squalo e il marinaio manca l'elemento eroico-individuale) gran• de e grandgrignolesco realismo, insomma buona confezione. Le letture possibili sono molle, fino a quella (un po' fantascientifica) che il pescecani altri non sarebbe che il comunismo (e dunque la paura del cittadino medio americano da esorcizzare). Più plausibilmente, da una pane, questo film dà la certezza che in fondo il buon senso dell'uomo medio che s'ingegna lrionfa anche sulle mostruosità e, d'altra parie, si fa strada la 1ipica morale di tulli i film più o meno orrido-catastrofici: la mancanza di identificazione (quando mai uno squalo gigante sulle nostre spiagge inquinale?) permelle la proiezione di 1u11e le paure e le ansie reali e concrete su due ore di scmipa4ra esorcizzabile (tanto è solo un film). G. P. Ilfratello più furbo diSherlockHolmes Regia di Gene Wilder I danni prodotti da Mel Brooks nella cinematografia comica mondiale sono, ci sembra. pressoché irreparabili (a parte la fortunosa fortuna di Franks1ein jr.). E' prova di questi danni il filmetto pretenzioso che porla la firma. in qualità di regista, del primo attore fisso dei film di Brooks, quel Gene Wilder che interpretava appunto la pane del nipote di Franks1ein.
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