Muzak - anno III - n.09 - gennaio 1976

Dischi ENO: Another Green World (lsland) Eno Baptiste de La Salle non è un musicista e lo fa intendere chiaramente in questa sua terza prova solistica, se si eccettua la sua coproduzione con Fripp di quella meraviglia misteriosa che resta « No Pussyfooting ». I soli partecipanti alla realizzazione di questo album dimostrano la intensità con cui Eno vi ha lavorato, il desiderio di realizzare qualcosa di personalmente compiuto, dopo le interpretazioni dandy-elettriche del pop moderno e di certa scanzonata avantguarde. Ma Eno, da non musicista, affronta il suono col piglio di un fatalismo consapevole e non certo improvvisativo: proprio l'apertura dell'album, « Sky Saw » con Phil Collins e John Cale dimostra gli intenti espressionisti ed europei di Eno, un ricercare, sul tema dell'ultima sconvolta armonia inglese, le tracce della scuola Viennese, di uno stesso Zawinul, come in « Over Fire Islands ». In più nasce in Eno l'esigenza di dare colore ai propri tentativi, opera perciò con Robert Fripp in quasi tutte le composizioni dell'album, ma dal chitarrista non coglie che il sapore mistico ed irreale dello strumento, mentre i disegni del pentagramma vengono ribaltati ed Eno prende in prestito i Neu ed i primi Kraftwerk per giocare con le percussioni ed il respiro di un rock spettrale e tecnologico. Molto belli, i lavori al sintheizer di « In Dark Trees » e « The big Ship » e aprono ali' esplosione di « Another Green ANOMROR&NWOIIID INO World », dove - con « Sombre Reptiles » e « Little Fishes » della seconda parte - Eno va a pescare quanto si ricorda dell'avanguardia inglese, da Bedford a Third Ear Band e costruisce un collage squisito. Tecnicamente è l'iterazione di impulsi di organo a dare la struttura dei pezzi, ma anche il canto, monocorde e perso, giunge a dire la sua in relazione a Robert Fripp: quest'ultimo disteso e tranquillo come mai in « Golden Hours ». Ma « Another Green World » resta opera di Eno, una non musica che vuole essere anche spazio all'immagine divertente, al lasciarsi andare con impertinenza. ad intuire anche quello che c'è o può esserci oltre la porta del rock: un suono che oggi ha bisogno anche di idee per il futuro, non certo di rimpianti per il passato. Fra le cose migliori espresse dall'ultima musica inglese in assoluto, questo album dovrà essere un punto fermo, imprescindibile quando si voglia considerare il rock ancora aperto e libero culturalmente. M.8. Note: Di Eno si consiglia l'ascolto di « No Pussyfooting » e di «Here Come The Warm Jets», ma questo « Another Green World » completa, in sé, la maturazione di un «non musicista». Joni Mitchell: The Hlssing of Summer Lawns (Asylum) Cantautrice delle più originali negli Stati Uniti, Joni Mitchell ha steso l'album che riassume la fine del movimento di rottura dei canoni ormai tipici di una certa West Coast. Ella ha vissuto a lungo nel Laurei Canyon vicino a Los Angeles, dove molti musicisti hanno tentato una forma d'autogestione comune della loro vita, ha composto capolavori di ricerca di una perfetta realizzazione femminile abbattendo l'immagine della cantante americana che possa piacere alla media, ha mostrato alla persona ma soprattutto alla donna come si possa assumere una posizione di netta predominanza sulla bastarda 4.1 immagine storica partendo dall'esame della realtà a11uale con la giusta pretesa di distruggere il proprio status bigotto e inebetito ma essenzialmente elaborando con potere critico i dati di fatto che determinano l'ordine inÌellettuale del comune cittadino americano. Le sue opere di maggior rilievo furono Blue e Ladies of the Canyon. Ma l'attuale The Hissing of Summer Lawns le supera facilmente in completezza, unitarietà, varietà d'idee e arrangiamenti. Più di una volta Mitchell si è ripetuta nel descrivere la vita nella società americana con parole semplici e di fin troppo largo effetto e anche in parte di questo album non vi rinuncia. L'effetto di «opera » comune a molte sue precedenti stesure va perso, a scapito di un'armonica intima assai più poliedrica, almeno nelle sue dirette manifestazioni. Non vanno distinte canzoni migliori o almeno più comunicative d'altre. Soltanto l'iniziale In France they kiss on the Main Street par composta per il successo a 45 giri e rimane di poco lontana dal discorso globale. Quel che è certo è che il pop americano non ha affatto mostrato i suoi limiti ma, com'era logico, ha passato un lungo momento di transizione prima che il nuovo modo d'esprimersi potesse volger a una forma definìtiva. M. R. eil Young ad Crazy Horse: Zuma ( Reprise) Chi meglio ha riassunto l'America dopo l'egemonia di Bob Dylan è parso Neil Young, e ben lo dicono i primi suoi album. Dopo il '68 e i processi di Chicago sono crollate le illusioni di tutti coloro che avevano creduto nel movimento. Young ne [u il -.:,ortavoce. Negli ultimi tre anni egli ha inciso quattro opere, una dal vivo, le altre quasi impenetrabili a chi non lo conosce di persona e ignora soprattutto nella sua personalità le conseguenze della morte per eroina del chitarrista che lo accompagnava e del tecnico del suo ' 8ff,\Vttl l'IM~..,.• . ., = ..., fl8tl -dl . • ' . . ' UNNON l.v .............. gruppo Crazy Horse. Fatto sta che Time Fades away prevedeva il periodo più difficile della sua vita. In tutto lo svolgimento dell'album Young non riuscì a nascondere la secondaria importanza che il costrutto lirico dei pezzi aveva assunto rispetto all'emotività dell'interpretazione. Tonight's the Night ne esasperava le conseguenze e On the Beach pareva esser l'ultimo tentativo di riprender il controllo della canzone in senso più stretto. A due anni dall'incisione di On the Beach esce Zuma, capolavoro del Young di questi anni. E' il suo album più commerciale dai tempi di Harvest. ma anche il più comunicativo e omogeneo. Young si mantiene distante nei sentimenti çomuni, cioè li estranea dal contesto per mitizzarli e poi distruggerli. Si ascoltino al proposito le due tracce che aprono la seconda facciata, Stupid Giri e Drive Back: alcune idee non certo progressiste vengono descritte e autoderise dall'autore, che le fa personali. Altrove Cortez the Killer le ignora, parla dell'imminente distruzione spagnola dell'impero azteco di Montezuma. Con questo, che è uno dei migliori pezzi mai composti da Young, molti altri passaggi fanno di Zuma un'opera eccellente. Nonostante le contraddizioni del mondo che egli ha creato per la sua sopravvivenza e nel quale s'è rinchiuso. M. R. Tangerine Dream: Ricochet (Virgin) 11 sogno dell'intestazione Tangerine Dream - è lasciato ad ammuffire a causa della troppa pretenziosità, della dea sterlina, dell'organizzazione Virgin, della potente personalità di Edgar Froese sempre più leader di Baumann e Franke prima che musicista. Ma questo Ricochet non è il solito gioco di harole elettroniche, la prova che Tangerine Dream funziona solo e comunque se si spoglia ed opera con un po' di semplicità. Per questo l'album è buono, ascoltabile anche emotivamente, ma pensando a quello che il suono europeo va espri-

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