Il ventesimo congresso della Fgci ha teso a delineare la fisionomia ed i caratteri peculiari dell'emergere, nella società italiana, di una nuova generazione: la •generazione degli anni '70. Il concetto di generazione non è per noi comunisti un mero stato aritmetico, né il succedersi naturale di classi di età, quanto l'emergere di una « mentalità prevalente» tra i giovani; Togliatti nel" '61 definiva una generazione nuova « quando si manifestino nell'orientamento ideale e pratico degli uomini e delle donne che si affacciano alla vita determinati elementi omogenei e nuovi ». Questi elementi sono i canali di formazione culturale (la scuola di massa, i mezzi di comunicazione, l'incertezza, nella crisi, del presente e del futuro, la fine del fascino creato dal capitalismo nella sua fase di ascesa ed il tramonto dell'ideologia delle classi dominanti. Se tutto questo, e non è poco, fa emergere i tratti originali di una generazione nuova il problema che si pone e che si è posto al nostro XX Congresso, è quello di fornire obiettivi, strumenti ed una politica in grado di organizzare e far pesare l'aspirazione, presente nella maggioranza della gioventù, alla costruzione di una società diversa. Se da un lato si manifesta con forza, all'interno della crisi, un livello nuovo e di massa della politicizzazione dei giovani, dall'altro tendono ad estendersi forme di ripiegamento individuale, di separazione del privato dal politico riconoscendo come immutabile la condizione di vita propria e della società intera e quindi scegliendo la via senza ritorno della disperazione fatta ideologia. Di qui l'estendersi preoccupante dell'uso della droga, dei fenomeni di violenza e di delinquenza giovanile, nel tentativo, dalle classi dominanti foraggiato e perpetrato, di sottrarre nuove energie alla classe operaia e al suo movimento. C'eraunavoltaBerlinguer Il XX congresso della Fgci s'è chiuso con una dirigenza profondamente mutata: cambierà anche la linea dei giovani comunisti? Muzak ha intervistato Walter Veltroni, neo-segretario della Fgc romana. Dall'esigenza di fornire, oggi e subito obiettivi di lotta che rendano a modificare in positivo la condizione materiale di vita dei giovani ed insieme di diLineare i lineamenti ed il carattere della società nuova da costruire è emersa la proposta dell'unità politica dei giovani. Compromesso storico in sedicesimo, accordo di vertice tra i movimenti giovanili, abile escamotage per mascherare un presunto integralismo? Niente di rutto questo; la proposta da noi avanzata è quella dello sviluppo di grandi, autonomi ed unitari movimenti di massa e di un incontro e di una convergenza tra le correnti ideali che si esprimono tra i giovani. Ecco dunque perché non abiuriamo sulla necessità di uno sviluppo del carattere di massa ed unitario del movimento 37 degli studenti o perché ci poniamo con forza l'obiettivo di aggregare le enormi masse di giovani occupati e disoccupati o ancora perché pensiamo di fornire al livello territoriale centri di aggregazione culturale, sociale, politica che si sostituiscano alla disgregazione propria dei quartieri della città e dei comuni della provincia. Una proposta che marcia, quindi, sulle gambe delle grandi masse e che queste tende ad investire sul terreno politico nella valorizzazione del pluralismo. La nostra proposta che, sorprendendo qualcuno, tende ad escludere una riproposizione meccanica del rapporto esistente, nel progetto del compromesso storico, tra proposta e partiti politici, va in direzione di una valutazione piena e responsabile dellegame, tra i momento dell'originalità del giovani, tra il l'adesione ad una corrente ideale ed il rapporto con le relative organizzazioni giovanili. Si pensi a come, nel mondo giovanile cattolico, si è espresso in questi anni un travaglio lacerante che, nel travolgere il movimento giovanile della D.C., ha favorito lo svilupparsi di organizzazioni progressive legate al pontificato giovanneo ( le comunità di base, Gioventù Aclista) e di formazioni venate da un integralismo di veccho stile (Comunione e Liberazione), o ancora come nell'area radicale e socialista vengano alla luce fermenti nuovi, contraddittori, ma spesso largamente positivi, in relazione soprattutto alle battaglie per i diritti civili. Originale ·è la presenza tra i giovani dell'estremismo, fenomeno rispetto al quale errato' sarebbe chiudersi in una cieca negazione della sua esistenza o riproporre steccati settari oppure cedere alla tentazione di equivoche civetterie. Il problema sta nello sviluppo di un franco ed aperto dibattito politico che tenga conto dei contraddittori processi realizzatisi in questi anni, del determinarsi di una crisi del ruolo delle formazioni estremiste nel livello attuale dello scontro di classe, della dislocazione nuova e posi riva di alcune forze, della riproposizione di vecchie politiche avventuristiche da parte di altre. Occorre oggi favorire un grande incontro di tutti i giovani progressisti in uno sforzo di mobilitazione eccezionale perché l'unità dei giovani pesi nello scontro politico in atto nel paese favorendo le forze progressiste e democratiche. La gioventù comunista che esce dalla sua assise nazionale può assicurare di svolgere il compito che un intellettuale ci chiedeva di assolvere: quello per i giovani, per tutti i giovani, di « organizzare la speranza ». Walter Veltroni segretario della Fgc romana
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