segue da pag. 17 per tanto tempo siamo stati abituati e che non ha nessun significato». Si tratta di rivendicare un'autonomia ai musicisti italiani, in sintesi, spesso anche in contrapposizione agli altri musicisti europei. « I musicisti italiani - continua Schia110 - sono riusciti a creare un nucleo autonomo, differente anche dal jazz europeo che generalmente si rifà maggiormente a quello americano. Personaggi come Gaslini, Maurizio Giammarco, Patrizia Scascitelli, Claudio Lo Cascio e tanti altri, fanno delle cose molto personali e soprattutto autoctone. Ma a differenziare nettamente i musicisti italiani, è la diffusa consapevolezza politica, che sia dichiarata o meno. Quella stessa consapevolezza che alcuni ci attribuiscono in tono denigratorio e che invece è una via giusta di cui dobbiamo essere fieri ». Un'importante verifica della nuova situazione del jazz italiano si è avuta nel recente « Nuove tendenze del jazz italiano», una manifestazione, organizzata alla Statale di Milano dal movimento studentesco, che comprendeva concerti, dibattiti, seminari, ecc. La rassegna ha fruttato delle preziose indicazioni sulle possibilità di organizzare dei festival in modo corretto e qualificato, non lasciando nulla al caso, cercando anzi di creare un confronto tra musicisti e pubblico. « La considerazione più importante » dice ancora Mario Schiano, « è che il pubblico italiano è notevolmente cambiato, e le manifestazioni jazzistiche di quest' anno lo dimostrano. Ma la cosa non riguarda solo i giovani. A Salci, un piccolo paese umbro, il pubblico prevalentemente contadino, ha mostrato di gradire il jazz più di ogni altra espressione musicale. Ma gli esempi potrebbero essere tanti. Al festival di « Nuove tendenze » della Statale di Mi- !ano, c'è stata una presentazione politica del jazz italiano. E in questa sede, la compattezza, l'atteggiamento unitario e consapevole dei musicisti, hanno dimostrato un'altra cosa molto importante: che anche i musicisti son o inequivocabilmente maturati. Questo sconvolge la concezione classica del jazzista italiano abituato alla conventicola, ali' isolamento sterile, ai personalismi e al pettegolezzo critico. Prima si era in pochi e ci si dava continuamente addosso l'un l'altro. Ora siaGiorgio Gaslini mo di più, e soprattutto si fa musica con un altro spirito ». Risulta evidente da queste affermazioni il ribaltamento di quella apparente contraddizione che generalmente viene posta come pregiudiziale al discorso sul jazz italiano. In realtà è proprio il jazz facile, disimpegnato, d'imitazione, ad essere fuori luogo e contraddittorio,. non avendo altre motivazioni se non quella di riprodurre in modo sterile e ripetitivo un gergo musicale che « vive» in altri luoghi, dove ha più ragione di esistere. 20 Al contrario, il jazz può essere uno strumento espressivo eccezionalmente ricco di sviluppi autonomi, per chi ne colga gli aspetti più stimolanti: il ritmo, il movimenro, l'improvvisazione, la creatività « aperta », l' energia liberatoria, la ritualità positiva, la dimensione collettiva, elementi che sono stati i punti di forza del linguaggio jazzistico in tutta la sua evoluzione, e che possono essere acquisiti e rivissuti come fattori estetici anche al di fuori della situazione in cui sono emersi. Elementi, inoltre, che possono essere utilizzati da chiunque senta l'esigenza di una musica che rifugga dalle formule statiche, reinventandosi di continuo come continua riscoperta e dialogo con la realtà. La situazione discografica A questa crescita culturale è corrisposta solo a tratti una adeguata situazione discografica. La prima e più ovvia risposta delle case discografiche è stata quella di importare un maggior numero di dischi stranieri. Per i musicisti italiani, invece, rimangono, con qualche eccezione, le difficoltà di sempre. In pratica solo due grosse case (la Pdu e la Rea) concedono qualche spazio al nuovo jazz italiano, ma anche qui con molta lentezza e circospezione. Ancora oggi, nel complesso, malgrado tutti i fermenti e le verifiche, un jazzista italiano, per quanto già conosciuto e richiesto, rischia di non riuscire a dare uno sbocco discografico alla sua musica, o, peggio ancora di arrivare alla registrazione e di vedersela poi bloccata in deposito per mesi e mesi. E tutto questo con la gigantesca massa di mondezza che quotidianamente invade il nostro mercato discografico. Più interessante è l'esempio delle etichette indipendenti. Una in particolare, la collana «Jazz a confronto», è da due anni in attività ed è arrivata oggi a produrre 24 Lp, con numerosi altri in preparazione. Un esempio sorprendente per l'Italia, soprattutto considerando che tutta l'operazione si regge sul lavoro di una sola persona: Aldo Sinesio, che ci ha detto: « Dal punto di vista artistico l'operazione è pienamente riuscita. Nella collana ci sono nomi più grossi e meno grossi, musicisti italiani e stranieri, realizzando pienamente quel confronto di stili e di tendenze che volevo portare avanti. Ma soprattutto viene dato ampio spazio ai musicisti italiani, ai quali generalmente le grosse case discografiche danno pochissima fiducia. Dal punto di vista economico, invece, I' operazione va vista in prospettiva. Per ora è un grande sforzo portarla avanti, ma mi sembra che il fatto di non essere in passivo sia già un risultato eccezionale, sufficiente a dimostrare che lo spazio per iniziative di questo genere c'è, e aumenta continuamente». Gino Castaldo
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