Muzak - anno III - n.09 - gennaio 1976

Rock tedesco Sognjl)iù elettrificazione Li chiamano kraut-rock perché sono tedeschi, ma non hanno niente da invidiare agli inglesi, né nella forza ironica né nella tecnologia. Sono il complesso più elettronico del pop. Mentre in Inghilterra, in America e da ultimo anche in Italia la riesamina delle radici folkloristiche sembra sempre di più il mezzo per la coniazione del nuovo linguaggio musicale (vedi country rock, revival dei cinquanta e la canzone napoletana rivisitata) in Germania il « kraut rock» (definizione coniata da qualche detrattore inglese xenofobo) risponde ancora con spunti futuristici che nel «futuribile» pongono appunto gran parte dell'enfasi anziché ricercare la sicurezza delle radici. Tra i pionieri di questa scuola, se di scuola si può paria re per iI decentramento che esiste in seguito al quale ogni esperienza è praticamente isolata dalle altre, Amon Dull a Monaco, Can a Colonia, Tangerine Dream a Berlino Ovest etc. In realtà lo spunto comune dei rockers germanici nasce se mai dai grandi sconvolgimenti del sessant'otto nelle menti dei figli della Germania retrograda e repressiva ed è quindi più un modo di porsi come avanguardia decisa a portare avanti in musica i fermenti di un momento particoJar- • mente creativo che uno stile musicale. Anche laddove perfino lo hard rock è rivisitato, come nel caso dei Guru-Guru, la conseguente scomposizione e distorsione dei colori di certe atmosfere dissipa subito ogni dubbio sull'intenzione di rifarsi al modello inglese o americano. Ora è proprio questa indipendenza culturale del rock tedesco che fa sorgere i primi dubbi quando qualche ventata di Inghilterra soffia dai solchi di qualche disco senza che peraltro si riesca a cogliere l'ironia o la evoluzione rispetto al modello originale. Così abbiamo sentito delle strane melodie di chitarra da Can (strane proprio perché poco differenti) e un clamororo ritorno, di chitarra - basso - batteria in Ricochet dei Tangerine Dream. Abbiamo 14 ascoltato quelle note, piacevoli ma spesso prevedibili, e abbiamo ripensato allo stimolo e l'apertura in Phaedra, serie di impressioni fissate su nastro dove la partecipazione dell'ascoltatore era parte integrante del discorso musicale. Bisogna intanto tenere conto che Tangerine Dream è diventato uno dei gruppi di punta nella scena concertistica inglese e che il gruppo non ha mai scritto un pezzo di musica ma ama improvvisare ogni sera in un crescendo dialettico tra i tre musicisti: Froese, Franke e Baumann. « E' sciocco affermare che suoniamo in ogni concerto qualcosa che non abbiamo mai suonato prima » dice Baumann. « Non possiamo fare ogni giorno due ore di musica completamente nuova. Naturalmente potremmo suonare per due ore •solo dimostrando tutti gli effetti differenti che abbiamo sui nostri strumenti, ma per questo non c'è problema: non ci sentirete mai fare una cosa del genere». Allora come si spiega la predicibilità di cui parlavamo prima? « E' semplice: il ritorno alla chitarra riporta indietro colori di quando il gruppo suonava con una regolare formazione rock brani dei Doors ». Dice Edgar Froese: « li fatto è che il tuo orecchio è abituato ad associare il suono della chitarra elettrica a certe sensazioni e questo è pure il motivo per cui io, Peter e Christophe abbiamo ricercato nell'elettronica nuove possibilità d'espressione, anche se non chiamerei la nostra musica elettronica, ora mi è rivenuto in mente di usare la chitarra, domani potremmo decidere di usare qualche altro tipo di strumento chi sa. Ci piace che il nostro nome sia conosciuto più per le idee che sviluppiamo che sotto una categoria tipo gruppo col sintetizzatore o musica elettronica ». Il discorso è teoricamente ineccepibile senonché quando abbiamo sentito i Tangerine dal vivo a Lugano quello che colpiva nell'uso della chitarra era proprio il ritorno di certi fraseggi presessantotteschi, l'uso dello strumento secondo parametri rock che sviliscono la grandezza di intenti del gruppo. Per il resto tutto funzionava esattamente come Edgar ci aveva spiegato. « A Berlino ci vediamo solo un paio di volte a settimana. Ognuno ha la sua vita, la sua ati;nosfera così quando ci sediamo a suonare ognuno porta i suoi colori, le sue esperienze personali. Uno di noi comincia a parlare e gli altri lo aiutano ad esprimersi compiutamente lasciandolo anche passare in primo piano. Quando il suo discorso sarà compiuto è automatico che il suo livello scenderà e uno di noi comincerà a rispondere aiutato dagli altri due. E' proprio così: ogni volta che cominciamo a suonare tutto quanto sappiamo, è chi siamo, dove stiamo andando lo scopriamo di volta in volta». E così il Mellotron di Froese asseconda le proprie attitudini onomatopeiche mimando una sonorità cara al musicista, l'acqua, mentre Baumann aggiunge velocità al ritmo pulsante delle svariate macchine che gli stanno sedute di fronte e Franke cerca alcune note sulla tastiera, forse sono le sue le più originali del gruppo. L'atmosfera cresce, si gonfia senza che mai due « solisti » si accavallino. Il rispetto per lo spazio musicale altrui regna sovrano. e va a beneficio del risultato generale. Tangerine Dream è veramente insieme. Eliminata la gestualità e lo scarico di energia fisica comune agli altri strumenti la tensione del gruppo è tutta mentale, la meta è l'inascoltato. « Andando ad un concerto di musica elettronica l'ascoltatore si renderebbe conto di conoscere almeno l'ottanta novanta per cento

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