Muzak - anno III - n.08 - dicembre 1975

che non sa cos'è la libertà o meglio la temi perché non sapresti cosa fare, ora invece hai chi decide per te!! Attaccati e gongolati pure a quei bei divertimenti e comodità, attenzione alla morale, che schifo pestare un castello di carta come la morale. Vestiti bene, ragliati i capelli, comprati i rayban, anche se è notte, la moto un portafoglio ben pieno senza fare un cazzo e urla che schifo questi contestatori. Un anarchico convinto Compagni, credo che l'autore della risposta a un « anticomunista convinto», del n. 5 di settembre di Muzak, sulla rubrica « Posta », non esprima le posizioni ideologiche del collettivo redazionale e della politica del giornale, ma siano solo le momentanee farneticazioni isolate e incontrollate di un compagno che evidentemente ha scritto in un momento in cui la passione del suo impegno antifascista gli ha annebbiato le possibilità di raziocinio. Vorrei rivolgermi a questo compagno per avviare una proficua discussione che investa il problema del rapporto dialettico che si debba (o no) instaurare con un anticomunista che è o potrebbe diventare fascista. Innanzitutto affermo che un marxista non dovrebbe mai rinunciare all'arma della dialettica, della discussione (purché democratica), del confronto anche oer far valere la superiorità teo;ica e il rigore logico del marxismo. Queilo a cui tu hai rinunciato nella tua risposta. Riguardo poi al possibile motivo che potresti tirare fuori, cioè la collocazione di fascista dell'autore della lettera, è quello che dovrà essere maggiormente dibattutto e che spero sia discusso da tutti i compagni e gli antifascisti di Muzak. Perché riguarda la politica che va a fare il giornale. Il tono, lo stile, e soprattutto, le conclusioni del tuo intervento sono assai gravi. E' chiaro indubbiamente che l'autore della lettera in questione era un giovane, e questo per il piglio della lettera e per le letture di cui ha dichiarato di interessarsi. Sappiamo pure benissimo che l'« anticomunismo», comunque ad esso ci si arrivi, è sempre frutto di ignoranza, di rozzezza culturale, di incapacità a saper discernere la realtà. E' pure un pregiudizio, un anacronismo nato da una paura antica e spesso misteriosa (dunque più paurosa). Non è certamente un'ideologia, né un qualsiasi sistema con cui si possa capire un solo aspetto della realtà. E' éunque « qualcosa » che può essere lacerato, distrutto anche totalmente, specie nei giovani, dove potrebbe non essersi ancora trasformato in orgoglioso e radicato dogma. Quanti marxisti sono riusciti a contribuire, se non alla riconversione, anzi all'acquisizione di un'ideologia, per lo meno alla riflessione, da parte dell'altro, sui propri valori? Questo vuol dire verificare continuamente la giustezza delle nostre idee. Ma perché rinunciare alla possibilità di discutere col singolo che accetti le regole della discussione democratica, quant'anche si dichiara fascista? Saluti a pugno chiuso dal compagno Lidio Mortale Via S. Berardino, 2 84025 Eboli (SA) P.S. - Tra l'altro dovevi tener conto che, nonostante tutto, il giovane si era avvicinato a « Muzak » e avrebbe potuto continuare a leggerlo... Far valere il « rigore logico del marxismo» su Muzak non è operazione delle più facili, ma lasciamo perdere. Quello su cui mi trovo a non essere affatto d'accordo con il lettore di Eboli è il sottile distinguo fra anticomunisti e fascisti: è l'anticomunismo frutto soltanto di « ignoranza e rozzezza culturale»? Allora perché comunisti sono sempre di più operai, sottoproletari, braccianti, giovanissimi e sempre meno intellettuali, professori, professionisti, docenti e luminari della scienza? Io credo (e non è certo la passione antifascista ad accecarmi) che l'anticomunismo sia una forma di profondo rancore verso l'uguaglianza che sia il terrore (travestito da ideologia) di perdere i propri privilegi, la scelta dell'oppressione. Tra anticomunismo e fascismo c'è lo stesso rapporto che c'è tra comunismo e antifa• scismo: tutti i comunisti sono antifascisti e tutti gli antifascisti sono comunisti. Facciamo attenzione a non eccedere in sottigliezze, foss'anche in nome della giusta lotta contro la rozzezza culturale, perché potrebbe accadere di perdere di vista le discriminanti fra noi e i nostri nemici, in nome di una « discussione democratica» col « singolo », formule tutte e due piuttosto vaghe. Non intendo comunque, 7 l'ho già detto nel numero 7 e lo ripeto volentieri, difendere lo slogan liquidatorio con cui ho risposto a/l'anticomunista. Ho sbagliato, ma non certo perché l'anticomunismo sia un misterioso velo facile da lacerare in quanto «anacronistico» (sarà ana~ronistico solo quando la società non sarà più divisa in classi e forse neanche allora), perché, come giustamente scrive il lettore di Eboli, l'anticomunismo a 16 anni non è ancora « orgoglioso e radicato dogma ». L. R. Ho letto la lettera dell'anticomunista convinto e sono completamente d'accordo con lui: lottare politicamente serve a poco, come risultati della lotta e ti cambia molto a livello interno, perché rimani bene o male integrato in questa società che a me fa schifo e infatti ci vivo il meno possibile dentro e faccio i cazzi miei. Potrei definirmi anch'io un fascista, ma io credo ad una realizzazione e armonia con me stesso e con chi un giorno sceglierò come compagna della mia vita. E' inutile dire « bisogna amare tutti, bisogna lottare per tutti» quando non ami e non lotti per te. Sono invece contento della campagna per la marihuana: mi fa un gran comodo, perché ritengo che uno spinello sia un ottima alternativa armoniosa allo squallore della vita quotidiana ... per quanto riguarda il resto del giornale, mi va bene per la parte musicale e il resto (politica o che cazzo) lo ignoro completamen te. Un altro dei pochi anticomunisti convinti Bé, non esageriamo, proprio fascista no, non mi sembra che tu lo sia. Soffri semmai di un eccesso di individualismo e di quella forma di egoismo molto diffusa che è far finta che la realtà si possa accettare o evitare secondo gli umori e le decisioni soggettive, oltre che, ovviamente di un eccesso di illusioni sugli armoniosi poteri della mflrihuana. L .. /'\~..\ ~- : ;; ' \:_. lstDHt Cara Lidia Raverà, scrivo a te perché sei l'unica donna della redazione oltre a essere quella che ha firmato l'inchiesta sul sesso negli studenti (aggiungo che scrivo a te anche perché parlare agli uomini è più difficile e più inutile in quanto è difficile che capiscano fino in fondo la nostra oppressione). (...) sono assolutamente allibita e inviperita per l'immagine vergognosa che ho visto appesa a un'edicola come annuncio dell'uscita di Muzak n. 7: era, per chi non ha avuto la sfortuna di vederla, una· ragazzina piuttosto belloccia o, come dicono i maschi, « appetitosa», sdraiata con il sedere ben tornito in primo piano, nuda. Oscena. Conoscendo Muzak come rivista che non si è mai piegata ai ricatti del consumismo a sfondo erotico, mi sono stupita. Ho comprato il propagandato numero 7, ho letto l'inchiesta pubblicizzata col sedere della ragazza, e il mio stupore è ancora cresciuto leggendone f contenuti seri e non antifemministi come la pubblicità faceva temere. -Ma non finisce qui: qualche giorno dopo, passeggiando, rivedo la stessa immagine su un muro, ma il sedere è coperto da una scritta che interpreta i miei sentimenti ( « Questa immagine offende la donna. Il sesso è mercè. Anche per te? Muzak pubblica la prima inchiesta sulla sessualità degli studenti »). Poiché, evidentemente l'avete incollata voi stessi, vi chiedo, un po' meno indignata ma ancora molto perplessa, che vi è saltato in testa? Una femminista di Roma Quell'immagine offendeva la donna. Ecco la spiegazione della scritta fatta stampare e incollare, infatti, proprio da noi, immediatamente dopo aver visto uscire dalla tipografia con indignazione pari alla tua, una locandina del tutto diversa da quella che avevamo concordato. (Avevamo scelto una ragazza, sfocata, sul fondo, non nuda, non provocante, non particolarmente bella, tra l'altro, coperta dagli «strilli» presi dalle risposte all'inchiesta. Ci siamo trovati fra le mani una cosa da far invidia al signor Francesco Cardella, editore felice ( e miliardario) di innominabili libelli pornografici. Golpe grafico? Distrazione degli addetti al settore pubblicità? Sciovinisti infiltrati in redazione? Comunque siamo corsi ai ripari, non tanto per salvare la facciata di rivista dignitosa (non si saremmo riusciti, la tua lettera lo dimostra), quanto perché ci fa profondamente schifo l'uso del sesso a scopo promozionale e niente aveva a che vedere con l'assioma pubblicitario « il sesso fa vendere » la nostra scelta di pubblicare un inchiesta sul comportamento sessuale degli studenti. Se avessimo potuto, avremmo levato di mezzo e buttato via le 20 mila locandine sbagliate invece di limitarci a correggerle. Tutto questo non ci giustifica in pieno e lo sappiamo: resta da autocriticare la leggerezza. L. R.

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