Poi viene la morte, vissuta attraverso tutto il racconto, non come attimo catartico, ma come attività, con un suo spessore e una sua durata, con una sua qualità disordinatrice, imprevista, cattiva che è la malattia. La lunga agonia di Ivan Il'ic è la scoperta dolorosa della direzione del viaggio, la coscienza progressiva di aver sbagliato tutto, di non aver vissuto, anzi, di aver vissuto veramente solo la propria morte. La faccia pietosa di un servo (unica nell'inquieto generale cinismo della famiglia che vede la malattia come perturbazione dell'ordine-salute), il suo modo sereno di accogliere la morte, indizio di una vita naturalmente giusta, rivelano il populismo di Tolstoj e questo può irritare chi, come noi, è convinto che non è sufficiente l'innocenza culturale del contadino a essere giusti. Resta il grande romanzo di un grande romanziere, nel minuzioso realismo psicologico che riesce a rendere la meditazione sulla morte, materialismo. L. R. Cadenza d'inganno di Giovanni Raboni Mondadorl, pg. 140, L. 3.000 La cadenza d'inganno è, in musica, quel tipo particolare di cadenza non risoluta, che invece di essere costruita sulla sequenza dominante-tonica è formata dalla successione dominante-sesta. Cadenza d'inganno è appunto, ìl titolo dell'ultima raccolta di poesie di Giovanni Raboni, titolo ben scelto e adatto a una poesia interlocutoria e dinamica, non « quadrata », fondamentalmente e sanamente ironica e solare: « parlo per me ma forse La morte di Ivan Il'it anche per voi. / Amici diciamo la verità: / di sentirci oppressi ci sentiamo felici; /ci importa adesso esser vittime, non esser liberi poi ». E' una delle quartine per l'assassinio di Pinelli, da questo punto di vista mirabili per incisività, positività e per essere in grado, pur con lo strumento cosl pericoloso della poesia, di superare in politica la retorica dei nostri morti. « Giuda dice che l'alibi del morto / era crollato: per questo il morto è sceso nel cortile. / Ma l'alibi era buono; il morto è riabilitato: / nessuno dice che Giuda aveva torto ». O ancora « Non predicate la dittatura / di una classe sull'altra, non è il vostro lavoro. / Non dite niente che possa suscitare / l'odio di classe: ci pensano già loro». Dove persino le rime (morto-torto, lavoro-loro) assumono una luce tutta particolare nel contesto « scontroso » nella rabbia lucida che traspare da queste poesie. G. P. Effe anno III n. 9-10. Ed. Cooperativa Effe pg. 46, L. 600 Gli stupri non soltanto quando uno ti salta addosso, ma anche quando sei costretta ad aver voglia di fare l'amore. Come difendersi? Come contrattaccare? In America le femministe hanno organizzato corsi di Karaté gratuiti nei quartieri dove le aggressioni alle donne erano più frequenti. L'assassinio di Rosaria Lopez è stato violenza sessista prima che violenza fascista. « L'uomo aggredisce in una donGIOVANNI RABONI LOIHCCHK> ~ lDff°"" CADENZA D'INGANNO na non un suo simile, ma una preda ». Poi c'è la fabbrica « Lavoro 14 ore al giorno, otto più gli straordinari e le pulizie dei reparti 6 e 7 », dal diario di un'operaia. Il cinema: il filone pornosadico ha sempre vittime femminili. E perfino la moda, con gli stivali troppo alti, i calzoni troppo stretti, le gonne troppo lunghe e i cappotti troppo larghi, è violenza contro le donne, che arrancano per le strade con tutta la loro inferiorità addosso. Lo racconta il numero speciale di Effe, monografico, tutto dedicato alla violenza: hanno incominciato a scriverlo pochi giorni dopo il massacro del Circeo. in cui Rosaria Lopez, 17 anni, proletaria, è stata stuprata e uccisa. L. R. Ombrerosse Dicembre 1975 pg. 176, L. 1.600 L'ultimo numero (doppio) di Ombre Rosse è interamente dedicato alla condizione giovanile. Con la consueta accuratezza e con lo spessore delle analisi (e la grande apertura politica nell'area della sinistra di classe) il giornale propone alcune inchieste sulla « delinquenza » minorile, sui giovani a Milano, su Comunione e Liberazione e i Boys scouts; un saggio orientato e suggestivo sul sesso e la repressione sessuale, un'ampia inchiesta sulla famiglia e l'alternativa alla famiglia, tratta da un documento uscito in occasione della festa di Licola. Poesie e canzoni, schede di film, libri, musica, fotografia, teatro, radio, e interventi, arricchiscono il numero di riflessioni e di una guida, seppure minima, alla produzione culturale. Forse unico difetto il prezzo: ma si tratta di un numero doppio e più che una rivista Ombre Rosse (l'abbiamo già detto sul n. 1) è uno strumento di dibattito e di conoscenza... quasi un bene durevole. G. P. di Paullne Réage Bompiani, pg. 213, L. 2.500 La donna è cosizzata dalla moda, dai profumi, dalla prostituzione. Ridotta a una vetrina, o a un elettrodomestico senza fi. li, o a un giocattolo di piacere. Il meccanismo della sua rinuncia a essere umana è, secondo Pauline Réage, masochismo, piacere di essere svuotata e punita, deresponsabilizzata. Lo racconta nella Storia di O, cagna soddisfatta, marchiata a fuo. co con un cerchiolino sulla natica. Come lei, torturate e soddisfatte, sono tutte le donne secondo l'autrice, partigiana di una alienazione non già negativa, ma liberatrice, perché tesa alla perfezione della bellezza, all'erotismo. « ìo ti amo ,. è la siglia con cui l'amante di O, conclude tutti i suoi round di frustate e Sean Paulhan nell'introduzione, invidia alle donne la loro fortuna di poter essere cose e bambine. Giusto? Sbagliato? Artistico? Indecente? Tragico? Non ci irrita l'insistenza pignola sulle pratiche violente, e neanche la scrittura (secca e precisa) o la scivolosità complessiva dell'argomento e delle tesi: ci irrita l'uso che di questo libro si è fatto e si continuerà a fare. L. R.
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