Muzak - anno III - n.08 - dicembre 1975

Il compagneo il potere Grandceittàb, astardpoosto Martin Scorsese, il regista di questo film, conosce bene ciò di cui parla. E' figlio di immigrati italiani in America, nato e cresciuto nella Little Italy di New York, educato cattolicamente ma cresciuto nelle strade. Non a caso egli fa seguire al film un lungo elenco di amici del quartiere che l'hanno aiutato a realizzarlo, a basso costo e con risultati di straordinario interesse. Il modo come esso è stato recepito in Italia, {intendiamo dal pubblico dei compagni, non dei critici ) è in questo senso rivelatore. Molti vi hanno visto una identificazione con quell'ambiente, con quei problemi, che era insospettabile appena qualche anno fa. Roma, Milano, Napoli, Torino, nei loro quartieri proletari, come Chicago, come Detroit, come New York? Non ci pare giusto correre troppo a queste similitudini generiche perché le differenze ci sono, e come, ma certo si coglie nel film un'aura, il sentimento di un qualcosa di comune, che vanno affrontati. Mean Streets procede per piccoli brani descritti vi di un ambiente e dei comportamenti legati a questo ambiente, fino a una parziale tragedia finale, giustamente non « tragica » perché quotidiana, quasi ovvia. Che i protagonisti del film si ritrovino tutti e tre feriti ( e non morti) serve appunto a evitare che il loro caso diventi troppo estremo, non riconducibile a una casistica più ampia, generale. Ma chi sono questi protagonisti? In pratica tre, sui venticinque anni, a occhio, che reagiscono in modo diverso alla loro condizione e all'ambiente che la determina. Nella Little I taly, quasi una città nella città, con suoi usi, sue feste, sua musica Carosone, le bande, i tenori, faccetta nera ... ) i modelli di comportamento sono de51 terminati da una ibrida fusione di vecchio ( il Sud dell'Italia: la Little Italy è abitata per la quasi totalità da italo-americani di origine campana, calabrese, siciliana, pugliese) e di nuovo, il nuovo di un'America urbana in cui l'ondata di immigrazione italiana si è affermata grazie alla conquista di parte di un settore fondamentale del « businìss » americano, il gangsterismo, che però per definizione comporta una divisione tra alto e basso, tra capi e scherani, e lotte a coltello e a mitra tra clan rivali. Il peso del vecchio nella sua particolare alleanza col nuovo è qui dimostrato dalle reazioni del protagonista, destinato ad integrarsi nell'ordine mafioso grazie alla protezione di uno zio, ma che risente più autenticamente di quello della morale del clan ( quella che un sociologo americano analizzatore dei rapporti sociali in un paesino meridionale italiano definl anni fa come « familismo a-morale », amorale in quanto estraneo ad interessi e solidarietà che fossero non di clan ma sociali e, ma questo l'aggiungiamo noi, di classe), e della educazione cattolica, parodia, com'è noto, della morale cristiana, ma che tuttavia lascia filtrar e della morale cristiana un qualcosa che è appunto un senso di aspirazione generica o di generico rimorso nei confronti di una solidarietà « umana » di qualche sostanza. Cattolico è il suo modo di rapportarsi alla donna, la cugina epilettica che ama, ma che non sposerà mai perché è epilettica e perché ha accettato di diventare sua amante, di « dargliela ». Cattolico e di clan è il suo senso di un dovere da compiere nella protezione di un cugino che insistendo in una asocialità provocatoria rischia a ogni passo di finire male. Questo cugino, Johnny Boy, interpretato con straordinaria intelligenza e un po' di giogioneria da Robert De Niro, è una variante nuova e più concreta del « i:ebel without a cau~e », il ribelle senza causa seèondo il titolo originale di Gioventù Bruciata, che è stato in anni passati impersonato sullo ➔

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