Muzak - anno III - n.08 - dicembre 1975

Leintervistperobabili Uuomo dalfiorellino inbocca « Le canzoni che scrivevo», ha dichiarato Francesco De Gregori, « non le riconosco più. Sono l'ombra di un fantasma che cammina». Muzak: « Ciao, Francesco, sono contento che tu abbia accettato di farti intervistare. Era da molto tempo che avevo voglia di chiarire alcune cose sulla tua musica». De Gregori: « Non c'è niente da capire ». M.: « Beh..., capisco il tuo atteggiamento, la tua modestia. Ma forse, riflettendo con calma, qualcosa da capire ci sarebbe ». DG.: « Bene, se mi dici che ci trovi anche dei fiori in questa storia, sono tuoi. Ma è inutile cercarmi sotto il tavolo. Ormai non ci sto più; ho preso qualche treno, qualche nave o qualche sogno, qualche tempo fa ». M.: « Me ne rendo conto perfettamente. Ma dal momento che hai accettato di parlare con me, credevo che avessi voglia di discutere sulle tue canzoni ». DG.: « Io ti ho accettato come una bella calligrafia, un biglietto da visita e due occhi diversi. Può accadere di tutto. Puoi anche conquistare vari uomini bruni e misurarne l'aspetto ma il mio indirizzo è via del sopracciglio destro, con rispetto parlando, e altre parti, altre parti di me ». M.: « Credo di non capire bene. Anzi sono decisamente in imbarazzo. E io che volevo parlare di canzoni. .. ». DG.: « Le canzoni che scrivevo non le riconosco più. Sono l'ombra di un fantasma che cammina. Ma Suzanne mi dà la mano come prima». M.: « E io mi associo pienamente. Ma riguardo alle canzoni, mi pare un peccato che tu voglia rinnegarle proprio ora che cominciano ad essere conosciute e apprezzate da tutti ». DG.: « I musicisti accordano il violino. Stasera suoneranno sulla luna e non importa niente se la gente del caffè non capirà la loro anima. I musicanti non piangono mai». 19 M.: « Eppure, specialmente adesso, tutti parlano di te. Le vendite dei tuoi dischi hanno raggiunto cifre insperabili fino a qualche tempo fa e perfino la RAI diffonde le tue canzoni con una frequenza che è riservata, in genere, a pochissimi nomi ». DG.: « Ieri alla televisione mi hanno detto di stare tranquillo, non c'è nessuna ragione di aver paura, non c'è proprio niente che non va. E non me n'è fregato niente mai. E tutte queste informazioni di Vincent mi vanno intorno e non mi dicono perché, mi vanno intorno e non mi spiegano perché». M.: « Comincio ad essere un po' confuso. Ma mi pare che siamo arrivati proprio al punto che mi interessava. Quello del presunto ermetismo delle tue canzoni ». DG.: « Qualcosa rimane tra le pagine chiare e le pagine scure. E cancello il tuo nome dalla mia facciata, e confondo i miei alibi con le tue ragioni ». M.: « Dai, Francesco, prima mi metti in imbarazzo, poi esageri con l'autocritica ». DG.: « Era mattino presto e mi chiamano alla finestra. Mi dicono, Francesco, ti vogliono ammazzare. Io domando chi, loro fanno cosa. Insomma prendo tutto e come S. Giuseppe mi trovo a rotolare per le scale cercando un altro Egitto ». M.: « Questa poi non l'ho proprio capita ». DG.: « Ieri, ho incontrato la mia formica. Mi ha detto che sono pazzo. Io, con occhiate profonde e un principio di intossicazione ». M.: « Ora capisco. Ma come è successo? » DG.: « Alla parata militare sputò negli occhi a un innocente e quando lui chiese « perché » lui gli rispose « questo e niente » e adesso è ora che io vada. E l'innocente lo segul, senza le ar- ➔• Francesco Ue Gregari

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