Muzak - anno III - n.07 - novembre 1975

Cinema Amisuradivita Un dentista più che benestante con moglie permissiva, moquette e studio con annesso talamo per avventure extraconiugali, perverso di noia e incomunicabilità come buona parte della sua classe, trova in una bambola di polistirolo espanso, provvista di forme piccanti a grandezza naturale (Life size, appunto), sfogo alla sua libidine. E' la libidine di toccarla, palparla, pizzicarle i capezzoli, violentarla con strani cosi nella vasca da bagno, trapanarle i plastici dentini nello studio immerso nell'oscurità. Ma è soprattutto la libidine del suo silenzio, della graziosa, passiva immobilità: 1 ife size poterla vestire e svestire, farla ammirare dalle commesse del negozio, accendere luci concupiscenti negli occhi del portinaio che ripara le tubature. La libidine del possesso incondizionato, gioco di specchi, rapporto d'amore con sé stessi, prolungamento dell'ego attraverso la muta presenza del femminino. In una parola la società maschile che fa il verso a sé stessa. Una metafora autocritica, con le compiacenze drammatiche di tutte le autocritiche, quel volersi far vedere brutti ma infelici e, in ogni caso coraggiosi. Ma è una critica, e anche delle più precise e pesanti, perché va al cuore del sistema dei rapporti fra gli uomini cioè, al rapporto fondamentale che è quello fra uomo e donne. Le donne, anzi le femministe, che della umanità femminile sono, senza dubbio, la avanguardia cosciente, si sono sentite offese perché il loro essere reificate, ridotte a pretesto puro per l'autoero54 tismo maschile, una volta tanto, invece di essere interpretato (male) dalle carnose forme di qualche Edwige Fenech, è stato indicato, epicamente, in tutta la sua drammatica plasticità, da una bambola. La polemica è scoppiata furibonda dalle colonne del Manifesto: le femministe hanno chiesto ·il sequestro. La « compagna Roberta » le ha accusate di dimostrarsi, cosl, oltre che stupide anche parruccone: « un gruppo nato per rivoluzionare schemi e rapporti, mentalità consolidate, ruoli e concezioni », dice, non dovrebbe impugnare un'arma come la censura, strumento per tradizione codino e oscurantista. Bene, noi non interveniamo su questa questione divisi, come siamo, tra l'antipatia quasi estetica per le richieste d'ordine e la coscienza anche un po' incazzata che le donne comunque devono incominciare a difendere con tutti i mezzi la loro dignità calpestata. Però quando è effettivamente calpestata e non quando come nel film di Berlanca, il disgusto e la ripugnanza stimolati nel pubblico sono direttamente funzionali alla creazione di un fronte di solidarietà alle vittime, di disprezzo per i dominatori, maschi e carnefini, miserabili fottitori di bambole. In questo Li/e size ci è sembrato, francamente, film più femminista di tante innocue lagne sulla coppia. UAmerica valbene unoshampoo L.R. Alcuni hanno visto in Shampoo la scalata sociale di un parrucchiere belloccio e di pochi scrupoli. Altri un nèmesi femminista perché questa volta è l'uomo a vender-

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