costruzione continuamente lieve, un tappeto jazzistico scolastico ma libero, e libero di vivere di ogni altra inflessione, ogni altro pensiero. Agorà trova poi nella matrice di Robert Wyatt ed in certa tradizione un po' stravolta della vecchia Inghilterra - Hatfield North, Matching Mole, Soft Machine - le voglie ed i colori necessari ad una creazione improvvisa, immediata. Un anno li ha portati ad una prima affermazione ufficiale, Montreux '75, quando l'elettroacustica dal vivo, registrata, ha visto la luce in un primo album della WEA, « Live In Montreux ». Agorà non vuol dire pop-jazz ma per suo stesso volere il gruppo ama sviluppare sensazioni, intenzioni e situazioni reali, fisiche, in modo spontaneo e basato sull'improvvisazione corale, sulla successiva stesura, anch'essa libera e comunitaria, e quindi nello sviluppo conclusivo, dove l'opera di ripulì tura e di analisi dei pezzi non abbisogna di troppi missaggi, respinge le sovraincisioni. « Live In Montreux » è un esempio incredibile di pulizia tecnica, di forza ed organicità, il tutto contraddistinto nettamente in due parti che sono complementari, la prima preparatoria, embrionale, la seconda perfettamente matura, completa e potente. E' quello che non sembra non riuscire più a Zawinul e soci quando ogni loro disco ha due momenti distinti o discordi, balzi di tempi e di spazi che non si comprendono: Agorà non soffre questi mali perché rinuncia all'arroganza ed umilmente ma con un entusiasmo pari alle doti tecniche, dipinge atmosfere complete. E' dunque uno dei primi casi di espressione compiutamente sociale, quindi politica che la nostra musica riesce a portare avanti. Maurizio Baiata Gruppo operaiodi Pomigliano d'Arco Il Gruppo si è formato verso la fine del 1974, con la partecipaziohe di operai dell'Alfasud e dell'Aeritalia, di artigiani e di studenti, tutti di Pomigliano d'Arco, un sobborgo di Napoli che ne è diventata una delle principali zone industriali. Un ciclostilato del Gruppo racconta l'episodio della costituzione: « Fu appunto in una di queste feste tradizionali e precisamente a Castiello, sulle pendici del monte Somma, dove come altri anni si recavano da Aprile a Maggio, insieme a migliaia di persone da tutta la zona, per festeggiare la locale Madonna e la nuova stagione che questi operai e studenti, riconoscendosi con le stesse esigenze espressive, di modi di vivere, la medesima ansia di ris~atto sociale e civile, decisero di organizzarsi e formare un gruppo che riproponesse il folclore musicale tradizionale della zona vesuviana, nel tentativo di rinnovare e rafforzare i legami tra la loro cultura di ex-contadini e quella nuova di operai, studenti e artigiani impegnati in un ambiente sociale profondamente trasformato nel giro di 15 anni». Il G!uppo Operaio di Pomigliano d'Arco è dunque un pro. dotto della trasformazione di Napoli, dell'impatto fra campagna e fabbrica; e dunque la sua riproposta non è un atto archeologico o magari ecologico destinato a salvare « ruderi » del passato (come altre operazioni reIl gruppo operalo di Pomlgllano d'Arc~ centi sulla canzone popolare napoletana) ma un atto di intervento, l'approntamento di altri strumenti di conoscenza di questa nuova realtà. E' un tentativo di servirsi di questi strumenti tradizionale (e della loro evoluziane) per parlare non di ieri ma di oggi. Una caratteristica del Gruppo Operaio è anche l'attenzione alle forme teatrali tradizionali, d'altronde inevitabile in una cultura in cui la gestualità è un fatto comunicativo di importanza primaria. Quindi il momento culminante del loro •repertorio è la « Canzone di Zeza ». che viene cosl descritta nel loro documento: « Espressione superstite del teatro popolare campano che viene ancora eseguita nel periodo di Carnevale, in alcune zone dello Avellinese, del Salernitano, del Casertano, a Maddaloni, Galluccio e Pomigliano. I personaggi che danno vita a questo contrasto matrimoniale cantato e ballato da soli uomini - di cui due travestiti da donna - sono quattro o cinque: Pulcinella, sua moglie Zeza, la figlia Vincenzella, l'innamorato don Nicola Paccheicco e l'Abbate Sarchiapone. Il padre Pulcinella, simbolo del tradizionale maschio patriarcale e autoritario, non vuole che la figlia Vincenzella sposi Don Ni cola, ma la moglie, ruffiana e intrigrante, fa di tutto per farli incontrare ricorrendo a tutti gli espedienti. Don Nicola, studente, estraneo al mondo di Zeza e Pulcinella, rappresentativo di altre categorie sociali, simbolo di un eventuale miglioramento, con l'aiuto di Zeza e dopo aver sparato tra le gambe di P. riesce a sposare Vincenzella e insediarsi quale futuro padre. Azione puramente rituale, la Canzone di Zeza nella civiltà contadina rappresenta simbolicamente la figura di un anno.padre-potere ormai morente che cede a rassicurare con un nuovo matrimonio sulla continuità di un ciclo naturale rigenerativo ». Accanto a questo momento rituale tradizionale, il repertorio del gruppo comprende materiali di attualità, in cui i temi della fabbrica sono innestati sulle forme tradizionali. Un esempio è la « Tammurriata dell'Alfasud », che riprende temi della canzone operaia fino dalla prima rivoluzione industriale riferendo dello sgomento del contadino diventato operaio di fronte alla violenza della vita di fabbrica. Oppure, una canzone prima e una do. po le elezioni del 15 giugno; una sull'esplosione della fabbrica Flobert di Sant'Anastasia, vicino Napoli, in cui il gruppo fu coinvolto partecipando alle operazioni di soccorso alle vittime. Con queste « nuove » canzoni, il gruppo intende continuare, dall'interno, la creatività popolare « riferendosi all'attualità e testimoniano il mutato paesaggio vitale », tentando di stabilire « un più stretto rapporto tra l'espressione culturale contadina e quella operaia, per una maggiore consapevolezza delle masse lavoratrici dei problemi della propria cultura e delle proprie condizioni di vita». Il Gruppo Operaio di Pomigliano d'Arco non ha inciso dischi per ora. Ha preso parte a numerosi spettacoli e rassegne, dai Festival dell'Unità della zona al Festival delle Tradizioni Popolari di Rennes. Forse il problema principale per un gruppo del genere è proprio quello del circuito, del rischio di coinvolgimento nel folkrevival consumistico che tenderebbe ad annacquare le caratteristiche di classe con cui nasce il lavoro dei compagni di Pomigliano. Indirizzo e telefono per entrare in contatto con Il gruppo operaio di Pomigliano: e.o Angelo De Falco, via Medaglie d'Oro, 31 • Pomigliano d'Arco - Napoli. Telcf. 8842647. Sandro Portelli
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