de a dare una collocazione critica fissa e a priori a tutti i suoi esponenti accomunati dall'erroneo concetto di scuola davisiana. E' invece decisamente impossibile. avvicinare già a livello tecnico qualsiasi incisione dei Weather Report, a quelle dei Return to Forever o degli Eleventh house. Data la dimensione industriale di cui tutta la musica vive, tali distinzioni diventano essenziali. E' invece inutile la classificazione in livelli di qualità dei diversi generi musicali. Miles Davis ascolta sia Stockhausen che James Brown o Aretha Franklin e il termine jazz, qui considerato «musica seria » è rifiutato dagli artisti più impegnati come concetto razziale per la definizione della musica dei niggers. Ora esiste solo la grande musica nera che non stabilisce classificazioni perché anche quella di Stevie Wonder è grande musica nera. Dice tra l'altro Elvin Jones in una intervista a Down Beat: • Il rock è una buona cosa perché è una forma di blues. - Inoltre è come dire jazz. rock, che differenza fa? ... Il jazz potrebbe essere venduto alla gente come è venduto il rock. Le tecniche promozionali sono una cosa sperimentata-. Il grosso pericolo è che l'industria trasformi le splendide intuizioni in formule di successo fissandole, bloccando cioè la ricerca e la creatività per non compromettere la immediata soddisfazione del pubblico che vuol dire il profitto sicuro. Certo oggi questo processo è evidente, dopo dischi come Sextant o Head Hunters di Herbie Hancock, Where I have known you before e Tota! Eclipse di Corea e Cobham, e quelli degli ultimi arrivati Eleventh house, nei quali pochissime idee prive di particolari sviluppi giustificano intere facciate; o dopo il grosso slittamento dei Weather Report di ·Misterious Traveller e Tale Spinnin, con il completo annullamento della dimensione strumentale jazzistica-improvvisativa. Sembra effettivamente che la attualità del suono sia oggi diventata moda, ricetta per far soldi. Ma l'impasse non è generata dalla natura dell'incontro tra le due espressioni musicali, ma dalla mancanza, riscontrabile in quelle incisioni, del perfetto equilibrio tra di esse. Il termine rock-jazz significa qualcosa di diverso dal semplice hard rock rivisitato ed eseguito con timbri e musicisti diversi. Il suo significato di fondo è legato alla ecceziona!e sensi• bilità creativa e ricettiva sviluppata dai Weafher Report di I sing the body electric, Sweetnighter, Live in Tokio; da Joe Zawinul nel suo Lp. solo, e naturalmente dalla produzione di Miles Davis almeno fino a On the Corner. E' impossibile definire veramente quei suoni perché ci troviamo davanti a sintesi inavvertibili e perfette di intelligenza e di immediatezza nella ricerca, insomma di CO· lori tra i più attuali della nostra sensibilità musicale. Il ruolo dell'industria è sempre pericoloso quando è a contatto con fenomeni di larga rispondenza sociale, ma per non cadere nell'ambigua affermazione che ogni prodotto legato al favore di un certo pubblico sia automaticamente di scarso livello artistico, dobbiamo anche spo• stare il discorso sulla generazione a cui fondamentalmente questa musica è rivolta. Ammessa la ragione sociale di certi schemi espressivi del rock, è giusto che questi vengano strappati al monopolio di un contesto m u sic a I e ideologicamente neutro o, peggio, reazionario quale quello dell'attuale rock -scene, e costituiscano una base di significati da sfrutta• re e sviluppare verso una nuova dimensione culturale. Una dimensione non più ingenuamente freak, ma legata finalmente agli importan· tissimi problemi del linguaggio e della ricerca più com pleta di una rispondenza tra le proprie direzioni creative e quelle sociali e politiche. Bruno Mariani
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