Spazioapcrto ... dasinistra siode unosquillo A cura di Marcello !:,orno Su questo numero intervengono un ex liceale e una studentessa. E' nostra intenzione fare di questo spazio aperto una tribuna permanente, aperta alla collaborazione di tutti i protagonisti delle esperienze del movimento degli studenti. Vogliamo diventare uno strumento di discussione per il movimento giovanile, per questo è necessario che tutti i collettivi ci inviino i propri documenti, contributi, lettere, per permettere a Muzak di diventare una « memoria » collettiva di tutte le esperienze. Quello che non potremo pubblicare servirà per un archivio a disposizione di tutti. Chi avesse bisogno del testo completo dei progetti di legge, di riforma della scuola può richiederlo in redazione. Una telefonata di Rosina, femminista del Castelnuovo Finalmente interviste a studenti e non solo a dirigenti del movimento. Le interviste poi erano molto belle, forse troppo personali, ma è interessante che ci sia un giornale che parli di cose che viviamo tutti realmente. Ho iniziato a parlare in un collettivo femminista. Tra sole donne è più facile; anche se è importante l'unità del movimento... e soprattutto le classi miste. Voglio raccontarvi 5 episodi accaduti in 5 scuole romane: ali' Armellini, una scuola di 1950 ragazzi e 50 ragazze, costoro hanno dovuto essere accompagnate al bagno dai bidelli, passando attraverso 2 file di maschi provoca tori schiera ti. Al Santi le ragazze sono costrette a portare anche di estate un maglione sulla camicetta, per non farsela sbottonare dai ragazzi più « intraprendenti ». In una scuola maschile di cui non ricordo il nome, la professoressa di francese, una ragazza impegnata politicamente, veniva continuamente bersagliata di cartoccetti sul sedere, ed ha dovuto andarsene. In una scuola femminile in cui si erano rotte le tubature, una moltitudine di ragazze si sono recate in processione al bagno per vedere l'idraulico che aggiustava i tubi, vestito succintamente. In una classe di un liceo misto, una ragazza che si è permessa di parlare della pillola in classe è stata immediatamente isolata; la classe si è divisa nel gruppetto delle « vergini » e il gruppo dei maschi con l'unica dissenziente. Se voi di Muzak partecipaste alle riunioni cittadine dei collettivi femministi delle scuole romane vi accorgereste di quante cose non sono ancora superate. Mi ha convinta la frase dello studente di Ostia: allora, nella scuola come la vogliamo noi, studiare servirebbe ad essere meno egoisti, il metodo di studio a battere l'individualismo e la competitività. E anche, aggiungo io, queste assurde vicende nate dalle divisioni e dalle repressioni dei sessi. 38 Lettera di Maurizio Furia, ex allievo di Vittoria Ronchey In « figlioli miei, marxisti immaginari » sarei lo studentello borghese descritto a pag. 138 che la domenica mattina accompagna il barboncino della mamma nei « quartieri alti », davanti al pasticcere che la signora Vittoria è solita frequentare. Lo stesso che il giorno dopo, la scuola avrebbe trasformato nel pericoloso sovvertitore della tranquillità del « professore ». Tutto ebbe inizio in quella « squallida campagna romana » descritta con tanto disgusto dalla bergamasca, in mezzo alle baracche. Dai salotti natali ad una scuola il cui punto di forza è proprio quel suo situarsi in mezzo ai « baraccati », il passo era stato indubbiamente più lungo della gamba; e l'impatto con una simile realtà fu per lei particolarmente traumatico anche perché tornava all'insegnamento dopo la pausa del 68-71. Pressessantottesca quindi non solo metaforicamente, credeva persino nel « dare del lei » agli alunni. E al suo ritorno nella scuola si prese proprio un bell'esaurimento. Delle sue ultime deliranti lezioni di storia, ricordo che, dopo aver manifestato la sua incondizionata ammirazione per Carlo Alberto, e soprattutto per i suoi baffi, e sottolineato il gusto raffinato del nobile sovrano per le tappezzerie francesi, giunse perfino ad affermare che del resto « alla base dei gloriosi successi napoleonici ci fosse la scoperta delle ingessature ». Per arrivare nei giorni seguenti a far lezione ai muri, ad interrogare alunni inesistenti, ingessati ma a causa del governo Andreotti. Peccato che queste cose nel suo libro non le abbia scritte, avrebbe senz'altro divertito di più. La totale ascientificità delle sue affermazioni storiche era talmente radicata da riflettersi anche nelle considerazioni politiche verso la situazione immediata che poi era la causa di fondo del suo trauma: la contestazione studentesca. La sua spiccata miopia politica, frutto della sua collocazione sociale, la spingeva ad identificare alcune deviazioni negative del militante politico, con una generale irrazionalità di fondo, pura distruttività del movimento degli studenti: tutti borghesucci primitivi che si permettono di disturbare la tranquillità delle poche persone colte e ragionevoli. E fa]. lì anche il suo estremo tentativo: dividere la classe, la 5' E ( non M), in classi, vale a dire studenti di categoria A e B. Le sue discriminazioni naturalmente non avvenivano su basti razionali, ma estetiche: « quelli di serie A sono belli e intelligenti e possono studiare, quelli di serie B no ». Fummo tutti d'accordo nel « buttarla fuori » e così dovette rifare le valigie e andarsene. Ora, col libro sulla sua passata esperienza scolastica romana, ha tentato un.i striminzita rivincita personale sparando a zero sui suoi « trasfiguratori » con le sue chiacchiere isteriche. Per ora con un decreto ad personam del ministro Malfatti è stata distaccata ali 'ufficio studi del ministero dell'Istruzione, come esperta di pedagogia! e
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