Muzak - anno III - n.07 - novembre 1975

teressa neanche più: la linea è « imbesuire » la gente coi grattacieli che bruciano, è come un rito per scaricare su disastri finti le tue ansie. Ma è aprire una valvola per fare un buco: esci dal cinema e sei peggio di prima. A teatro almeno c'è la presenza, l'attore può sempre sbagliare, può morire, una rappresentazione è sempre irripetibile. Non ne esistono due uguali, mai. Muzak. Quanta importanza ha l'abilità dell'attore per la validità di un fatto teatrale? Dario Fo. Non bisogna confondere la tecnica con la cultura. E' la cultura che determina l'istinto, e per fare teatro l'istinto ci vuole. E' la tua capacità di avere un rapporto con la gente. Dcvi essere come un pescatore che butta l'amo e poi aspetta, sente tirare un po' la canna, molla un attimo, quando il pesce ha abboccato ne sente il peso e tira su... il pesce è lo spettatore: lo spettacolo è una lotta continua, fra te e lui, non c'è mai stacco, è un dialogo. Quando si dice quarta parete non è un fatto geometrico, è la presenza di un pubblico di fruitori che isola il palcoscenico, che interrompe il rapporto. E guarda che questo può avvenire anche se il palcoscenico è stato sbattuto via, anche con Luca Ronconi, regista d'avanguardia, che manda gli attori a sedersi sulle ginocchia del pubblico, a tirare i capelli alla signora della terza fila, a metterla in imbarazzo ..... quella che si ottiene con queste provocazioni premeditate non è partecipazione. La partecipazione è sempre razionale, mai fisica. Quella fisica è una semplice reazione. Una cosa per cui il pubblico ancora una volta è oggetto, vittima. Muzak. Di che cosa si ha bisogno per fare teatro? Un momento dei dibattit che seguono sempre gli spettacoli di Dario Fo Dario Fo. Dipende: Streheler ha bisogno di un fogliopaga giornaliero di un milione, 70 riflettori, 50 giorni di prove, dieci pulmini .. Io per le tournèe uso un camioncino del mercato, posso allestire uno spettacolo anche senza luci, e le prove le faccio recitando, così posso cambiare non secondo i copioni, ma secondo le reazioni del pubblico. Comunque non mi sento di polemizzare su questo. La verità è che il teatro non è interclassista: esiste il teatro per il proletariato e quello per i borghesi. Io, se un giorno decidessi che il proletariato ha bisogno di uno spettacolo preparato con 50 giorni di prove, farei anche quello. Il mio punto fermo è solo il destinatario del mio teatro: i mezzi li posso modificare mille volte. Muzak. Che cos'è secondo te l'operazione più importante che hai fatto in tutti 'questi anni? Dario Fo. Levare alla gente la paura del teatro, lo spavento del chissà cos'è... il panico e la timidezza dell'uomo comune davanti al fatto estetico. Non ci sono regole. Muzak. A un nostro lettore che ha voglia di fare teatro, sapresti dare un consiglio pratico? Dario Fo. Gli direi: prima di tutto cerca di capire se hai il senso del teatro. E' fa. cile: ha senso del teatro chi riesce a farsi ascoltare dagli amici. Attore è quello che riesce a bloccare l'attenzione del pubblico. Poco importa come ci riesce, può ballare gestire parlare cantare dialogare raccontare lamentarsi... basta che ci riesca. Un attore è un fabulatore. Non un mago, ma neppure un pupazzo. Intervista a cura di Lidia Ravera

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