Muzak - anno III - n.07 - novembre 1975

finitivamente lasciato da parte le pur lucrosissime aggregazioni di massa, e continuano ad operare, ma dissociati da quella loro immagine pubblica che stava diventando leggendaria, emblematica, come se i giovani musicofili avessero finalmente trovato i loro veri nemici con tanto di nome, cognome e faccia da riconoscere e da combattere. Zard e Mamone, che hanno osato speculare sulla libertà acquistano una faccia più cattiva di chi quotidianamente specula sul lavoro operaio. ·« La beffa di Santa Monica» e « La strage di Lou Reed » sono tra le tappe di questa marcia musicale anticapitalistica. Alla fine sembra perdere il grande circuito speculativo e il totale appannaggio della musica « giovanile » rimane, come una patata bollente di enormi proporzioni, in mano ai circuiti politici, tra i quali spicca, per gigantismo politico-organizzativo, quello del Partito Comunista. E come ha raccolto questa difficile eredità il PCI? Quale è stato il riflesso di questa nuova situazione nell'immenso circuito delle feste de l'Unità e delle altre manifestazioni legate al PCI? Alterno, disunito, in fin dei conti problematico, con gli scrupoli, le prudenze e anche con le lacune che il Partito Comunista ha sempre dimostrato di possedere come caratteristica endemica nel complesso della sua politica culturale dal dopoguerra ad oggi. Oggi, la direzione del Partito appare profondamente divisa tra due linee di tendenza: quella di raccogliere e continuare le pressioni che da più parti hanno spinto affinché il PCI diventi la forza egemone di un rinnovamento progressista nella cultura ( ..e vengono tristemente alla memoria tutte le occasioni mancate in questi ultimi trenta anni, bruciate da dispute sull'ortodossia e la libertà dell'artista) e quella contraria, che tende a svalutare e minimizzare la portata politica degli incontri culturali basati sulla musica. Malessere che è espresso chiaramente dalla FGCI romana che ha organizzato a Roma un festival (quello del Pincio) in cui, con tutte le riserve possibili, in pieno travaglio da reclute della cultura, è stato tentato un abbozzo di discorso organico. « Con il festival del Pincio abbiamo tentato di formulare una proposta, che fosse riflessione e insieme indicazione rispetto a quanto si è agitato e si agita all'interno delle nuove generazioni », dice Gianni Borgna, segretario provinciale della Fgci romana « generalmente gli stessi « Festival de l'Unità » non si pongono questo problema, e risultano molto spesso momenti di incontro e di intervento molto importanti, ma disorganici, strutture riempite in modo più o meno casuale. E non basta più neppure la cosid- • detta politica di qualità, il proporre nomi e spettacoli di prima grandezza, al posto dei vecchi festival molto simili alla sagra paesana ». E' questa l'ambiguità, la spaccatura che ora pesa al Partito e che dovrà essere risolta per la continuazione del discorso. La dimensione paesana, che è la matrice originaria delle feste de l'Unità, non è assolutamente più sufficiente, tanto più che oggi nessuno, e in particolar modo i giovani, si accontenta di musica tout court, senza attributi di carattere politico o di intelligenza creativa. « La questione fondamentale è comprendere che le grandi masse, in particolare giovani, sentono di stare assieme, e che questo bisogno si esprime in forme direttamente politiche », aggiunge Borgna « Le grandi aggregazioni che si realizzano oggi intorno alla musica sono momenti di espressione della aspirazione ad una società e ad una vita diverse: del resto, dal momento 11 che noi diciamo che l'attuale crisi del capitalismo è crisi politica, economica, ma anche morale, implicitamente diciamo che oggi la politica si intreccia indissolubilmente con la vita, con i nuovi valori da costruire, con i modelli di comportamento e di rapporto interpersonale che è necessario indicare. Questo significa, in particolare nel momento di approccio con le nuove generazioni, superare ogni schema tradizionale e « liturgico » di intervento politico e, nello stesso tempo, prospettare precise linee di scelta e di tendenza ». Responsabilità tanto più grande se si pensa all'enormità del circuito del PCI. Quest'anno migliaia di festival si sono svolti in tutta Italia, in ogni paese e città, da quelli più piccoli di quartit:- ri a quelli cittadini fino ~I gigantesco nazionale di Firenze, con una partecipazione di pubblico quantitativamente incalcolabile. Responsabilità, quindi, verso un pubblico sempre più assetato di risposte culturali, verso i musicisti, molti dei quali quasi interamente gestiti dal PCI, e infine verso la situazione politica, nei confronti della quale la musica si sta sempre più chiarificando come strumento di lotta o comunque di emancipazione: A questa domanda manca una risposta organica e coerente. Per questo, e anche per effetto del decentramento organizzativo delle strutture del PCI, la proposta culturale dei festival si è risolta in un gigantesco calderone, ricco di squarci interessantissimi, ma disunito e informale nelle linee generali; e soprattutto si è sentita la mancanza di un ripensamento sulla nuova situazione, sui nuovi rapporti che la realtà impone. Quest'anno si è visto di tutto, dai Locomotive Kreutzberg agli Henry Cow, da Archie Shepp a Don Cherry fino a Raffaella Carrà e Gianni Morandi, oltre i soliti Dalla e Venditti: rifiuto di scelte coraggiose o volontaria e consa• ...

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