Muzak - anno III - n.06 - ottobre 1975

tere. Per gli uomini il denaro, per le donne il denaro degli uomini. Essere corteggiate, cercate, accompagnate per noi è un imperativo categorico, non si sfugge. Una gita al mare, in macchina, con i rampolli della Roma bene, è stata una tentazione troppo forte per Rosaria e Donatella, lo sarebbe stata per il 90% delle loro coetanee. Essere invitate, vuole dire essere accettate, essere accettate vuol dire esistere, e tutto questo è essere donne. Si potrebbe continuare a compiangere il nostro sesso, la debolezza, anzi l'abitudine alla debolezza più della debolezza stessa, per cui siamo preda facile alla prepotenza della forza altrui, vittime storiche, vittime designate. Ma non ne ho voglia: la commozione di subito, la rabbia, e il disagio, la paura. Sono stufa abbastanza di questi sentimenti « femminili », sterili e perdenti. Mi tiro su, dritta sulla sedia e alzo gli occhi e alzo la testa, mi sento addosso la voglia di fare un comizio e devo avere uno sguardo un po' esaltato perché una signora seduta Il vicino sente il bisogno di dirmi che lei ha due figlie e che ha detto loro fin da piccole di non eccettare passaggi dagli sconosciuti. Il rimprovero alle « sbarazzine assassinate » è sottinteso, la signora in questione ha un cappello piuttosto complicato, e l'aria di sapere il fatto suo, è molto per bene. Probabilmente le sue figlie sono costrette a truccarsi gli occhi in ascensore e a uscire accompagnate dal fratello... ma noi non dobbiamo sempre difenderci. (Mi ricordo tante sere, perso l'ultimo autobus, camminare infreddolita per mezza ora, tirando dritta a tutte le offerte di passaggi, a tutte le macchine che rallentano, a tutti gli sguardi che sporgono untuosi dal finestrino: paura). Glielo dico: siamo stufe di avere paura, di non poter rispondere a un sorriso, perché li dietro si nasconde il pericolo di essere toccate, violentate, picchiate, disonorate, insultate, uccise. Il suo sorriso di smorza, mi guarda gelida: « Cara signorina, il mondo è cattiva, bisogna sapersi comportare. « Eccola la morale della fa. vola: i fascisti dei Parioli sono dei mostri (cioè delle eccezioni, prodotti guasti di una società sana) e le vittime sono due innoventi vanesie, che « non hanno fatto attenzione ». Mi alzo irritata. Non mi piace, non mi è mai piaciuta la parte della vittima. E preferisco l'odio alla paura. Un tizio mi lancia un'occhiata valutativa da un momento all'altro potrebbe mettere mano al portafoglio, o al coltello, o aprirmi la porta della macchina, o sbottonarsi i pantaloni o porgermi un anello... Nel dubbio lo insulto. Una cosa tipo « và a nasconderti vecchio bavoso ». E' una sciocchezza,ma sto subito meglio, mi godo come una bibita ghiacciata la sua espressione sbalordita: essere nella parte dell'aggressore (è un nome difficilissimo da declinare al femminile) mi tranquillizza. Forse il nostro di lamentarci, piangere le nostre vittime, e subire, non è un destino, e allora si può cambiare. Mi viene in mente che dovremmo organizzare un grande servizio d'ordine femminile, una ronda armata, che batte le strade della città, controllando che gli uomini non facciano violenza alle donne, una specie di volante antitupro, antipalpeggiamenti casuali sull'autobus, antivolgarità gratuite e umilianti, un gruppo di autodifesa femminile. Sarebbe libero e volontario, gestito dal movimento di liberaione della donna e magari finaniato dallo stato, tutte imparerebbero che si può non avere paura, vendicarsi, vendicare le altre donne ... Lo chiamerei GARL Gruppo Armato Rosaria Lopez. Lidia Ravera

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