Tornacasa Lenny Chi scrive ha una prozia barricadiera, militante di via dei Volsci, e fin da quando erano piccoli essa, imprecando contro re, papi e signori, amava avvertirci che nella vita c'è un mezzo infallibile per capire sempre dov'è il giusto e dove l'ingiusto: pensarla esattamente al contrario degli americani. Noi, lo sapete, rifuggiamo l'estremismo settario: ma esistono alcune prove, a cui siamo sottoposti, che ci fanno vacillare nella nostra profonda adesione al pluralismo e alla libertà d'espressione. E ciò accade, in special modo, quando assistiamo a opere, vuoi filmiche vuoi letterarie, di sottile, raffinata e inzuccherata ambiguità. E' cosl che, usciti dall'aver visto Lenny, abbiamo avvertito uno strano disagio. Già, perché si tratta di un film di tutto rispetto sul piano formale (per quanto ... ) con attori incredibilmente bravi (valga per tutti un Dustin Hoffman clie non cessa di stupirci), nessuna sbavatura di rilievo (a parte una di cui diremo), insomma un prodotto veramente convincente. Ma, attenzione, guardiamo la trama: America anni '50 ( ci vien detto di sfuggita, non lo si capisce affatto, anche perché, la struttura a flash-back incrociati crea una confusione del diavolo: si passa da Eisenawher all'assassinio di Kennedy, e poi di nuovo indietro, etc.), un promettente attore di cabaret preferisce far successo dicendo cose spiacevoli, ma vere, piuttosto che fare il manichino un po' scemo come i suoi colleghi. Sposa ex-spogliarrellista e comincia il « tragico cammino della droga » ( bello eh? ) . Disavventure varie, la exspogliarellista finisce in galera per detenzione di una non meglio identificata « streppa » ( marijuana, eroina, cocaina? non c'è dato saperlo), poi si riconciliano. Il nostro, oltre alla droga e alla moglie viziosa, si ritrova a fare i conti con la società repressiva americana, subisce alcuni processi, gli viene la paranoia legale finisce in miseria, muore ( si suicida? ) per over-dose di eroina. La struttura è, appunto, a flash-back in quanto la storia è incastrata in una falsa intervista ( che sfrutta un tipo di recitazione da cinema-verità un po' irritante) con la moglie, la madre e il manager di Lenny. Ma, a parte il fatto che queLennv 55 sta confusione fra le droghe (in un festino ci sono tutte, dallo spinello, al bicchiere, alla cannuccia, alla siringa) non ci pare esattamente corretta, la critica della società americana ci pare francamente scontata e tutto sommato un po' compiacente, pacifista, interclassista e manichea da morire. L'impatto sociale e culturale della beat-generation, che pure in quegli anni cominciava il suo lavoro di opposizione alla establi,hment, qui non c'è nemmeno di sfuggita. Il mondo alienato e alienante dello spettacolo ha fornito ben altre prove di serietà trasportato sullo schermo. E infine, a coronamento di tutto, c'è l'ambiguità ridotta addirittura a formula: verso la fine l'intervistatore fittizio chiede alla moglie fittizia, spogliarellista fittizia e drogata d'accatto: « non le sembra un'amara ironia che le cose per cui Lenny ha avuto tanti casini (non dice proprio così, ma questo è il senso) siano oggi cose comunissime? », e allude, chiaramente, alle parolacce e battute spinte che Lenny fa nel suo spettacolo. Ma la droga? Silenzio. E poi questa frase sembra tanto contenere un suo corollario: avete visto che, in fondo, la nostra è una bella società? Che non ti sbattono nemmeno in galera se dici la parola « pompino»? Che volete di più? E noi, scusate, ma invece vogliamo di più: che non t'ammazzino per strada perché scappi con un motorino neanche rubato, che non ti picchino perché si sono sbagliati, che i bambini di quattordicianni non muoiano più folgorati sul lavoro ( illegale e sottopagato), che non ci siano pochi che stanno benissimo e molti che rischiano disoccupazione, miseria, fame. E allora, quando tutto questo ci sarà tuttosommato pensiamo che dire « pompino » sarà una questione del tutto marginale e potremo anche scordarcela. G. P. Minima immoralia Come un soufflé mal impastato il mito Brooks si è rapidamente seduto: ma siccome i nostri distributori son padrone di casa che non le vorrebbe nemmeno « Milleidee per la donna » per spiegare come non si fa, continuano a servirlo in tavola nella sua sconcia sgonfiatezza. Per favore non toccale le vecchie/le rispolverato nel tentativo (riuscito, pare) di fregare il pubblico divertito di Frankstein junior, è forse, in assoluto, uno dei film comici più stravaccati e cretini del dopoguerra: l'esorciccio, al confronto, è un capolavoro degno di Charlot. Risate grasse (ma poche) atmosfera deprimente, senso di frustrazione profonda e angoscia da risparmio sono i fenomeni che manifesta chi assiste alla idiotissima pellicola, salvata da due attori sciatti ma non del tutto imbranati e da un soggettino carino, anche se prevedjbile. Da non vedere. * * * Da vedere, ma senza gridare al genio per favore, Gli innocenti dalle mani sporche giallo psicologico con molteplici colpi di scena e piacevole, raffinato, ben girato e recitato con djgnità. In epoca di polpettonj, film comici che non divertono, sanguinacci, e giustjzie private, un giallo distensivo e ben confezionato è, veramente, il massimo. Rapitori di buon gusto hanno sequestrato, a fine agosto, le « pizze ,. con buona parte degli ultimi film dj Fellini (Casanova) e di Pasolini (Salò o le 120 giornate di Sodoma). Il recensore ringrazia: ha infatti il tempo, prima che la questione si risolva, di fortificarsi l'animo prima dj andare a vedere l'autobiografia erotica di Fellini e le nostalgie dell'uomo di Neaderthal di Pasolini. Ma ambedue possono rallegrarsi, se infatti l'esperienza (personale) è maestra d'arte, Fellini potrà sempre fare una settantina di film sull'episodio (Il sequestro, non me lo scordo più, le pizze degli spiriti, etc. descrivendo in ognuno la reazione particolare di ciascun organo del suo corpo alla notizia del sequestro); Pasolini non ha altro da fare che ritirare fuori il suo armamentario conosciuto e imprecare, dalle colonne del Corriere della Sera, contro il consumismo imperante e i buoni tempi andati, quando a uno che rubava gli si tagliava la mano e non ci si pensava più.
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