volti al country rock ed al blues di facile fattura dopo la dipartita di Green, cd ecco giungere altre cose piacevolmente come « Future Games », « Bare Trees », « Mystery to Me », « Heroes Are Hard To Find », tanto per citarne alcuni. Fleetwood Mac (da non confondere con la prima opera in assoluto ), è lavoro liscio rifinito, e non bisogna ricercare le quattro battute blues degli inizi. Fleetwood Mac è diverso: parlo di «Warm Ways» «Over my Head», ma tutto l'album è degno di ascolto, senza pregiudizi. Marshall Tucker Band: Searchin' for a Ralnbow (Caprlcorn) Ben venga il suono degli Stati Uniti meridionali espresso in questi termini. Autori di quattro opere, ognuna altrettanto significativa (Marshll Tuckcr Band, A New Life, Where We Ali Belong), il gruppo segue spunti multiformi, ama passare dal grezzo impatto delle esibizioni dal vivo alle linee più complesse di « A New Life ,. o « Searchin' for a Rainbow », del tutto pregevole. Si di~tingue Fire on the Mountain, poi Searchin' con Richard Betts degli Allman Brothers alla chitarra, Keeps Me From . Ali Wrong ed altri passaggi, molti, che danno vita all'attuale scena americana. Ne riparleremo presto. Albert Ayler Vlbratlons Arista (D'importazione) Continuano ad essere pubblicate vecchie registrazioni inedite di Albert Ayler, il sassofonista scomparso in circostanze oscure nel 1970. Molte di queste edizioni postume, come sempre accade in questi casi, sono di minore importanza. Ma questo « Vibrations » fa decisamente eccezione; si tratta di un disco importante e per varie ragioni. Viene a colmare, infatti, quello che era un po' l'anello mancante dell'opera di Ayler; il suo periodo danese e la collaborazione con Don Cherry. In realtà queste incisioni erano già molto note prima che venissero pubblicate. Un discochiave, in :•ltima analisi, per comprendere l'opera di Ayler nella sua svolta decisiva avvenuta nel 1964; momento fondamentale non solo di Ayler, ma anche di tutta l'avanguardia jazzif ·ica afro-american1. G. C. Pat Burton: We've been waitlng for this (Fllng Fish) Una session fra un musicista incantato, un folk singer che va cantando da una parte all'altra dell'America, e grandi nomi del country, Vassar Clements, John Hartford, Micheal Melford. Si definisce un cowboy e la sua storia è comune di questi tempi: camionista, ferracavalli, inventore, trae le sue radici dalla musica popolare dell'Illinois, canta, suona, diventa presto noto. L'album è stato registrato a Chicago, dove i dischi di bluegrass sono per tradizione incisi, e le parti sono quanto di meglio dala country music si possa pretendere, si veda Slide Whistle, Filipino Rose di Hank Snow o le tradizionali Soldiers Joy, Golden Slippcrs, Heaven's Light Is Shining. La Flying Fish è fra le poche iniziative discografiche che meritano un plauso incondizionato. Tomlta: Plctures at an Exhibltlon (RCA Red Seal) Programmatore elettronico e preteso musicista classico al contempo, il giapponese Tornita non ha fantasia, e ripropone l'opera di Mussorgisky con la preferenza a sottolineare tutte le aperture « eroiche » ed un po' plateali, limite anche dell'opera originale e di Mussorgsky in genere. A chi non piace Mussorgsky non piacerà neppure questa versione di Pictures at an Exh1bition (si sa poi che l'importanza e la portata innovatrice del musicista è stata molto relativa). E chi ama Mussorgsky denuncerà questa mezza opera un vilipendio. Jlml Hendrlx: Crash Landlng (Polydor) Anche se con ritardo segnaliamo ilCrash Landing di Jimi Hendrix 49 per la sua intrinseca validità, la sua semplice bellezza. Un album valido e semplice perché riporta al Jimi di lato rispetto all'Experience, al musicista strettamente bluesistico in compagnia di session men di valore quanto sconosciuti, fatta eccezione per Billy Cox. « Somewhere Over The Rainbow »: lunghe frasi di chitarra e di linguaggio libero, il tocco strumentale che molti ancora non vogliono comprendere, tecnicamente perfetto, preciso e privo di sbavature: Jimi si concede pochissimo oltre la regolarità di certe battute, non ha indugi nelle distorsioni, è molto dolce « Crash Landing », ed appare « Stone Free » tra le righe od ancor più lo spirito di Are You Experienced. L'album è imperdibile per gli amanti del Blue Hendrix, ma lo sarebbe anche per molti altri. Steve Ashley: Stroll On (Gull) La terra inglese continua a stupire ed è incredibile quante menti il folle revival abbia fatto sbocciare, un circolo aperto che riesce ad ogni punto o quasi, « e Stroll On » è frutto dell'enorme folk singer che di tutto il folk revival e di Albion Country Band in particolare ha vissuto l'apice. Con Fire & Wine, Morris Minor, John Donne Song, la tradizione si riallaccia alla gente ed ogni altra parte si fa vitale, ogni spazio pronto alla novità e l'immagine muove al fuoco, ai vecchi borghi e la campagna gallese dove si trovano uomini che girano con fiddle e concertina (strumenti arcaici ancora nell'uso comune) a raccontare favole e fatti di villaggio in villaggio e più in su, verso la Scozia e l'Irlanda. Non è illusione; ma realtà di un popolo che vuole ritrovare il potere di comunicare. E se li vedete sbronzi in un pub significa che per loro sono « hard times », tempi duri, avvicinatevi, e parleranno e suoneranno e canteranno di cose che avete sempre conosciuto e mai afferrato. Steve Ashley l'ha fatto per anni, e forse qualcuno l'ha visto nel suo locale, :rhe Wig and Gown a Maidstone, nel Kent. Riporto il parere di Austin John Marshall, produttore e critico fra i più sensibili: « Il primo album di Steve dovrebbe allargare il numero di chi lo crede il massimo folk singer contemporaneo, in Inghilterra », Forse lo è, davvero. l\I~Ul KA~Y Via Torino (Piazza S. Giorgio) Milano DISCHOIRIGINALI D'IMPORTAZIONE pop . - Jazz soni 1..3.NO offeriespeciali pop1.2.900 LPCLASSICA TUTTELEMIGLIORI MARCHEL.4.700
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