Muzak - anno III - n.06 - ottobre 1975

Schede Roberto Cacciapaglia « Musica contemporanea cercata nella sua essenzialità, in profondità e non in superficie, magari alternando la manopola di un sintetizzatore al marranzano "· Sono le parole introduttive alla prima opera di un giovanissimo musicista italiano, Roberto Cacciapaglia, che avevamo già conosciuto in occasione delle feste elettriche del Pollution di Franco Battiato. Roberto ha percorso la sua strada dopo aver recepito solo qualcosa dell'alchimista calabrese, essenzialmente l'amore per la mu• sica elettro-contemporanea, preferendo Franco la via dell'elettroacustica sconvolta e disincantata, Roberto lo studio serio delle possibilità tecniche e timbriche degli strumenti, sviluppate in senso « tonale ». Rientra quindi nella tradizione solo per quanto concerne la visione spaziale della musica che, l'artista vuole per tutti, popolare quindi, e mai cerebrale, aperta e coinvolgente lo spettatore, pure se libera: qui il compromesso raggiunto felicemente, cioè la prima opera « Sonanze » volutamente schematica e semplice, estremamente umile: Le direzioni che muovono la ri• cerca sono due: da una parte l'esperienza diretta di se stesso, del proprio vi'ltggiocontinuo verso una direzione indefinita, dall'altro l'esperienza indiretta, ricevuta per affinità elettive dei maestri Penderecky e Ligeti, musicisti ai quali Cacciapaglia sembra tecnicamente più legato. Su questo binario si scioglie Sonanze e l'intera personalità del musicista viene fuori lievemente: la persona, quindi lo spaziare del cervello e del corpo, guardare e non vedere, liberarsi insomma da certe strutture, da mille imposizioni, e poi il mezzo tecnico, l'orchestra, l'oboe, il flauto. Il risultato sarà una comunicazione interna e felice. Cacciapaglia ha già raggiunto questo primo importante obiettivo, senza strafare e giusto dal senso di umile auto• coscienza che anima la sua mu• sica. Lo attendiamo per altre OC· casioni, lo aspettiamo dal vivo, sapendolo disponibile ad ogni forma di partecipazione creativa e sociale. Roberto Cacciapaglia: « Sonanze P.D.U.». Maurizio Baiata Third EarBand Antica musica inglese per i prototipi dell'acido elettrico. Questa l'iscrizione agli annali della musica d'avanguardia per una fanRoberto Cacclapa111a Thlrd ear band 44 tomatica formazione che è giusto non dimenticare. Anni '67-'68, Londra alternativa o quasi, suoni che hanno il sapore dell'università e del blues mentre qualcosa si sposta verso il sotterraneo e le misure della musica subiscono mutazioni, se ne allargano le possibilità. La Third Ear Band è « la cosa più diabolica che si sia mai sentita » (Glcn Sweeney, leader del grup• po), esaspera gli studi tecnicotonali dei componenti sino a portarli alla disintegrazione del loro background scolastico, lasciando il potere alla intuizione, ma soprattutto all'alchimia dei suoni. Sweency, strumenti egiziani e percussioni, Paul Minns, oboe, Richard Coff, violino e viola, Ursula Smith, violoncello, soon i protagonisti delle prime uscite dell'Ufo, uno scantinato pieno di stelle, e gli esecutori del disegno di « Alchemy », ma nell'a]. bum c'è Me! Davis al posto della Smith, alchimia per significare ricerca e liberazione. E' subito evidente la volontà di creare qualcosa di nuovo, sconvolgente: i suoni si ripetono in continuazione, su un paio di schemi fissi, rirmici costituiti dalle percussioni e dall'oboe, mentre il resto si evolve liberamente. Un raffronto diretto, gli Henry Cow di « Unrest », alla Teb devono moltissimo e per noi sarà più semplice fare mente locale. Il perché del « terzo orecchio ,. va lasciato a chi ascolta, per quanti cogliendolo riconosceranno in esso una propria creazione e cosi un'insieme indissolubile con la musica: in « Alchcmy » guizzano « Ghetto Raga ,. e « Stonc Circlc » e gli annunci del secondo album, capolavoro assoluto del gruppo. Il mondo musicale cambia, diviene più gradevole all'orecchio ma poi ci si abitua e se ne scoprono i segreti: le lunghe frasi di « Hedrth » sono illuminanti, hearth la terra è dipinta nelle sue storie, nelle evoluzioni e nelle morti, la magia la sostiene, i governi occulti la governano, sogni e non sogni sui quali gioca le sue carte il ritorno ad una spiritualità antica e misteriosa, musiche pescate negli annali dell'ignoto e trasformate in pagine splendide, vittime solo del loro inevitabile cerebralismo. L'esperienza si chiude con la colonna sonora del film di Polanski, Machbeth. E termina senza una conclusione logica, senza mostrare la piena maturità del gruppo, prima ridotto a tre elementi, poi allargato dagli innesti di Paul Buckmaster e Simon House, cx violinista degli High Tide. Teatro magico e gesto musicale, immagine e pensiero la musica della Third Ear Band è rimasta neU'aria, senza aver sputato sentenze, si è dissolta nel Nulla. M. B. Beatles 1966-67: sono gli anni decisivi per la musica inglese, che si deve slegare dall'influenza d'oltreoceano, dalle novità di Grateful Dead e degli altri gruppi che per primi hanno seguito la « rivoluzione psichedelica » in ogni sua forma e conseguenza. L'Inghilterra si fa sottile e recettiva, si apre alle ultime tendenze ed appaiono i primi lavori quasi autoctoni di grandi complessi quali Beatles, Rolling Stones, Who. Gli atti decisivi, per i Beatles, sono Revolver, Sgt. Pepper's lonely Hcarts Club Band e questo Magica! Mystery Tour, appunto, che chiude un periodo e tira le debite conclusioni. John Lennon vuole addirittura girare un film colossale e ci ha provato, muovendosi con il gruppo e gli amici su un pullmino. Quindici giorni in cui, oltre a veder Brighton e la campagna gallese ed altro, ognuno (eccezion fatta per il guidatore) è costantemente nell'effetto degli allucinogeni. E' una azione vecchia, già l'avevano fat• to i Merry Pranksters di Ken Kesey nel '63, ma l'idea pare egualmente temeraria, ora che l'LSD è proibito ed i Beatles so-

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