Ispirata dall'alto, dicono i maligni, l'idea venne molti anni orsono ad insigni luminari della scienza, i più esperti tra gli educatori, gli eruditi, i filantropi. Accurati studi avevano dimostrato l'esistenza di un periodo dello sviluppo biologico ed intellettuale in cui più facile è l'apprendimento, e che risulta, pertanto, determinante per un completo sviluppo della personalità. E' dunque necessario si son detti in conferenze e convegni -i Grandi Pedagogisti, riuscire con opportuni provvedimenti ad organizzare la vita di chi appena appena vecchio non sia. Chiediamo, imponiamo, esigiamo l'apprendimento di tutto ciò che ci sembra futile, sorpassato, noioso, pesante o stravagante, stravolto e imbrattato o semplicemente, stupido. E - per l'appunto - così selezionando. Non serve e non basta saper tutto, c'è da acquisire un me- 'todo, saper dosare, misurare, calibrare, imparare a comportarsi, a obbedire; a vivere, insomma: gli ingredienti di ogni combinazione, gusto o situazione. E fu la scuola. Il lavoro non c'è ma il titolo serve; e cosi ogni anno ricomincia il gioco e la vita. Professori e studenti tornano a scrutinarsi negli occhi, miopi e annoiati, parlando in dantesco-cagnesco, controllandosi a vista ogni rivista, ammiccamento, libro (e registro); ritelefonando e rimandando, licenziando e sospendendo. Ma resistere è possibile. Col documento medico del cugiScuoladivita Certificati falsi, falsa coscienza, obbedienza obbligata e opportunismo. Sensi di colpa e individualismo. Questo cl hanno insegnato. no o dell'amico già laureato, con certificati falsi e testimonianze fittizie, con spergiuri e corrutele, si dichiara pubblicamente la propria insolvibilità, la propria ignoranza, il proprio panico, la propria precaria salute, la propria deperibilità mentale. E così bocciando. Si può giocare e non giocare, si può perfino studiare e secchiare. Ma il risultato finale non sempre c11mhia: assuefazione fortuna, adeguamento biologico, connivenza o simpatia del professore e molto spesso il Caso, decidono la sorte dei tantissimi, magari dei più svantaggiati. Che fare? Occorre trasformare questa scuola sociale, battere la mediocre astuzia di chi si fa solitario artefice delle proprie disgrazie e delle proprie promozioni, per provare a studiare collettivamente come si cambia il mondo. Quando il potere (e il professore) è miope si può anche leggere il libro sottobanco, ma questo è quasi mai sufficiente per imparare a leggere collettivamente la storia e l'economia. Lo scorso anno la percentuale di bocciati e rimandati è di nuovo cresciuta: la capacità di autodifesa del movimento deve registrare un tasso di incremento perlomeno doppio. Risolvere i problemi non è mai riuscito a nessuno, ed è sempre costato moltissimo ( « nessuno o tutti o niente non ci si può salvare da sè »: dice il poeta). Vuol dire perdere e svendersi l'anima e l'intelligenza, aver imparato a ra36 gionare secondo le loro ottuse menti e le loro bianche menzogne, sottostare ali'arbitrio di una istituzione fatiscente. « Mi siedo in un banco anonimo, sperando che Lui non si accorga di me: sono in ritardo di quasi venti minuti. Come per magia il fogliettino scivola dal vocabolario, sguizzante, vigliacco, sornione. Quasi avesse un sesto senso, il professore si dirige velocemente verso di me. Lo nascondo... invano. Basta con i fogliettini, le giusti/ icazioni, le scuse, i sotterfuggi, gli inganni di infimo ordine. Seminari, collettivi, gruppi di studio, ore autogestite e riconosciute, alleanza con i professori progressisti, critica delle materie e organizzazione banco per banco. L'attacco restauratore, la riduzione dei fondi, la chisura delle sedi, il blocco dell'edilizia scolastica e le bocciature; tutto ciò non deve più passare. L'intelligenza può anche riversarsi nell'elaborazione di un sistema di astuzie; ma questo non può bastare: il movimento degli studenti ha bisogno d'altro. « Abbiamo recepito le parole dei professori, di tanto in tanto ab/,iamo chiuso gli occhi, abbiamo ogni volta fatto uno sforzo per concederci di tossicchiare, non abbiamo fatto nulla di particolare per farei notare, siamo stati studenti e studentesse per bene... Abbiamo lavorato su un autore del XIX secolo che a sua volta aveva lavorato su un autore romano del II secolo. Siamo stati depressi, ci siamo sentiti criticati a ragione, la volta dopo ci siamo comportati meglio. Abbiamo imparato a memoria /atti che non ci servivano minimamente ad appendere qualcosa. Abbiamo preparato esami che servivano soltanto a verificare la nostra obbedienza. Abbiamo avuto troppo rispetto per le conoscenze dei nostri professori e troppa poca curiosità per le loro opinioni. Siamo stati terribilmente immanenti... Non vogliamo farlo mai più... Quando seguivamo le lezioni del nostro professore non gli guardavano le mani, quando sostenevamo gli esami non gli guardavano le mani, quado sostenevamo gli esami non lo guardavamo in volto, quando eravamo nel pisciatoio accanto a lui non gli guardavamo l'uccello. La prossima volta lo faremo. Abbiamo imparato a memoria le leggi del codice penale pur non credendo nel senso della punizione. Abbiamo studiato le leggi del secondo spostamento delle lettere, mentre altri varavano le leggi liberticide. Naturalmente non ne eravamo f elici. Naturalmente avevamo la coscienza sporca, ma non abbiamo mutato nulla, ci siamo limitati ad essere delusi dei nostri studi ... » ( Peter Schneider nel remoto maggio 1967). Marcello Sarno
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