Muzak - anno III - n.06 - ottobre 1975

bruciato li le sue migliori energie intellettuali, e allora è talmente contento che un giovane facinoroso ritenuto selvatico ed estremista ricalchi le sue orme che si limita a correggerlo con paternalismo affettuoso e premia con un nove i suoi ricordi. Un'altra regola d'oro è portare sempre un argomento, ovvero è sempre meglio parlare che tacere. Poi c'è la tecnica del salto, che richiede abilità ginniche particolari, cioè faccia tosta, acrobazie logiche, ottima padronanza del linguaggio colto italiano, cioè « come dire niente danno all'interlocutore l'impressione di avere detto tutto ». Questa specialità diventa essenziale nella seconda parte dell'interrogazione, quando l'esaminatore ha il diritto sancito dal ministro Sullo (quello che nel 1956 ha riformato gli esami) di spaziare sul cosiddetto programma. « E' stato molto divertente », ha affermato Andrea con una sicurezza degna di un futuro portaborse d'ambasciata, «mi hanno chiesto Leopardi e ho risposto Sanguineti, poi, per evitare Manzoni, ho tirato fuori da mc Salinari, che su Manzoni ha scritto un sacco di roba. Quando proprio ero a terra, l'unica risposta possibile era: non mi piace. Basta dirlo col tono giusto, avere l'aria che dietro quel monosillabo si nasconde una lunga meditazione culturale, che ti ha più o meno levato il sonno ». Alla fine della prova d'esame Andrea se ne è andato certo della sua inevitabile promozione, nonostante l'attimo di silenzio desolato seguito alla sua dichiarazione di scarso interesse per la Divina commedia. In realtà con Andrea è stata promossa una volta di più ma ce n'era bisogno? ) la sua classe sociale, scavalcate ormai completamente le fragili mediazioni scolastiche. Altro, infatti, è stato l'esame di Mario, altra classe sociale, « altra classe! » come ha sicuramente pensato qualche insegnante orgogliosa dei privilegi altrui, confondendo il proletariato con una organica mancanza di stile. Il 36 di Mario, risultato di un ora e mezzo di umiliazioni e terrore, di silenzi che non è riuscito a coprire discorrendo amabilmente su quanto Salinari abbia già detto tutto su Manzoni e quindi su quanto sia lecito passare oltre. La bocciatura per questo sprovveduto, incapace di stendere un velo di pietosa eloquenza sulle sue carenze culturali, è stata presa in considerazione, e poi scartata perché la pace sociale val bene un disoccupato in più, e la scuola deve sempre di più arrendersi al suo ruolo di dequalificante area di parcheggio. Previsioni Quello che inceppa il meccanismo è che, parcheggiati, ci siano, fra gli altri, anche gli studenti politicizzati, o comunque che l'essere parcheggiati aiuti di per sé la coscienza) e che quindi la scuola non riesca ad essere del tutto inutile. Ma non basta. I bocciati sono pochi, sono proletari, sono in genere i proletari in ritardo con gli anni, finiti nelle scuole private e bocciati, oltre che derubati, bocciati dallo stato come quota di vittime designate. E poi selezionare con la promozione non è meglio che selezionare con la bocciatura. Anzi, se è possibile, questi esamini salottieri alla Mamiani, privilegiano gli Andrea, più del tradizionale pastone di nozioni. La miseria culturale resta, la disinformazione, la povertà di strumenti d'interpretazione del mondo. La buona memoria e la fatica dello sgobbone vengono sostituiti da una versione rimodernata del privilegio, la cosiddetta intelligenza. E' la fine della logica della mobilità sociale di marca scolastica. Tutti promossi e tutti bocciati, vince il più ben piazzato, ma non è mostruoso essere già selezionati alla partenza? La scuola non più selezionatrice attiva, riflette e registra la divisione, la stratificazione sociale e culturale delle società, complice passiva dello status quo, schiava ubbicate del mercato del lavoro. Nell'escalation del cinismo della borghesia la prossima tappa sarà promuovere tutti quelli che hanno i capelli biondi e gli occhi azzurri. Sessanta sessantesimi alla razza ariana. Lidia Ravera

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