funzione verbale della trasmissione del messaggio che per quasi tutta la storia degli afro-americani ha sostituito quella della scrittura (e quindi della letteratura). Più complessa, invece, è la posizione degli scrittori neri nei confronti del jazz. Il legame, in questo senso, va cercato non tanto nella narrativa (che non avendo saputo trovare una sua via autonoma ed originale, malgrado molr'i importanti risultati, rimane la grande occasione mancata della cultura afroamericana) quanto nella poesia che, avendo come precedente quell'immenso patrimonio di poesia popolare che è il blues, più agevolmente ha saputo aderire al particolare mondo espressivo della cultura nera, trovando nel jazz un suo «doppio», ma anche un'inesauribile fonte di ispirazione linguistica e affettiva. In questo suo profondo legame col jazz la poesia nera ha seguito una parabola evolutiva che può essere riassunta nelle opere di due famosi Langston Hughes scrittori neri: Langston Hugues e Leroi Jones. Per molti aspetti, malgrado le marcate differenze che li dividono, i due scrittori possono essere situati su una linea di continuità che trova un preciso riscontro nell'evoluzione stilistica del jazz. In questo senso, anzi, si può dire che Hugues sia la necessaria premessa a Leroi Jones cosl come questo è la logica continuazione del primo. Hugues ha costantemente aderito ai moduli formali ed espressivi del blues ( così come in gran parte del jazz preanni '60) mentre Leroi Jones li ha ampliati e trascesi ( cosl come l'avanguardia degli anni '60). Ma, soprattutto, Langston Hugues ha aderito al blues, e quindi al jazz, come ricerca di identità; al blues come matrice popolare e comunitaria in cui immedesimarsi, e al jazz come sublimazione artistica nella quale potersi proiettare. E quindi da un lato· « Noi gridiamo in pianto fra i grattacieli / come i nostri avi / piangevano fra le palme 24 d'Africa / perché siamo soli, I è notte, / e abbiamo paura» e dall'altro: « Tra i negri del quartiere / la pressione sanguigna è lievemente più alta / nel quartiere dei negri / dove ombre nere si muovono come ombre / stagliate nel buio / nel quartiere dei negri / si accendono d'improvviso fuoco / dalla punta d'ala d'una punta di fiammifero / sotto il fiato di Omette Coleman ». E tutta la sua opera è impregnata di questa ricerca di parametri, particolarmente difficile per un letterato afroamericano antecedente alla radicalizzazione degli anni '60, e quindi diviso tra il condizionamento della « civiltà letteraria » bianca e il richiamo del ghetto, che nel blues e in certo jazz trovava la sua espressione più confacente. E questa dissociazione, tipica dell'intellettuale afro-americano nel corso del novecento, pone un altro problema sulle connotazioni di jazz e letteratura in termini di cultura nel senso antropologico. E' indubbio infatti, ma la questione rimane piena di ambiguità, che la letteratura per i neri sia stara uno strumento meno duttile della musica. Nel primo caso hanno dovuto esorcizzare a fatica secoli e secoli di tradizione aliena alla loro cultura per poter trovare un modo di espressione che fosse pienamente rispondente alle esigenze di autonomia culturale, mentre la musica, anche essa pesantemente condizionata, è comunque un fenomeno più vivo, più dinamico, nel quale, oltretutto, i neri hanno potuto immettere la loro tradizione, l'unica ad essere sopravvissuta alla devastazione schiavista, senza soluzione di continuità. A differenza di Hugues, Leroi Jones emerge dagli anni più caldi del movimento politico afro-americano. Aderisce alla musica nera come orgoglio, come conquista e liberazione, e si trova in perfetto parallelismo con l'avanguardia degli anni '60, della quale condivide il contesto e le matrici ideologiche e culturali. Non a caso recita « Black dada nihilismus », una delle sue poesie più laceranti e aggressive, accompagnato dal gruppo «free»: « The New York Art Quartet ». In questa esecuzione sia la .musica che le parole della poesia sottolineano il ribaltamento dei valori tradizionali del blues e del jazz attraverso un nuovo nichilismo nero che ha ricondotto a sè il nichilismo che è sempre stato latente nella storia del popolo nero: Con Sartre, un uomo bianco, è / all'ultimo respiro. Noi preghiamo che muoia / prima di essere ucciso... Nero / urlo e cantilena / nera, urlo, sorde, non / di questa / terra strida ... possa un perduto dio damballah darci salvezza o quiete / contro i ben conosciuti assassini contro i fi. gli di lui bianchi perduti! dada / nero, nichilismo nero, black dada nihilismus ». ( 1 - continua) Gino Castaldo
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