Jazzeletteratura Nerosubianco Jazz e Letteratura (Parte prima) Il fascino degli studi interd~ sciplinari ci coinvolge oggi fi. no al limite, peraltro sempre pericoloso, della moda culturale. Ma rimane un atteggiamento d'obbligo se si parla di jazz; un fenomeno che nonostante il successo tutto nuovo che sta vivendo, si muove ancora in un proprio « ghetto » culturale dai confini, tutto sommato, angusti, malgrado il senso liberatorio e lacerante che si cela nelle pieghe della sua storia. Guardiamoci allora (cedendo consapevolmente al fascino della visione interdisciplinare) dal considerare il jazz come un « genere specifico ». Impostiamo il nostro discorso, invece, sul « fenomeno jazz », inteso come universo culturale in cui si incontrano diverse tendenze espressive e che, per sua stessa natura, vive in dialettica con altri « universi », sia culturali che, più diffusamente, di tipo sociale e politico. Seguendo questa linea, l'incontro con la letteratura, avvenuto molte volte e su terreni diversissimi, è tra i più stimolanti anche se sfuggente e difficilmente sintetizzabile. La meta da raggiungere è, ovviamente, un confronto linguistico tra i due sistemi (l'improvvisazione jazzistica e la scrittura); confronto che oltretutto è empiricamente esaltato da certi esempi di letteratura afro-americana. Ma una pratica così ambiziosamente teorizzante potrebbe rivelarsi suicida o, se non altro, prematura, senza avere prima analizzato i « fatti ». E allora limitiamoci a parlare dei casi in cui questo « incontro » è stato esplicito e dichiarato. In questa moltitudine di casi non può esistere una demarcazione netta, ma per comodità di analisi possiamo isolare tre momenti essenziali in cui le connessioni che cerchiamo si rifanno ad un comune denominatore. Possiamo così distinguere tra quei casi in cui certi « fatti » letterari si ispirano al jazz principalmente come linguaggio e quelli in cui il jazz è considerato un mondo o meglio ancora una metafora capace di diventare « protagonista » e quindi di « rappresentare » un'estetica ben determinata all'interno di una struttura letteraria. Ma di questi due momenti ci occuperemo in seguito. Parleremo, invece, del terzo dei punti in cui abbiamo suddiviso questa analisi: i nessi tra il jazz e la lettera tura afro-americana; un momento che pur rientrando di volta in volta negli altri due già elencati ha delle caratteristiche sue particolari. La letteratura Afro-Americana e il Jazz E' ovviamente il momento privilegiato di questo « incontro ». Nell'universo nero jazz e letteratura si sottintendono, si alimentano alle stesse matrici socio-culturali. Le corrispondenze sono dirette, 23 reciproche e soprattutto continue, esistendo anche quando non siano dichiarate, e in questo senso solo un'analisi comparata potrebbe evidenziare a fondo le complessità di questo rapporto. Da un lato, i musicisti stessi, in alcuni casi, si sono espressi in termini letterari. Nell'ambito dei musicisti tradizionali, ad esempio, è stato usato molto spesso quello che è certamente lo strumento narrativo più immediato e alieno dalla ufficialità accademica: l'autobiografia. Famose, tra le altre, sono quelle di Louis Armstrong ( « Satchmo »), Billie Holiday («Lady sings the blues») e Milto « Mezz » Mezzrow ( « Really the blues »; tradotto in italiano inspiegabilmente col titolo di « I primi del jazz »), tutte estremamente suggestive e « godibili»; divertenti esempi cli prosa illetterata che hanno il pregio, anche se con un'incredibile dose di ingenuità, di caratterizzare in prima persona gli ambienti in cui il jazz cresceva quando nessuno avrebbe potuto immaginare di poterlo definire un fatto artistico. Meno ingenuo e illetterato è l'atteggiamento dei musicisti neri degli anni '60, la cui maggiore consapevolezza ha dato in alcuni casi dei risultati letterari: Ted Joans, ad esempio, poeta e trombettista che in un certo senso ha fuso le due cose esprimendosi in un unico linguaggio torrenziale e imprevedibile, vicino al caos ordinato dei poeti beats; ma soprattutto Archie Shepp, certamente la pesonalità culturalmente più completa dell'ultimo jazz. La sua musica, infatti, per non parlare della sua occasionale attività teatrale, è sempre aperta agli altri aspetti culturali e politici del mondo afroamericano. Si potrebbero citare i suoi innumerevoli riferimenti ai problemi e ai personaggi più significativi della storia del popolo nero come anche quei brani in cui alla musica sovrappone la sua personalissima dizione da poeta-predicatore, evidentemente volendo recuperare la ➔•
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