Muzak - anno III - n.06 - ottobre 1975

prime canzoni, al carattensuco harmonica holder. Le sue canzoni sviluppano strumenti espressivi che erano stati tipici di Guthrie: il talking blues, e l'uso di trasformare motivi popolari per farli propri, cambiandone alcuni elementi e modificandone il tono emotivo in modo da farli diventare del tutto diversi (per esempio, Masters o/ War viene da una canzoncina per bambini, Nuttamun Town; e Blowin' in the W ind è un rimescolamento dello spiritual No More Auction Block /or Me). La stessa tecnica vale per i testi: Giri /rom the North Country è costruita su una delle più arcaiche ballate angloscozzesi, The E/fin Knight, mentre A Hard Rain's a-Gonna Fai/ parte da un'altra classica ballata, Lord Randa/. In quest'ultima canzone, Dylan usa con consumata abilità anche la tecnica di Guthrie dell'accumulazione e dell'allitterazione. D'altra parte, proprio qui accanto all'influsso di Guthrie e dei moduli popolari cominciano ad affiorare influenze diverse, da quella di Allen Ginsberg ai poeti simbolisti francesi. Si tratta forse della più importante tra le canzoni del « primo » Dylan, in cui il poeta traccia una apocalittica visione della « dura pioggia», diluvio universale e fallout nucleare, che più ancora che diBob Oylan struggere i corpi avvelena e inaridisce le coscienze. Strofa per scrofa, Dylan indica le esperienze del suo viaggio attraverso questa realtà, riprendendo temi cari a tutta la letteratura americana: l'iniziazione del « ragazzo dagli occhi azzurri », puro e innocente, che scopre il mondo in un viaggio che, dalla nebbia delle montagne alla bocca del cimicero, è un viaggio verso il basso. Il viaggio rivela la solitudine, la violenza, l'inaridirsi delle coscienze, l'impossibilità dell'amore - e, infine, anche l'imposibilità dell'azione, per cui non resta altra strada che la testimonianza, la denuncia. Come il tradizionale intellettuale americano, Dylan cerca la salvezza individuale attraverso la conoscenza; verifica la sua alienazione dal mondo, e di questa fa strumento per la ricerca di una soluzione esistenziale, non più politica - nella comune convinzione che l'esistenziale sia una sfera più alta e più generale che non il politico, troppo contaminato dalla realtà. Il rapporto da incubo con la realtà prevale a mano a mano nelle sue canzoni successive, creando una continuità fra il Dylan iniziale di "protesta" e la sua successiva fase "intimistica". Al centro di questo processo è proprio 19 la fragilità del suo rapporto con il mondo popolare. Dylan vi vede soltanto un riflesso del proprio desiderio di evasione, ed è quindi incapace di coglierlo come referente concreto col quale confrontarsi; perciò anche le sue canzoni di più aspra protesta mancano sempre di una prospettiva, di una possibile fonte collettiva di nuovi rapporti umani, di nuova cultura, di nuova organizzazione della società. E' questa, invece, la prospettiva di tutta l'opera di Guthrie, che aveva scritto: « odio una canzone che ti fa sentire che non vali niente, che sei nato per perdere ». Le canzoni di Dylan, alla lunga, sono proprio di questo genere, son canzoni bound to lose, senza speranza. Certo, Dylan non ha di fronte la classe operaia combattiva degli anni '30; pure, il movimento nero, la lotta degli studenti, la resistenza antimperialista del popolo vietnamita sono dati sufficienti a fare da supporto ad una volontà ribelle. Ma Dylan non riesce, come invece Guthrie, a superare la prigione americana dell'individualismo, a sentirsi parte di un tutto più grande del suo io. Lo vediamo anche nelle sue prime canzoni quando la frequenza dei temi della nostalgia, della memoria, del rimpianto dell'adolescenza anticipano la chiusura nell'introspezione, preparando il ritorno definitivo alle radici che aveva contestato con le sue fughe immaginarie. Il passato è l'altra faccia della ricerca di se stesso che Dylan esprime nella tematica della vita errante sulla strada; ed è quindi la chiave di volta per il passaggio dalla protesta sociale alla ricerca interiore. Questa transizione infatti avviene tutta in nome del passato. My Back Pages è la canzone tema, che sfoglia vecchie pagine di ricordi; Bringing it Ali Back Home il disco che « riporta tutto a casa », anche sul piano del linguaggio musicale. Quando Dylan canta « ero tanto più vecchio allora / adesso sono molto più giovane », non siamo di fronte ad una svendita della coscienza politica, come molti hanno denunciato, ma piuttosto ad un chiarimento della coscienza personale. Dylan recupera le radici soggettive, generazionali della sua ribellione, la spoglia delle sovrastrutture politiche in cui aveva per un momento creduto, e da questo momento teorizza il di- • simpegno con la stessa efficacia con cui prima aveva spinto all'impegno tanti dei suoi ascoltatori. Maggie's Farm, Bob Dylan's 115th Dream rappresentano graficamente il suo rifiuto di occuparsi delle cose tangibili, il suo distacco e allontanamento dalla società americana e dai rapporti sociali in genere. « Voglio conoscere me stesso attraverso la mia mente. Non ho tempo per le cose che sono al di fuori di me. [ ...] Non riesco a spiegarmi in termini di società, perché la società è soprattutto impegnata nelle sue lotte interne. Io faccio parte di me stesso, del me che racchiudo nella mia persona e non faccio parte in nessun modo della società » (Anthony Scaduto - Biografia di Bob Dylan). Questo è dunque il filo dell'evoluzione di D-1lan, unitario dalle letture giovanili fino alla maturità dell'invenzione poetica e musicale, senza rotture né svendite, ma con un progressivo chiarimento di sé che lo porta sempre più lontano da Guthrie, che aveva erroneamente preso per maestro. Forse, Dylan ha capito Guthrie meglio di tutti gli altri, e ha capito di esere diverso: più che uno dei presunti « figli di Guthrie », Dylan è un contemporaneo di Allen Ginsberg e un seguace dei simbolisti francesi che, come Kerouac, conosceva ed amava. Non c'è più pericolo che qualcuno scambi Dylan per un cantante di protesta. Sandro Portelli (dal libro « La canzone popolare americana » edito da De Donato)

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