Muzak - anno III - n.06 - ottobre 1975

merita e con Alan Sorrenti, accolto prima a deboli fischi per la sua esibizione fragile e intimista, sicuramente poco adatta ad un pubblico di ormai cinquantamila persone, cacciato poi da un boato crescente accompagnato dal lancio di oggetti innocui ma convincenti. Le accuse: scarso rispetto per i gusti del pubblico, comportamento divistico, prestazioni vocali e strumenti sull'orlo della giaculatoria di chiesa. Insieme al corteo del nudo, la cacciata di Alan Sorsenti costituirà uno dei più vivaci spunti di dibattito. Ore due del mattino: seimila persone, tutte sveglie, a vedere un audiovisivo sull'abordo a cura del Circolo la comune. Ore tre del mattino: quattromila persone assistono per tre ore alla proiezione del film cileno « Tierra prometida ». Gli organizzatori abbacinati dalla vitalità del pubblico: scavalcati a sinistra dall'impegno costante e dalla resistenza dei giovani di Licola. Sabato ore nove: arriva da Roma il quotidiano Lotta continua con un supplemento, si chiama il Pane e le rose ed è speciale per la festa di Licola, riporta articoli di cronaca e altri su musica, famiglia, fare festa, condizione femminile. Anche il Quotidiano dei lavoratori, del gruppo Avanguardia operaia, pubblica un inserto, in cui Je tematiche culturali vengono arroccate in due pagine e offerte al pubblico della festa. Domenica, ore dieci: ricominciano radio, dibattiti, cortei, slogan. Gli ultimi slogan si sono spenti da un paio d'ore soltanto. Si fa molto il nome di Alan Sorrenti accoppiato ad aggettivi pittoreschi. Stampa alternativa ha un ricco stand, dove si pubblica un bollettino ciclostilato fatto di contronotizie, consigli su che « acidi » evitare, pettegolezzi raccolti con pignoleria in tutto il cam-0 po. Così si viene a sapere che Il pane e le rose n. 2, previsto per la mattina, non è uscito perché il caporedattore di Lotta continua ha negato l'imprimatur ad un articoletto sul nudo e una mininchiesta sul fumo. Si esagera: « panico e disperazione serpeggiano fra i redattori ». Invece è solo amarezza. Ore venti: dal palco centrale Tony Esposito risveglia gli entusiasmi sopiti da Pierino Nissim del Teatro operaio autore ed esecutore del volenteroso quanto ridicolo « Tiè fanfani » ( il verso seguente suona circa così: « affanculo ti manderò »), Giorgio Gaslini improvvisa un autoelogio della sua democrazia e poi esegue alcuni canti rivoluzionari e inni tradizionalmente rossi non molto trasformati da un jazz gentile ed orecchiabile. La gente applaude, senza scomporsi. Lui ringrazia: « sono qui solo col mio pianoforte e voi siente in tanti ... » (i latini la chiamavano « captatio benevolentiae »). Poi è il momento dei proletari in divisa. Parla uno con gli occhiali, a lungo e compunto, anche se è mezzanotte tutti lo ascoltano in silenzio. Poi una macchina lo riporta a Roma, perché deve precipitarsi in caserma. Dopo di lui canta José Afonso, l'autore della « Bandiera rossa » della liberazione portoghese « Grandola villa morena»: basterebbe questo per farlo applaudire. La sua musica, chitarra e due voci, è popolare e coinvolgente, scritta per le grandi masse, ha un impatto felice col pubblico. Dovrebbe arrivare Antonello Venditti, ma non viene: fi. schi di Stampaalternativa che riconosce un altro flagrante delitto di divismo. Lunedì ore tre del mattino: gran finale con li oranizzatori sul palco che stonano l'internazionale. Prime luci dell'alba: ai caselli dell'autostrada si registra una inflazione di autostoppisti. Hanno sonno e i capelli lunghi. Sono così imun momento deWattollato dibattito sulla musica polverati che quelli che hanno le macchine pulite non si vogliono fermare, sembrano tutti capelloni coi capelli grigi, protagonisti di uno scherzo generazionale. Parecchi non hanno più i bagagli, perché almeno i luoghi comuni sul furto Napoli non li ha voluti smentire. Tutti gli altri, però, li ha smenti ti: la popolazione delle risse allo stadio affamata di dibattiti, la popolazione delle canzonette che ha tributato il massimo degli applausi a Tony Esposito e Napoli centrale, musicisti e non canzonettari. La popolazione del gallismo che non ha osato un solo complimento pesante sui seni nudi delle ragazze al mare. La popolazione dei dieci figli per fa. miglia che andava allo stand delle femministe a ritirare pillole anticoncezionali, a farsi spiegare come si usa la spirale, a discutere dell'aborto. La popolazione del sottosviluppo che riaffermava la sua cuitura e la sua tradizione trascinando tutti in una gigantesca tarantella. •

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