Muzak - anno III - n.05 - settembre 1975

NUOTVIICNICHI INUOOVRI IZZONTI NEllRAIPRODUZIONI OHSUONI IDlffUSODRAIHLQUIS L' Jng. Lo Martire, direttore generale della Hirtel e della Gene/e, ha potuto ascoltare direttamente in fabbrica questi nuovi riproduttori. Ecco le sue impressioni in un interessante reportage. Dopo il gran parlare che si è fatto negli Stati Uniti (ed anche in Europa) sui nuovi diffusori DAHLQUJST, ero veramente curioso di ascoltare come si deve questi sistemi di altoparlanti che molti hanno giudicato superiori a qualsiasi altro sistema oggi esistente. Ed eccomi alla DAHLQUIST, la giovane e dinamica azienda balzata cosi prepotente• mente alla ribalta; una fabbrica tipicamente americana immersa nel verde della contea di NASSAU nello Stato di New York. Mi riceve il presidente Mr. Marantz che da quando, nel 1972, ha venduto nome ed azienda ai giapponesi della SUPERSCOPE non ha cessato - da quel perfezionista che è - di occuparsi di riproduzione sonora ad altissimo livello; nel settore dei diffusori questa volta. È con lui Mr. Dahlquist, ingegnere capo della fabbrica omonima, che nonostante la giovane età dimostrerà di saperla molto lunga in fatto di fedeltà di riproduzione. I concetti base, il progetto e la realizzazione di questi nuovi sistemi di altoparlanti sono infatti opera sua sia pure con la sapiente supervisione di Saul Marantz. Parlare di rivoluzione può sembrare esagerato dal momento che ambedue i modelli sino ad oggi approntati, il DQ IO ed il DQ 6, utilizzano altoparlanti a prima vista tradizionali. Dahlquist però ha ritenuto che proprio con questo tipo di diffusori vi fosse ancora molta strada da fare per raggiungere l'optimum senza avventurarsi in soluzioni nuove dense di incognite e ben lungi dal fornire quella sicurezza propria di quelle già lungamente sperimentate. Indubbiamente l'applicazione serrata di nuove tecnologie, nuove cenoscenze nel campo dell'acustica ed una sperimentazione durata circa 3 anni, hanno dato risultati cospiqui. Marantz e Dahlquist me lo dimostrano subito con una prova di ascolto delle DQ IO in un A-B test effettuato tra esecuzioni dal vivo e registrazioni effettuate sul momento, di un quartetto di fiati, uno di archi, un organo positivo, voci maschili e femminili. Il tutto dietro tenda ovviamente. Incredibile! su IO giudizi se ne sbagliano otto e quelli azzeccati lo sono perché ho focalizzato la mia attenzione non sui suoni ma sulla presenza o meno di quei piccoli sintomi ... elettronici che non sfuggono ad un orecchio esercitato. Vi è stato chi ha paragonato la riproduzìone della gamma medio alta delle DQ 10 a quella dei diffusori elettrostatici. Personal.- mente ritengo che questa affermazione non sia esatta: il suono DAHLQUIST è assoluta• mente privo di colorazione pur mantenendo la presenza tipica degli elettrostatici. La risposta ai transienti è poi eccezionale non solo nella parte medio-alta della gamma audio ma anche in quella bassa servita da un woofer di soli 25 cm. di diametro. Mi accingo ad esaminare a fondo questi ... mostri di fedeltà ed estraggo dalla borsa il mio fido stetoscopio, che costituisce in questi casi un valido e semplice sistema di indagine (a saperlo usare nella maniera giusta ovviamente) con grande interesse di Dahlquist e di Marantz per questo mio personale sistema che permette di ottenere elementi di giudizio estremamente precisi ed uniformi. Riscontro i tagli netti di questo singolare 5 vie, l'assenza di risonanze, vibrazioni, sbavature o saturazioni anche a livelli molto alti. Tutto è sorprendentemente a posto; se difetti esistono, non sono acusticamente rilevabili. Unici appunti: una certa direzionalità nella zona alta della gamma audio e forse, qualche secchezza a frequenze molio basse. La sensibilità è buona; con amplificatori da 100Watt per canale si ottengono livelli di ascolto già molto alti. Dahlquist mi sottopone le tradizionali curve rilevate in camera anecoica: "Hanno scarso significato, commenta sorridendo, ci servono unicamente per mantenere costante lo stand di produzione". Cerco di saperne di più (senza grandi risultati però) circa le soluziÒni adottate soprattutto perchè non riesco a capacitarmi come da riproduttori di tipo convenzionale si possano ottenere risultati tipo Magneplanar, tanto per fare un paragone, di dimensione e costo ben diversi. Pare comunque che oltre alla particolare elaborazione dei singoli radiatori molto ~ia dovuto al filtro di una complessità inconsueta ed al particolare montaggio dei Middle e dei Tweeter che consente di evitare fenomeni di diffrazione acustica dovute al mobile e di far giungere al ns. orecchio in fase corretta sia le fondamentali che le armoniche. Visitando la fabbrica rilevo come il materiale impiegato sia di eccellente qualità, cd i controlli in lavorazione molto frequenti. L'efficienza generale è quella caratteristica delle aziende americane assolutamente prive di quella inutile coreografia tanto cara in Italia. Marantz, conoscendo forse la nostra mentalità, cerca di spiegarmi che nonostante l'apparenza la fabbrica costruisce con metodi e macchinari modernissimi e che la sostanza della produzione Dahlquist è essenzialmente tecnologica. Lo tranquillizzo: sono perfettamente d'accordo con lui e prometto che in occasione di una sua visita in Italia gli farò visitare la Hirtel dove troverà sicuramente aria di casa. Prima di congedarmi assisto ancora ad un rapido A-B test tra un amplificatore a valvole ed uno a transistor. Saul Marantz è ancora un fervente valvolista e francamente non si può dire cf1eabbia torto. Vuol dire che i perfezionisti dell'ascolto affiancheranno alla coppia di giradischi e di registratori anche una coppia di finali di potenza: uno a tubi cd uno a stato solido da usarsi secondo le evenienze. E chissà che le valvole uscite dalla finestra non rientrino per la porta ..... FULVIO LO MARTIRE Nella fotografia scattata davanti alla DAHLQUIST si riconoscono da destra: ring. lo Martire. Saul Marantz, l'lng. Dahlquist ed il Dr. Damiani della Genelc. 3 ( \

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