Muzak - anno III - n.05 - settembre 1975

zano con l'amico. Fine dell'ironia e dell'equidistanza, comincia la rissa. « Anvedi questa! » E' il segnale. Di colpo divento « abbruttaaaa », zitellona, una che non mi toccherebbero neanche se fossi l'ultima figa del pianeta che mi credo di essere, scorfana, culo basso e gambe storte. Il capo battuto fa lo sportivo un po' sarcastico e li invita a lasciarmi stare che non sono un tipo socievole, poi si rivolge a me con tono piuttosto definitivo e mi annuncia che « l'amico mio non viene », che m'ha dato il bidone, che se n'è trovata un'altra « mejo » eccetera. Adesso ne ho attorno sei vociferanti, io seduta e loro tutti in piedi. Vorrei alzarmi e fregarmene, ridere, rispondergli per le rime... Non posso, mi si riempiono mio malgrado gli occhi di lacrime, mi sento come un animale braccato, un oggetto in vendita sul banco di un mercato, fra acquirenti che palpeggiano e tirano su il prezzo. Mi viene perfino una strana paura, come se da un momento all'altro potessero decidere effettivamente che non vado bene, che devo essere buttata via, che non valgo. Il mio smarrimento viene immediatamente percepì to dagli assali tori che ne approfittano per finirmi enumerando con gusto sadico le nefandezze del mio presunto partner bidonista. Ormai fiaccata vacillo sotto i colpi, mentre l'irritazione per il corteggiamento si trasforma nella solita maledetta paura di non essere abbastanza bella per essere accettata, quando arriva Anna. E' trafelata e allegra, mi guarda, stupita, e mi chiede che ci sto a fare in mezzo a quelli ( io, fatta su da sei pappagalli?), di colpo mi sveglio e mi sento scema mi alzo spavalda, abbraccio 'Anna e ce ne andiamo, inseguite dai rabbiosi quanro inevitabili « a lesbicona ». Lidia Ravera • Aborto Dedicatoaduna quindicenneon troppoemancipata L'amore è bello, ma non è soltanto poesia e tenerezza evanescente. Hai fatto l'amore con lui. Che giorno era? Il flusso mestruale rirarda. Se hai dei dubbi, non aspettare quindici giorni, tormentandoti, sperando. Non fare scongiuri, non cercare di rimuovere il problema. Vai in farmacia: se sei molto timida, se abiti in un piccolo centro e hai paura che il farmacista faccia la spia, o temi in qualche modo il malevolo controllo sociale dei oaesini e non vuoi far a91 nalizzare la tua orina, direttamente da quello che spesso è un bottegaio in camice bianco, compra il predictor, costa L. 4.000. Vai a casa, ti chiudi in bagno e senza dare nell'occhio col conragoccie annesso tiri su due gocce di orina, le mescoli con la polverina in una provetta e aspetti, se compare dopo un po' una specie di occhio, sei incinta. Se la prova risulta negativa, cioè non compare niente, non fidarti assolutamente e rifalla dopo una settimana, solo alla sec~nda prova puoi essere sicura veramente. Tutto è più veloce se il farmacista non è un impiccione e tu non sei imbarazzata: gli porti la prima orina del mattino (a digiuno) e fa tutto lui, per una somma che è sempre comunque inferiore alle 10 mila lire. Aspetto un bambino Da questo momento in poi tutto è difficile, tutto è delicato, tutto è violenza. Il panico della nuova situazione che devi affrontare si mescola a un rpresso ma vivissimo bisogno, una specie di inammissibile desiderio: la maternità. In questa società dove è difficile contare veramente qualcosa per gli altri, dove la solitudine, l'indifferenza, l'isolamento sono realtà quotidiana è abbastanza difficile decidere· di non volere un figlio. In più c'è tutta la propaganda clericale, vecchia e magari un po' obsoleta, ma non per questo meno radicata nel subconscio, tutto quel fastidioso ossessivo « sei nata per essere madre », tutte quelle bambole cullate da piccola ... Che tu sia femminista o non ancora, che tu sia una compagna cosciente o una ragazzina impaurita, cambia poco: aborto è violenza psicologica, è rinuncia a qualcosa a cui non si è mai del tutto preparati a rinunciare. Quasi sempre è la scelta più saggia, il male minore. Avere un figlio non voluto è una condanna ben più lunga e più dura che superare il trauma di una maternità interrotta nell'illegalità e nel pericolo'. o anche nella relativa serenità delle strutture predisposte dal movimento. L'approccio migliore, come sempre, è cercare di capire: non rimuovere esteriormente la complessità dell'esperienza, per ritrovarsi con un tarlo nascosto, con un rimpianto e un senso di colpa a cui non si sa dare né una spie-

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