Canzonipoi tichc In nome delpopolo Simone Dessi Un cantante alla descrizione della vita e un complesso alla ricerca di un jazz mediterraneo. Sentiti a Reggio Emilia, durante la manifestazione per commemorare Alceste Campanile assassinato dai fascisti. Corrado Sannucci, romano, autore e cantante, non ha inciso ancora alcun disco, vittima - insieme ad altri - dei feroci meccanismi dell'industria della musica. Ed è un peccato perché merita di essere ascoltato da un numero di persone superiore a quello che partecipa agli spettacoli e alle manifestazioni in cui va a cantare, e perché, d'altra parte, una conoscenza piena del suo lavoro è possibile solo in ambiti più ridotti e « tranquilli » degli accalcati concerti politici (anche se questo è un limite, naturalmente). La dimensione principale dell'opera di Sannucci è, infatti, quella che possiamo chiamare del « racconto del quotidiano »; una dimensione in cui le contraddizioni politiche generali si riverbano fedelmente, diventando fatica e angoscia comune, paura e sconfitta. Il « male di vivere » non passivamente contemplato, ma interpretato scientificamente, letto dentro i termini complessivi del dominio di classe, analizzato nelle sue ragioni ma, per una volta, anche nelle sue implicazioni più quoti<li0ne, intime, personali. Le sue figure di sfruttati (il linotypista e il minatore; la donna che abortisce) sono disegnate in quella individualità che è la loro solitudine sociale, coi loro connotati, i loro nomi, le loro facce. Appartengono sl, integralmente e compiutamente, alla loro classe, sono parte - gli uni - del lavoro salariato e - l'altra - del proletariato femminile ma non si perdono nell'anonimato delle raffigurazioni generiche e trionfalisté di buona parte della canzone politica attuale; si impongono con la violenza della loro miseria quotidiana che nasce dal cuore del sistema capitalistico - dalla fabbrica e dal modo di produzione - ma si prolunga poi dentro le case delle borgate, nelle cucine delle mammane, nelle corsie degli ospedali, nei rapporti disumani e degradati tra uomo e uomo, e tra uomo e donna e bambini e anziani. Per finire, una critica e due suggerimenti. In Sannucci si avvertono troppi echi di Paolo Pietrangeli (e qualcuno di Gianni Nebbiosi); vanno tutti drasticamente eliminati, pena la permanenza del suo lavoro in una condizione di subaltern1ta a « modelli », del tutto superflui, in questo caso. Il problema è che anche la voce di Sannucci rassomiCorrado Sannucci 79 glia a quella di Pietrangeli: il che vuol dire, semplicemente, che il lavoro da fare è tanto. I risultati positivi ci sembrano pero garantiti sin da ora. I suggerimenti: primo, sviluppare la vena ,romea che talvolta emerge e che andrebbe maggiormente approfondita; secondo, misurarsi con pubblici di massa che Sannucci sembra un po' « temere»; va acquistata, insomma, maggiore sicurezza nel cantare, nel proporre e « imporre » il proprio lavoro, nel far passare il concetto che « canzone politica» non è, semplicisticamente, succedersi di parole d'ordine e d'invettive. Sannucci 'può efficacemente contribuire a questo compito meritorio. Nel nuovo assetto, il Canzoniere ha proseguito lo studio di sempre incentrando principalmente la ricerca su forma e modi del centro-sud e-ricercando·( questa è la vera novità) un solo modo corretto <liimprovvisazione, con lo scopo di fare musica nuova partendo da quella della tradizione ». Così si autopresenta Il Canzoniere del Lazio sulle colonne di una nuova rivista, « La Musica Popolare », diretta da Rocco Vitale e Michele Straniero. Crediamo che se questi sono gli intenti del Canzoniere essi sono stati già in buona parte raggiunti. Non abbiamo qui lo spazio per parlarne ampiamente come ci piacerebbe, ma vogliamo almeno indicare alcuni elementi essenziali del loro lavoro che ci sembrano altrettanti e rilevanti meriti: a) la proposizione di una musica autenticamente « nazional-popolareprogressiva ». Il recupero dei modi e dei testi della musica popolare si esprime attraverso una rielaborazione che utilizza e filtra contributi ed echi che sono i più vari e differenziati ma che si ricompongono, infine, in un impianto sonoro che è - osiamo dirlo - un originale e intelligente « pop » italiano; b) il superamento in avanti del carattere asettico e filologico nella •tradizionale riproposizione del patrimonio popolare limite gigantesco della Nuova Compagnia di Car.to Popolare e per quanto riguarda i moduli musicali e per quanto riguarda i testi ( la NCCP è « costretta » dalla propria impostazione a offrire in maniera indifferenziata canti rivoluzionari e canti sanfedisti). Esemplare ad esempio, la forza politica, culturale e musicale della Tarantella dei baraccati; e) la capacità di coinvolgimento degli spettatori, debba portare a forme di partecipazione, debba superare la tradizionale subalternità del rapporto tra pubblico e artisti. Certo, si può ballare anche in modo passivo e supino e, quindi, la strada da percorrere è ancora sicuramente lunga ma è un buon inizio se questo avviene nel corso di concerti politici, in cui la disponibilità alla partecipazione è un atteggiamento di massa. e
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