RollingStones Lecontraddizioni insenoalpop Le forme culturali specifiche di una generazione, tanto più tiempiono di sé ogni momento quanto più il momento segna un trapasso, un muoversi_continuo, una transizione ininterrotta. E tanto più dunque son esse stesse riempi te di significa ti più vari e vivono, si potrebbe dire, molto più del fatto d'essere contraddittorie che non di contenuti definibili una volta per tutte. Cosl questa generazione che è passata attraverso fasi importantissime del processo di rinnovamento del dopoguerra ha saputo esprimere, o meglio: alzare al rango di propria cultura, fenomeni fra loro lontanissimi e in aperta o sottile contraddizione: il free di Coleman e la musica politica sudamericana, i Rolling e i Beatles, per rimanere in musica. Ed è, crediamo, _proprio la inintercambiabilità di queste espressioni, cioè l'accavallarsi, contraddirsi, contrapporsi, interagire di queste esperienze che questa musica mostra la sua validità culturale. Ed è significativo come la tanto conclamata crisi del pop non sia tanto una crisi di contenuti o forme, ma proprio la mancanza di dialettica, la corsa umiliante a cui assistiamo ( fatte le dovute eccezioni) all'appiattimento e al conformismo, a essere ancor « più uguali ». Dunque è dire ancora una banalità - ma forse riuscire a riguardarla sotto un'ottica più ampia - individuare nella figura « ambigua » (come si dice un termine abusato e indubbiamente eccessivamente attento alle apparenze) di Mick Jagger lo esatto contraltare « culturale » alla musica uniforme e senza punte dei Beat!es. Ma non che i Beatles rappresentassero una sorta di tradizione-conservazione ( tanto per intenderci il modello-canzonetta) e i Rolling invece la rottura-progresso (cioè in qualche modo l'eredità del rock'n'roll ). Rappresentavano invece ambedue (e in collegamento fra loro) due modi· di rispecchiare identici, ma l'uno in positivo, come ansia di imporre i propri va- •lori in qualche modo definiti, gli altri in negativo con un Jagger che rappresenta la anti-morale qualsiasi essa sia, l'anti-mito, il parafulmine dell'irrazionalità che ogni generazione esprime e che ha bisogno di chi, portandola a paradosso la esorcizzi. Esistono indubbiamente due strade. Più limpida e ironica la prima, più sgangherata e distruttiva la .seconda. E se alla prima ricolleghiamo i valori «duraturi» del pop (socializzazione, star insieme, dare o cercare di dare risposte concrete a bisogni concreti), alla seconda va dato il grande meriro di mantenere il movimento, la dialettica, di dare continuamente spinroni a qualcosa che per la sua stessa natura di fenomeno culturale di massa tende necessariamente alla sclerosi e alla cristallizzazione. Questo potrebbe essere il senso storico (ormai parliamo veramente di storia) dei Rolling: non progresso astrattamente, né regressione. Ma un fenomeno che nel panorama di quegli anni era necessario e proprio per questo poté esplodere e continuare a funzionare. E non si tratta certo di contrapporre dunque manicheisticamente i Beatles ai Rolling: i primi senza i secondi avrebbero fatto musica, senza dubbio migliore della canzonetta ma sempre e solo musica; i sero finito per rappresentare condi senza i primi avrebbe- (alla stregua di certo rock'n' roll) una bizzarra espressione di una gioventù disadattata. G.P.
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