Muzak - anno III - n.05 - settembre 1975

zione, perché contiene il nostro lavoro, la nostra vita ». D - « Da questo la musica emerge come frutto di ideologia. Cosa pensate, allora, della tesi di Adorno: " La musica non è ideologia tout court, ma è ideologia nella misura in cui è falsa coscienza "? >> R - « C'è una differenza tra contenuti ideologici e musicali che deve essere riconosciuta. La musica non è in sè ideologia. Diciamo piuttosto che esprime o veicola un ideologia. Che poi questa ideologia sia vera o falsa dipende dalla classe che la esprime». D - « Tenendo presente questa precisa funzione della musica, quali sono, allora, i rapporti del linguaggio musicale con quello parlato? » R - « Il linguaggio parlato è nato e si è sviluppato in base ad una esigenza di cooperazione sociale ed è sfru tturato di simboli convenzionali che hanno lo scopo pratico di rappresentare qualcosa che non è nel linguaggio stesso: oggetti, azioni ecc... La musica è _nata, invece come partecipazione, come celebrazione di fatti sociali. Nasce come linguaggio non direttamente simbolico, legato all'altra faccia della natura sociale dell'uomo che il linguaggio parlato non può esprimere. E' un'altra esperienza diretta, e non mediata, dei rapporti sociali. E' un'altra coscienza della realtà (che si compensa con quella razionalizzante del linguaggio parlato) che opera in presenza delle cose e non al di quà di esse. Il linguaggio, in generale, non è solo una convenzione di segni, ma soprattutto una convenzione finalizzata a qualche cosa e proprio da questo essere finalizzato che si ou6 capire la funzione specifica di ogni tipo di linguaggio ». D - « Si può facilmente capire dalla vostra musica la apertura e l'elasticità della vostra concezione del linguaggio e déllo stile, tanto che nelle vosere realizzazioni si avvertono spesso echi delle più diverse esperienze musicali. Come ,giustificate questa operazione di sintesi? » R - « Se ascolti un pezzo come Ruines (v. Unrest), per esempio, pu(?i percepire echi del passato, ma i riferimenti possono essere più complessi di quelli che puoi semplicemente leggervi dentro, perché vanno al di là della nostra esperienza individuale, e non sempre sono perfettamente aderenti alle intenzioni. Bisogna tenere conto di come le esperienze individuali confluiscono nel lavoro di gruppo. Molto spesso prima di lavorare su un pezzo le intenzioni non sono molto chiare, ma si chiariscono man mano elaborando in gruppo le singole idee fino alla realizzazione defintiva. Ma è soprattutto collocando il disco nell'insieme, col contuazione in cui viviamo e lavoriamo. Probabilmente se noi suonassimo davanti ad un pubblico D - « Quale sarà il vostro fusarebbe incomprensibile ». D - « E qual'è, in particolare la vostra reazione all'Italia? » R - « Molto eccitante perché abbiamo trovato degli elementi che in Inghilterra sono stati dimenticati o che non sono mai esistiti. Mi riferisco al grande interesse che c'è nei giovani, in Italia come anche in Francia, per la politica, per le possibilità di sviluppo autonomo del movimento giovanile, anche se ci sono alcune contraddizioni. Per questo penso che la nostra musica possa essere capita benissimo in I talia. Oltretutto c'è un fatto emozionale che fa superare certi ostacoli e anche se la gente non capisçe le parole, reagisce benissimo alla nostra musica. E in effetti il linguaggio musicale è proprio Gli Henry Cow al muzakconcerto di P zza Navona tatto del pubblico, che arriviamo alla chiarezza e alla consapevolezza piena delle nostre intenzioni ». D - « In che misura la vostra musica risente delle diverse esperienze cui turali dei paesi in cui suonate? » R - « Credo che la musica perda molto se la gente non capisce le parole, ma la musica non è solo frutto delle nostre esperienze e va oltre le parole. In questo senso si può dire che la nostra musica può essere capita dalla gente, in ogni luogo, che condivide qualcosa della s129 per questo un linguaggio privilegiato, nel quale musica e parole si fondono completamente arrivando a comunicare in ogni caso. Bisogna anche considerare che in questo momento in Inghilterra la situazione politica è completamente depressa e quindi anche la musica è per lo più deprimente. Noi cerchiamo di fare qualcosa, appunto, che esca da questa depressione, che vada oltre il mito della cultura americana che invade tutta l'Europa; qualcosa, inoltre che possa comunicare con tutte le persone, non importa di quali nazioni e questo, secondo noi, è molto rivolu• zionario. Per tutte queste cose suo· nare in Italia è stata una esperienza molto positiva. Oltretutto siamo rimasti colpiti da certo modo di fare dei giovani italiani: dal fatto di incontrarsi nelle piazze, di muoversi e parlare in modo estremamente espressivo, e anche dalle caratteristiche climatiche e ambientali ». D - « Quale sarà il costro futuro musicale? » R - « Momentaneamente abbiamo molti problemi contro cui combattere. Non è facile riuscire a fare le cose che vogliamo e allo stesso tempo non cadere nell'individualismo borghese. Per questo dobbiamo superare molti problemi che si creano vivendo e lavorando in gruppo. Dobbiamo essere sempre coscienti di quello che ci succede, nella massima onestà, e diventare più forti e convincenti di quello che siamo. In questo processo la cosa più importante rimane sempre la musica ed è essenziale che questa parli da sè. In questo modo, per esempio, la nostra reazione positiva alla situazione italiana dovrebbe avere un riscontro immediato nella musica che facciamo ». D - « E qual'è invece la vostra relazione con la musica inglese? » R - « La musica inglese, oggi, è per lo più negativa, depressa. Noi cerchiamo continuamente di proporre, considerando il momento attuale come un grosso riflusso che coinvolge allo stesso modo gli artisti e il pubblico. In questa situazione è difficile avere rapporti costruttivi con altri musicisti. Ci succede in rari casi e soprattutto con i gruppi che fanno capo alla "Virgin ". La nostra collaborazione con Robert Wyatt, invece, è del tutto particolare, basata sull'eccezionale sensibilità musicale che Wyatt dimostra in ogni occasione». e.e

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