Muzak - anno III - n.05 - settembre 1975

Altramusica Artee martello L'arte non deve essere uno specchio che rimanda l'immagine della realtà, ma uno strumento per chi vuole cambiarla. A questo principio gli Henry Cow hanno ispirato il loro lavoro. « Probabilmente il rock più tecnicamente complesso che sia stato registrato fino ad oggi », scriveva non molto tempo fa il New Musical Express sulla musica di Henry Cow, l'unico gruppo sulla scena britannica ad essere seriamente coinvolto nella politica attiva. Il gruppo è stato fondato nel '68 da Fred Frith, chitarrista g1a insegnante di chitarra al Cambridge Tech., Tim Hodgkinson e John Greaves ai quali più tardi, nel '71, si unl Chris Cut!er alla batteria. Questo è il nucleo essenziale di Henry Cow recentemente completato da Lyndsay Cooper e dalla favolosa vocalista tedesca Dagmar (già Slapp Happy) che con le sue interpretazioni drammatiche contribuisce allo stile espressionista della band. D - « Sulla copertina del vostro ultimo disco « In praise o/ learning », ·ho letto la dedica che voi avete scelto e cioè « Art is not a mirror, it is an hammer (L'arte non è uno specchio, è un martello)». Mi pare, evidentemente, una frasechiave, e vorrei che voi ampliaste questo concetto». R - « Il disco che abbiamo fatto prima di quest'ultimo è, in un certo senso, uno specchio. Mostra qual'è la realtà senza proporre qualche cosa per cambiarla. E in effetti, c'è un'arte che è come uno specchio, che riflette la vita come è, che riflette le bru trure della società, ma senza proporre niente per cambiarla, e questo avviene molto spesso nella storia dell'arte. « In praise o/ learning », invece, non vuole più solamente riflettere o descrivere quanto è negativa la società, ma anche trovare un momento positivo per capire quello che si deve fare per cambiarla. E l'arte, in questo modo, diventa un « martello », uno strumento che può distruggere e anche costruire » D - « Cosa può significare questa frase più in generale? » R - « Significa che a tutti i livelli, oggi, c'è bisogno di un'azione positiva che faccia qualcosa per cambiare. Il tempo dell'arte che deprime, che non propone, è finito ». D - « E quindi, che significa fare musica oggi? » R - « La musica esiste come fatto storico e ci sono sempre relazioni con la società anche se spesso queste relazioni sono inconsce. Nella musica tribale, ad esempio, il rapporto con la società era evidente, diretto; mentre nella musica classica occidentale è stato mediato da numerose infrastrutture così che la figura dell'artista ha assunto un ruolo individuale, distaccato dal contesto sociale, anche se certe relazioni rimangono comunque». D - « E' importante, quindi, avere un legame cosciente e attivo con la realtà, e non solo indiretto ». R - « Certamente, perché l'individualismo è un prodotto della società in ogni campo, e quindi anche nell'arte. E questa potrebbe essere una giustificazione per il musicista, per fare cose che se fosse pienamente consapevole non potrebbe fare. L'individualismo nell'arte significa non voler guardare la realtà, e noi conosciamo i crimini che si commettono in nome dell'arte. Ci sono sempre delle classi che inventano icl:,ologie per giustificare ouello che fanno ». D - « Allora torniamo alla frase iniziale ». R - « Possiamo dire che l'arte ' deve ' essere un martello! » D - « Per essere più esatti, qual'è la vostra idea dell'impegno?·» 28 R - « Non è possibile produrre qualcosa di valore che non sia ' impegnata ' in senso lato, ma è difficile esserlo in senso sociale, a conratto con le masse, dato il netto divario che esiste oggi trn l'impegno dell'intellet~ tuale e le esigenze delle masse. Noi abbiamo iniziato con l'essere 'impegnati' solamente nel discorso mu·• sicale, poi abiamo capito che dovevamo impegnarci anche socialmente, e che le due cose non potevano essere separate ». D - « Ed è il sistema, oltretutto, che incoraggia questa separazione ». R - « Non a caso le classi dirigenti incoraggiano certo tipo di Rock Music che distrae i giovani dai veri problemi, che non fa pensare e che inoltre fa guadagnare molto denaro ». D - « In che modo pensate che il linguaggio musicale possa esprimere una visione positiva delle cose? E nel contempo come pensate che possa esprimere il vostro mondo di esperienze e di idee? » R - « Un pezzo di musica è solo un momento dell'organizzazione dell'arte. E nell'organizzazione della società, poi, comporre un elemento artistico implica una coscienza. Il musicista, è ovvio, deve essere consapevole della situazione sociale in cui è inserito ma non deve essere semplicemente un propagandista, perché significherebbe disprezzare la materia-base del suo lavoro. Come musicisti noi lavoriamo soprattutto sulla nostra materia, ma ogni pezzo deve coinvolgere un'interazione tra le nostre intenzioni; deve esprimere alla gente cosa pensiamo e anche il modo in cui la nostra musica viene prodotta. Noi cerchiamo di vivere insieme come un gruppo di musicisti, dividendo idee ed esperienze, cercando di mettere in pratica ciò che sentiamo senza nascondere le contraddizioni ma risolvendole insieme, essendone coscienti. Ogni mezzo di musica, in qualche modo, contiene la storia della sua crea-

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