Muzak - anno III - n.05 - settembre 1975

Altramusica Sciuscias,uona il sassofono .. ,A:~e ~e 1.1 ,.. I' . ' Caratterizzato dalla amarezza ironica e dal senso dell'oppressione tipico del sud, il jazz di Schiano è fusione di ritmo e sentimento. Da molti anni il sassofonista Mario Schiano va costruendo (da infaticabile e « fanatico » innamorato della sua proposta) un suo mondo musicale disinibito e sprezzante, impregnato di libertarismo, oltre che carico di ironia napoletana e di ferocia espressiva da sottoproletario volontario. E in questo suo vitalismo artistico ha precorso la sprovincializzazione del nuovo jazz negli underceacrini romani e ha evirato, poi, di compiacersi di certe facili conquiste ottenibili nei festivals di massa. Si è creato così un suo spazio, unico e personalissimo, osteggiato dalla critica e da parre del pubblico, nel quale però può mantenere sempre vivo il gusto beffardo, ma anche disperato e perdente, della provocazione. In questa affannosa ricerca da « enfant rerrible » ma anche « engagé » fino in fondo, Schiano ha evidenziato soprattutto due matrici come elementi essenziali e irrinunciabili del suo discorso. Prima di rutto la presenza continua e irriducibile del « sud » filtrato attraverso le più diverse ispirazioni tematiche: dall'amore arcaico per la terra alla macchietta napoletana, ma soprattutto nell'adesione sia viscerale che consapevole (e quindi politicizzata) alle classi sfruttate, al mondo « derubato » e « colonizzato »... E, come, altra importante matrice, l'esperienza traumatica e stravolgente del « free jazz », Schiano ha assimilato come elemento insostituibile per portare avanti un discorso basato sulla ricerca di nuovi strumenti espressivi. Da questo decisivo momento creativo Schiano ha tratto il gusto beffardo e corrosivo della dissacrazione; la possibilità di dare alla rabbia un suono liberatorio e di proclamare musicalmente la propria ideologia con tutti i riferimenti extra - musicali che questa operazione comporta. Ma dal « free » ha tratto un indicazione ancora più importante: la possibilità, cioè, non solo di suonare fuori riga in rapporto ai consueti schemi armonico-melodici, ma anche e soprattutto di « mvencare » nuove atmosfere, nuovi stimoli, nuove implicazioni; nuovi mondi musicali, in sintesi, che siano l'emanazione più diretta possibile della personalità del musicista, riducendo al minimo le infrascrucwre obbligate, per arrivare alla comunicazione di retta. In tutti questi anni di attività Schiano ha ampiamente dato prova della sua spregiudicatezza stilistica e della consapevolezza dei nuovi strumenti creativi; elementi che gli consentono per esempio (come ha fatto al festival di Bologna) di terminare il concetto con le note di « La libertà », la nota canzone di Gaber. La sua musica, comunque, al di là della citazione ironica e dissacratoria, rimane sempre caratterizzata da una amarezza di fondo t1p1camente napoletana; dalla coscienza della sconfitta secolare, dell'essere perdenti anche se non rassegnaci. Tutti questi motivi li ritroviamo in due dischi realizzati da Schiano un anno fa e tardivamente pubblicati in questi giorni dalla nuova etichetta « VISTA ». I due LP ( « Partenza di Pulcinella per la luna » e « Perdas de fogu ») pur essendo estremamente diversi tra loro, testimoniano per vie diverse l'equilibrio e la piena maturità raggiunta nell'organizzare le diverse ispirazioni, soprattutto il primo che, probabilmente, è il miglior disco realizzato da Schiano. In questo disco il sud, personificato in una delle sue espressioni più cariche di significati (e cioè la maschera 24 tragicomica di Pulcinella), è protagonista di un viaggio simbolico che ha come meta ma anche come limite la luna. Una luna, quindi, che rappreser/ta per Pulcinella sia l'utopia del fuwro, inteso come indicazione di una meta da raggiungere superando gli ostacoli e le difficoltà della lotta, sia il passato, carico di nostalgia romantica e di mitologie ancestrali. E, in fin dei conti, la stessa figura di Pulcinella possiede questa doppia simbologia di vincitore e vinto, di onnipresente immagine di anima popolare. Ma vale la pena di soffermarsi più in particolare sulla strutt11ra di questo mitico « viaggio », intessuto di numerosissimi riferimenti e citazioni di ogrii genere. L'inizio del disco è un brevissimo accenno ( « E' sempre primavera ») di passerella da avanspettacolo, che introduce immediatamente il carattere di rappresentazione teatrale in chiave autoironica e demistificatoria. In « Matrice 2 » SchianoPulcinella presenta i musicisti parafrasando comicamente il gigionismo all'americana di certo jazz esclusivamente spettacolistico e commerciale. Il brano che segue « Mais nocre mai continue » vuole precisare il persistere della lotta parallelamente all'atmosfera di gioco ironico e ccrrosivo. Poche note di pianoforte («All'alba di un altro dl») introducono la carrellata su diverse esperienze, tutte vissute in chiave di parodia: la canzonetta vecchio stile chiassosa e superficiale ( « You' re my last bus»); il mondo struggente ed espressivo dello spiritual in « Lord, your daily bread is too expensive; let us know why » che dura pochi secondi, ironicamente in contrasto con la lunghezza del titolo; il rockjazz facile e disimpegnato

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