Contrappunatiifatti Pocofumo emoltiarresti Giaime Pintor Mai come in questi ultimi tempi abbiamo assistito a una diffusione così capillare, organizzata delle droghe, quelle vere, quelle che ammazzano. E mai come in questi ultimi tempi la stampa i corpi repressivi dello Stato, la nostra tragicamente ridicola TV strombazzano incoscientemente di terribili droghe come hashish o marijuana. Se il nostro codice non funzionasse a senso unico (in difesa dei potenti contro gli oppressi) ci sarebbe di che far partire molte denunce per diffusione di notizie false e tendenziose. Non ultimo, data la sua restaurata funzione di espressione del perbenismo ipocrita, arriva il Corriere della Sera, che dando notizia del lavoro svolto nell'anno passato dalla Guardia di Finanza cita: sono stati « sequestrati nove chili di cocaina, un chilo e mezzo di hashish, otto chili di olio di hashish fa (la terribile droga comparsa un anno fa sul mercato clandestino) ». E l'eroina? E nove chili di cocaina, la droga dei ricchi, vi paiono un gran successo? E chi, in quale . parte del mondo, quale scienziato che non sia offuscato nelle sue ricerche dal desiderio di far felici i suoi padroni, ha mai detto che l'olio di hashish è terribile? Ma a chi giova tutta questa confusione, questo far leva sulle paure viscerali, questo stato di ignoranza? A chi giova questa legislazione, che definire barbara è poco, che manda in galera piccoli fu. matori d'hashish come grandi spacciatori, poveri ragazzi drogati (nel vero senso della parola) che avrebbero bisogno di cure e agenti della mafia internazionale? E anzi, cifre alla mano, che manda in galera i primi ma, guarda caso, non riesce mai a mettere le mani su chi muove questo traffico, su chi alza con indifferenza centinaia di miliardi ammazzando giovani sconcertati, ignoranti, deboli, indifesi, posti ai margini di una società senza valori e senza morale (quella vera, non quella bigotta)? Ecco dov'è il nodo da sciogliere. Sono solo tre punti, in_nocui, a modifica enorme di una legge che difende, di fatto, l'omicidio organizzato, a modifica sostanziale di una piaga sociale. 1) Lottare senza mezzi termini e con tutte le armi, prime, naturalmente quelle della vigilanza di massa, della solidarietà umana, contro le droghe vere, dure, fasciste, comunque le vogliate chiamare, i derivati dell'oppio, per intenderci: eroina, morfina, cocaina. 2) Distinguere seriamente fra spacciatori e consumatori di droghe dure colpendo seriamente i primi, curando altrettanto seriamente i secondi. 3) Depenalizzare, non liberalizzare, le « droghe » leggere (che droghe di fatto non sono), i clerivati della canapa indiana, psico-stimolanti blandi, il cui uso è fatto personale su cui lo Stato non ha alcun diritto di intervenire, cosl come interviene sull'alcool, sulle sigarette, sugli psico-farmaci. Sono tre punti di un programma che richiede una 9 grande mobilitazione. Tre punti collegati: non si batte l'eroina se non si distingue fra spacciatori e consumatori e se non si smette di perseguitare, a volte a scopi politici più che sanitari, chi vuol farsi lo spinella con gli amici. E' nelle scuole, nei quarneri (soprattutto nei ghetti proletari e sotto-proletari), nelle occasioni di socializzazione dei giovani che la vigilanza deve essere massima. Deve essere battuto il tenta tivo di far passare le droghe dure, magari togliendo dal mercato quelle leggere, e agendo sui più deboli e esposti (qualcuno dimentica che un quattordicenne è morto di eroina da pochi giorni?). Qualcuno ci accusa di non fare il nostro lavoro, di usare questa battaglia a sproposito, di non cogliere la difficoltà che ci si mobiliti su queste parole d'ordine. Ma si può, ci chiediamo e chiediamo a questi « sepolcri imbiancati », assistere indifferenti a un omicidio continuato come questo, a un fenomeno così massiccio, a una serie di fatti tristissimi che ci colpiscono ogni giorno e da vicino? Non siamo pro- . feti di sventure: siamo però coscienti che le nuove forze giovani, che tante prove positive hanno dato e continuano a dare, non meritano di essere colpite in questo modo, non lo permetteranno. Con la coscienza della limitatezza delle nostre forze non conduciamo nessuna battaglia « privata », ma come giornale di massa e popolare invitiamo chi ne ha la forza di farsi carico del problema, a portarlo avanti, a farne il centro di una battaglia civile e umana. Ancora una volta non è su le zampette corte di qualche movimentino, gruppetto, comitato o - peggio - giornale che deve camminare questa lotta, ma su quelle ormai robuste e capaci di tutto il movimento, gestita unitariamente dalle organizzazioni di massa e dai giovani in prima persona. e
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